Versi proibiti al Circolo Arcas di Napoli
“Una lotta, tra ipocrisia e autentico naturalismo. Una piece volgare e oscena che nasce per scherzo ma che diviene una scelta, necessità”. Un esperimento forse, un approccio che guarda lontano, o soltanto il tentativo di trasmettere una cruda e forse scomoda realtà. “Versi Proibiti”, in scena al Circolo Arcas di Napoli, il 24 ed il 26 Maggio è la sintesi perfetta di un percorso artistico preciso, di un’idea che nasce dalla volontà, marcata, di esprimersi attraverso linguaggi, apparentemente, poco convenzionali. Lo spettacolo, ispirato alla raccolta di versi “nascosti”, “L’inferno della poesia napoletana” di Aldo Giuffrè. “ Chi ha scritto dal ‘600 ad oggi questi versi – si legge nelle note di regia – ha scritto per necessità, contro i bivalenti, lindi fuori e sozzi dentro, contro i finti moralisti, gli alto borghesi nobili decaduti, contro i satiri in cotta nera, contro l’ipocrisia”. Sul palco, a rendere gloria agli “osceni” versi, Fabio Balsamo, Viviana Cangiano, Francesco Saverio Esposito , Serena Pisa, supportati dalle musiche di “Salvio e i Tammurriata Est”. La regia è di Giovanni Merano, con la collaborazione di Carlo Liccardo, scenografie di Anna Seno, grafica di Daniela Molisso. Lo spettacolo vedrà inoltre, la partecipazione video straordinaria di Pippo Cangiano, Stefano Jotti e Agostino Chiummariello. Ad unire, ancor di più gli artisti impegnati in quest’evento, l’esperienza presso l’Associazione “Imprenditori di Sogni”, realtà, nata con l’intento di canalizzare e potenziare le energie artistiche non ancora completamente espresse di giovani talenti, operando sul territorio napoletano, e che gode oggi di una numerosa schiera di giovanissimi artisti, impegnati nell’ incentivare la propria produzione artistica sul mercato del lavoro. Passione, estro e voglia di percorrere sentieri inesplorati. Aggrappati al lume accecante dell’arte, questi giovani pionieri racconteranno di sesso, pudore ed istinto, magari per il gusto della provocazione, magari per amplificare al massimo l’eco di una poetica maltrattata e celata, o magari per il piacere, puro e vibrante di indossare una maschera e restituire al pubblico, l’immagine autentica di un lato, per niente oscuro, della natura umana.
di Paolo Marsico
21 maggio 2013