CATOBLEPA: cos’è? L’economista Barca fa impazzire la rete
Indovinello, rebus, anagramma, palindrome, zeppa, sciarada? Non occorre far ricorso alla Settimana Enigmistica per risolvere il tormentoso interrogativo primaverile sul “catoblepismo” di Barca, ma risalire addirittura a Plinio il Vecchio e Claudio Eliano, fino ad arrivare al nostro Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca e al gruppo rock Elio e le Storie Tese. La cronistoria appare stramba e inquietante …
Lo scrittore romano Plinio il Vecchio corre subito alla memoria come famoso antesignano dei giornalisti cronisti nella spettacolare descrizione della scomparsa di Pompei dopo l’eruzione vesuviana del ’79 d.C., dove , antico eroe del reportage, ci rimise le penne. Del tutto all’oscuro su Claudio Eliano da Palestrina, scarsi sull’operato politico di Fabrizio Barca, economista del governo Monti, scarsissimi sui testi dello scapigliato gruppo musicale delle “Storie Tese”, confessiamo le nostre ignoranze e vediamo di capirci qualcosa con questo “catoblepismo” e come s’intreccia con i personaggi in questione.
Nei cieli della mitologia volava l’Araba Fenice, in terra pascolava il Catoblepa: un animale leggendario, ecco cos’era. Plinio il Vecchio, nella sua “Storia naturale” , ce lo rappresenta come un animale africano, molto pigro, col dorso squamato simile a quello dei serpenti. Il suo sguardo fulminava all’istante se soltanto riusciva ad alzare la testa molto pesante e sempre rivolta in basso.
Claudio Eliano, filosofo e scrittore in lingua greca, nel suo scritto “Sulla natura degli animali”, lo illustra come un erbivoro dalle dimensioni taurine, fitta criniera, occhi stretti iniettati di sangue e folte ciglia, alito venefico in quanto si cibava di piante velenose, sguardo che trasformava gli uomini in pietra. Per inciso, Eliano dedicava i suoi studi sugli animali , stimolato, più che da interessi scientifici, da curiosità verso l’insolito, il leggendario, il meraviglioso, i paradossi mitologici.
Miopia del catoblepismo politico
Da quest’animale cattivo e maligno sorge il “catoblepismo” nominato da Barca, il quale ci aggiorna su questa squisitezza mitologica facendoci sapere che il termine venne usato nel 1962 da Raffaele Mattioli, insigne economista ed amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana, per designare la malefica commistione tra banche e industria verificatasi negli anni precedenti la grande crisi del 1930-31 . Corsi e ricorsi storici.
Per meglio chiarire, a fine governo tecnico Barca cerca altri interlocutori, iscrivendosi agli inizi di aprile al PD . Però ha delle idee, idee nuove e costruttive, che si affretta ad esporre in maniera programmatica con un suo “manifesto” di 55 pagine dal titolo “Memoria politica dopo 16 mesi di Governo Monti” , che si rivela in definitiva l’ipotesi di un nuovo partito di sinistra. Nel documento, l’economista rispolvera l’animalaccio leggendario per dirci come lo Stato italiano sia oppresso da ingranaggi a dir poco arcaici, pesanti come la testa del catoblepa, e come i partiti stessi siano a carattere statocentrico, privi cioè di confronto pubblico. A ciò appare necessaria una “mobilitazione cognitiva” che coinvolga in prima persona i cittadini iscritti, a carattere volontaristico sia per l’esplorazione diretta del territorio che per il finanziamento del partito stesso.
In definitiva, un Paese non potrà mai inserirsi tra quelli di modello più evoluto restando imprigionato negli ormai patologici rapporti tra partiti, cittadini e Stato.
Barca, che possiede una notevole padronanza di know-how, pare molto gradito alla sinistra in quanto, come ministro della Coesione Territoriale, ha sempre sostenuto che crescita e innovazione devono coniugarsi con la sostenibilità ambientale. Sembra giusto e bello. Ma, sembra anche legittimo chiedersi come Barca sia entrato a far parte della compagine dei tecnici montiani, la stessa che avallava proprio quel potere bancario malsano non concedendo, secondo i risultati di un pauroso sballo dell’economia reale , eccessivo peso alla sostenibilità del territorio se non a quello… della Foresta Nera.
Sembra piuttosto che l’eccellente economista, con il fisiologico dissolvimento del governo tecnico, abbia repentinamente avvertito la sua vera appartenenza, rivendicando il suo autentico dna ideologico. Infatti, figlio dell’economista Luciano Barca ( ex partigiano, deputato e senatore della Repubblica nonché direttore dell’Unità ai suoi tempi ), Fabrizio Barca vanta una precisa collocazione giovanile nel PCI. E, aggiungiamo, quando la sinistra era sinistra, la destra era destra e il centro era centro, con personaggi di elevata statura politica che offrivano al cittadino validi punti di riferimento e idee molto chiare al momento di infilarsi nella cabina elettorale.
Ora, presentando il suo progetto di rinnovamento del PD, Barca farebbe buon servizio a un partito che ha perso ogni identità, se ce l’ha mai avuta, e che non si è mai adoperato a fare veramente “cose di sinistra”. Nel suo documento, l’economista non nasconde di essersi ispirato al modello 5 Stelle, pur preservando al partito competenze e struttura verticali.
“ Catoblepa, catoblepa, io ti dono le mie Tepa…..”. Buttiamola infine in canzonetta con Elio e Le storie Tese nel loro brano “Supergiovane” del 1992, dove il gruppo fece ricorso alle sneakers anni ‘70 di marca “Tepa” per trovare qualcosa che facesse rima col “catoblepa”. Complimenti alla scatenata fantasia dei rockettari e alla loro cultura mitologica.
Vuoi vedere che coi bizantinismi linguistici si risolvono i problemi del Paese! ….
Angela Grazia Arcuri
Roma, 18 aprile 2013