“Ogni ricordo un fiore” – l’opera prima di Luigi Lo Cascio a teatro

TREVI – “Ogni ricordo un fiore”, opera prima di Luigi Lo Cascio (edito dalla Feltrinelli), è un libro che conferma l’assoluto livello del suo autore. Si tratta di una lettura impegnativa, “una lettura alta” per poterla esprimere in gergo, figlia di anni in cui l’autore palermitano realizzava testi teatrali. Lo Cascio presenta il suo libro aprendo la stagionale teatrale nella suggestiva cornice del teatro Clitunno di Trevi. La presentazione si svolge attraverso un’affascinante lettura di alcuni passi del libro interpretate in maniera sublime dal suo autore accompagnato da due musicisti, contrabasso alternato a basso e clarinetto che conferiscono allo spettacolo un’atmosfera singolare quanto coinvolgente. Uno spettacolo alla prima che lo vede molto emozionato e che definisce una “concertura” con un riferimento a Jacopone da Todi omaggiando l’Umbria.
La sua lettura denota una padronanza recitativa intensa e si intuisce subito la ragione per la quale ha vinto tanti premi, tra i quali il David di Donatello per la magistrale interpretazione dell’audace Peppino Impastato ne “I cento passi”, diretto da Marco Tullio Giordana che lo ha voluto fortemente per quel ruolo.

La trama del libro racconta la storia di Paride Bruno, in viaggio da Palermo a Roma con l’intercity, di ritorno dal funerale del padre di un caro amico d’infanzia. Paride, si ritaglia in questo lento andare uno spazio personale. Si lancia così nella rilettura dei suoi duecentocinquanta incipit rigorosamente abbandonati poiché Paride soffre di Incompiutezza Cronica Multifattoriale (ICM), una sindrome che lo porta ad iniziare molte cose senza portarle a termine. Inizia cosi molti romanzi ma non riesce quindi a finirne nemmeno uno. Una valenza che associa alla vita stessa che vede incompiuta definendola, “uno svolazzo di pagine scarse”.
Il libro, come si intuisce rapidamente e come lo stesso autore conferma nello spettacolo, è autoreferenziale in moltissimi punti. Questi incipit sono stati realizzati da Lo Cascio negli anni e ha pensato di realizzare questo romanzo dando vita a questi appunti. Gli incipit sono efficaci, brevi ma con tutti gli elementi necessari per incuriosire un lettore che facilmente si troverebbe disposto ad andare avanti. Alcuni sono tristi addirittura macabri, altri comici, tuttavia è indubbio che sono fonte profonda di riflessione. Questi romanzi in fase embrionale, confermano tutti, quello che è l’anello di congiunzione del romanzo: “il senso di incompiutezza”. Uno dei punti fermi però resta il conflittuale rapporto tra padre e figlio descritto in alcune scene a tratti crude e violente ma c’è anche una continua analisi sulla morte e il senso della vita. Lo Cascio attraverso le sue parole spinge il lettore a riflettere: “La vita è una morte a priori”, si legge. Ci spinge attraverso un’accurata introspezione per capire come dobbiamo chiudere la nostra esistenza evitando di lasciarla “incompiuta”.

L’autore palermitano dunque distribuisce attraverso le sue accurate parole spunti riflessivi ai quali difficilmente non si può prestare attenzione. Apre la via al lettore che deciderà consapevolmente se intraprenderla o meno. Come detto, la sua opera è molto autoreferenziale, pertanto non può mancare inevitabilmente la sua contradittoria Sicilia che definisce durante lo spettacolo “bellissima ma strana”: “L’eloquenza in Sicilia è dei morti. Oppure di chi si reputa immortale. Ma in ogni caso stravince il segreto”.
Lo Cascio si conferma un uomo di spessore e sono molti i riferimenti nella sua scrittura ricercata. Ci sono riferimenti teologici, filosofici, richiami evidenti ad Aristotele e una struttura narrativa di stampo classico. Lo spettacolo è intenso, molto. “Ogni ricordo un fiore” è un romanzo con una certa impronta, una lettura impegnativa riflessiva. Un libro assolutamente da leggere.