La selezione naturale nei locali di Roma: ‘io non posso entrare’
“Capelli troppo corti. E con la cresta non va bene”; “Rasatura troppo vistosa. No”; “Camicia di jeans troppo poco elegante”; “Pantaloni con il risvolto. Toglili ed entri”; “Troppi maschi”; “Troppo scuri”; “Troppo chiari”; “Troppi”.
Sono le classiche frasi “da selezione” fuori l’entrata delle discoteche romane ogni maledetto sabato sera. Qualche anno fa era diverso. La selezione non è sempre sinonimo di negatività, di razzismo o di esclusione sociale. Una volta la questione era molto più razionale, coerente e concreta. Vi erano, nell’immenso territorio della capitale, quattro o cinque locali “in”, dove solevano recarsi per i divertimenti del fine settimana diversi vip, cantanti, attori, celebrità. Erano quei locali “top” della Roma bene, dove nessun uomo comune sognava neppure di avvicinarsi. Costavano un’ira di Dio e non convenivano nemmeno. Ecco, quello era il giusto. Ci stava, insomma.
Oggi? Oggi dalla razionalità si è passati alla più totale irrazionalità, disorganizzazione e fanatismo. In tutti i locali di Roma, tranne quattro o cinque, c’è una selezione all’entrata. Enormi buttafuori dal viso losco pronti a mettersi davanti e sbarrare l’ingresso anche al ragazzo più tranquillo e in buona fede.
“Le regole non le facciamo noi. Noi ascoltiamo le direttive dei Pr e del gestore del locale”. E’ la classica risposta degli uomini della sicurezza che cercano ogni sera di sfoltire l’ingresso in disco. Guai ad opporsi, guai a controbattere.
Un qualunque sabato sera abbiamo provato a fare il giro di alcuni locali della movida capitolina per vedere dove avrebbero fatto problemi e dove invece saremmo entrati tranquillamente. Ci siamo vestiti come normali teenager. Da bravi ragazzi insomma. Camicetta e jeans. Le porte chiuse sono state la maggior parte e le risposte le abbiamo elencate sopra all’inizio di questo articolo. Ovviamente le più gettonate. Non ci hanno fatto entrare in alcune discoteche di tendenza come il “45 giri” a via Libetta, ma anche e perfino normalissimi disco-pub come il “Kill Joy” a capannelle. Avete capito bene, nemmeno nei disco-pub. Da non crederci.
Ma la cosa è possibile? Assolutamente no. Tutto questo è totalmente illegale. Siamo stati praticamente vittime di un illecito. Le giustificazioni dei “gorilla” all’entrata dei locali è stata – Noi ci atteniamo solamente alle regole fatte dai Pr e dal gestore del locale – . Sarà anche vero, ma è comunque un illecito. Questo comportamento non solo viola la legge ma è punito anche molto duramente dalla legge italiana.
Ma purtroppo la loro forza e la loro sfacciataggine sta nel fatto che quasi nessuno sa, nell’ignoranza più totale, dell’illegalità della pratica di selezione, e tutti quanti, al sentirsi rifiutare l’ingresso nel locale, girano le spalle e se ne tornano a casa delusi. Nulla di più sbagliato.
“Le discoteche sono locali pubblici e nessuno può negarvi l’accesso. L’art. 187 del “Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza” infatti stabilisce che:
“Salvo quanto dispongono gli artt. 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”
Gli stessi buttafuori non possono respingere una persona all’ingresso e nemmeno allontanarla dal locale: infatti, gli addetti alla sicurezza dei locali possono al massimo limitarsi a chiamare le forze dell’ordine. Ed in più La salvaguardia dell’incolumità delle persone fisiche e la tutela dell’ordine pubblico è un’attività propria esclusivamente delle forze dell’ordine, con la conseguenza che la prestazione di tale servizio “realizza di per sé un intrusione nella sfera di attribuzioni della pubblica autorità e l’assunzione o lo svolgimento da parte di privati delle funzioni riconducibili a queste autorità, configurano gli estremi del reato di cui all’ art 347 C.P.
La questione infine, se denunciata, può comportare la chiusura del locale e la sospensione della licenza d’esercizio o, in caso di recidiva al suo ritiro, può configurare reato penale (violenza privata, minacce, lesioni) nel caso in cui l’accesso al locale sia impedito con la forza, la minaccia o la coercizione. Le discoteche, pub e quant’altro sono locali pubblici. Nessuno vi può dire di non entrare.
L’unico requisito essenziale richiesto, dunque, può essere soltanto il prezzo in denaro da pagare per l’entrata. Se si è muniti dei soldi necessari si può entrare dappertutto.
Inoltre, L’applicazione di eventuali transenne davanti ai locali viola le norme di pubblica sicurezza e laddove non autorizzato presume l’occupazione abusiva del suolo pubblico (sanzionabile a livello amministrativo). L’eventuale violazione della barriera da parte di un cliente del locale ed il conseguente fermo con violenza da parte degli “addetti alla porta” violerebbe la libertà di movimento dell’individuo e potrebbe quindi configurare il reato di sequestro di persona o violenza privata ( art. 610 c.p . ).
Esiste dunque tutta una precisa normativa che vieta e punisce duramente i comportamenti selettivi dei locali pubblici. Ma questo sembra essere purtroppo alla luce del giorno. Tutti i sabati sera la stessa storia. Porte sbarrate e motivi discriminatori.
Come lamentarsi poi quando si leggono nelle pagine dei giornali locali e nazionali cronache di atti di vandalismo di giovani “teppisti” che i sabati sera sene vanno in giro per Roma, compiendo sfregi nelle strade della capitale? Meri casi di vandalismo oppure giovani teenager che sfogano la loro rabbia repressa a causa delle porte sbarrate in ogni locale? Sia esso discoteca di lusso o semplice discopub. Come dargli torto a priori?
Giuseppe Ferone
29 ottobre 2013