Intervista a Roberto Lipari: “La comicità è un veicolo meraviglioso”

Il protagonista dell’intervista di oggi è Roberto Lipari, comico palermitano vincitore della prima edizione del talent di La7 Eccezionale Veramente e artista fisso di Zelig e Colorado.
Nato a Palermo nel 1990, il suo percorso artistico ha avuto inizio nel laboratorio di cabaret “La Carovana Stramba”, per poi proseguire a Milano, presso l’Accademia del Comico.
Col suo tipico umorismo siciliano, frutto dell’intreccio tra comicità e riflessione, Roberto ha già conquistato un pubblico vasto ed eterogeneo, ottenendo un largo seguito anche sui social.
Ciao, Roberto! Da Palermo a Colorado, ti dico solo questo. Che ne pensi?
Andare a Colorado è stata un’esperienza bellissima e indimenticabile. Sono stato subito accolto bene da tutti, come in una grande famiglia, e ormai Milano è per me una seconda casa, nonostante senta la mancanza di Palermo, del sole e del cibo della mia terra.
La tua famiglia come ha reagito quando gli hai detto di voler fare il comico?
Io ero uno studente di medicina e, dopo tre anni, ho lasciato per intraprendere questa strada. Non è stato facile per mia madre, ma le dico sempre che credo di aver salvato più vite non facendo il medico piuttosto che continuando gli studi in quel settore. Adesso i miei genitori sono i miei primi fan, mi seguono e mi supportano sempre, sia nei momenti belli sia in quelli più bui.
L’ironia come riflessione, quando hai pensato a questa formula? Ti sei accorto che forse la risata non bastava per “smuovere gli animi”?
Sì, io ho sempre apprezzato e ammirato coloro che riuscivano a inserire delle riflessioni all’intero della comicità, che per me è un veicolo meraviglioso, una macchina che a differenza di altre forme d’arte arriva a tutti. Così ho deciso di applicare questa formula anche io, cercando di rubare la tecnica dai grandi e mettendoci del mio, creando qualcosa di nuovo.
In che modo nascono i tuoi sketch?
Ci sono due genesi diverse: a volte l’ispirazione arriva spontaneamente, altre volte devo sforzarmi e cercare di trovare nuove idee. Solitamente durante la giornata cerco di registrare e di annotare tutti gli spunti che nascono nella mia mente, per poi dar vita un giorno a un pezzo comico.
A quale grande della comicità ti ispiri?
Ho iniziato a fare questo lavoro guardando Ficarra e Picone, che poi ho avuto l’onore di conoscere. Certamente mi sono sempre ispirato anche a Troisi, a Benigni, a Grillo (quando faceva il comico), a Pino Caruso, a Gaber; tutti sono stati per me indispensabili maestri di comicità.
Quali sono, per un comico, le differenze tra televisione, spettacoli dal vivo e web?
La comicità nasce sul palco, tutte le altre sono forme a cui la comicità si deve adattare, ma la più bella è sicuramente quella dal vivo. In tv, sì, c’è il pubblico in studio, ma non sai se i milioni di spettatori da casa stanno apprezzando la tua esibizione e se stanno ridendo; sul web, poi, hai solamente i “mi piace” e i commenti come metro di giudizio a disposizione. Alla fine sono sport diversi, ma c’è sempre la palla in comune: uno è pallavolo, l’altro è calcio ecc…; le regole cambiano, ma la comicità rimane sempre la stessa.
Infine, cosa consigli a chi ha intenzione di intraprendere la strada della comicità?
Io mi ritengo ancora un esordiente e lo voglio essere sempre, perché il bello degli esordienti è che stupiscono e, se finisci di stupire, vuol dire che le cose vanno male. La mia breve esperienza mi insegna, però, che bisogna guardare tanta buona comicità, studiare molto e cercare di assorbire il più possibile dai grandi, imparare le tecniche e i tempi, per poi dar vita al proprio stile.