Megalopolis – Mumbai 2050, il podcast che affronta un futuro da riscrivere

Megalopolis – Mumbai 2050 è un podcast originale di Spotify, scritto da Pablo Trincia e Alessia Rafanelli, in collaborazione con Maria Noemi Grandi. Il programma audio, prodotto da Chora Media, è apparso in piattaforma il 24 ottobre 2022.
La storia consiste nella narrazione dinamica di una città, controversa e affascinante, del carattere fiero del suo popolo che si racconta e che resiste alle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico.
Questo il Leitmotiv del sincero e surreale racconto ambientato in India, il cui punto di vista oscilla a livello temporale, creando un parallelo tra l’oggi e il domani, tra un presente in pericolo e un futuro potenzialmente catastrofico.

Dieci episodi per raccontare Mumbai e i suoi abitanti
Il primo episodio ci proietta a Mumbai il 31 dicembre 2049, alla soglia dell’anno in cui gli scienziati hanno previsto il completo allagamento della parte sud della megalopoli e di molte altre città del pianeta che si trovano sul mare.
Il protagonista, un europeo in viaggio, cita un proverbio indiano: «dio parla all’uomo attraverso le storie».
Anche la voce narrante si affida a preziose storie per parlare ai suoi ascoltatori: i dieci episodi che compongono il podcast, della durata di circa 20 minuti ciascuno, sono frammenti di vita vissuta che insieme rendono l’immagine della città in tutte le sue spiccate e lampanti contraddizioni.
Il protagonista ricorda il colloquio avuto con un uomo “senza nome” nel lontano 2022, il quale gli aveva parlato di una profezia che avrebbe descritto il futuro di Mumbai. Il protagonista sa solo che si trattava di un poeta e guida spirituale, ha bisogno di approfondire i dettagli di quell’incontro, cercando tra le registrazioni che risalgono a quell’anno.

Mumbai, una megalopoli che riflette passato, presente e futuro
«Per secoli quest’insenatura naturale sulla costa ovest dell’India è stata disseminata di villaggi di pescatori che si spostavano tra sette isole; poi i coloni inglesi, capita l’importanza strategica di Mumbai, hanno riempito il mare con spianate di sabbia. L’uomo ha costruito dei collegamenti, ha cambiato la forma del mare e della terra, le sette isole sono sparite diventando un’unica città che nel secolo scorso è esplosa (…), diventando la nuova capitale economica dell’India».
Più avanti, la voce narrante descrive la realtà di Dharavi, il più grande slum di Mumbai e di tutto il continente asiatico; questo accoglie un milione di abitanti in due chilometri quadrati di superficie.
Davanti ai suoi occhi, nel 2050, una guerra civile fra gli abitanti degli slum sancisce chi ha diritto di rimanere e chi deve invece lasciare la sua casa per aderire al piano di ricollocazione della popolazione avviato dal governo locale.
Gli uffici e le attività commerciali non possono più utilizzare gli impianti di climatizzazione dell’aria e la maggior parte della popolazione è costretta a lavorare di notte. E poi, a causa del sovrappopolamento e dell’avanzata del mare, le foreste distrutte costringono uomini e animali a convivere, mentre al livello sanitario si fronteggia un nuovo virus diffuso dalle scimmie.
Presente e futuro si danno il cambio e in un altro episodio ci troviamo nel 2022 ad Ambedkar Nagar, in un villaggio colpito da una frana che tre anni prima ha ucciso 32 persone.
Questa “città inesistente”, come viene definita dal protagonista, sembra vestita a lutto perché teli neri di plastica avvolgono ogni singola capanna. Migliaia di persone, sfollati del clima, trovano casa a Mahul, un quartiere malfamato nel sobborgo orientale di Trombay, a sua volta enorme zona industriale, cosparsa di raffinerie e fabbriche petrolchimiche.
A chi è rimasto senza casa viene proposto dal governo di trasferirsi in quest’area periferica, ornata da palazzi in cemento semidistrutti, immondizia e uccelli morti lungo le strade, il tutto a poca distanza dagli impianti che liberano veleni nell’aria e inquinano l’acqua.

«Cosa c’entra dio con il 2050?»
Il viaggiatore rivolge questa domanda a un uomo incontrato nei pressi di un tempio che si trova nella stazione di Dadar, una delle più affollate di Mumbai, il quale risponde: «È un ciclo, è la creazione».
Osserva il protagonista:
«Gli dèi sono ovunque, qui li vedi nei templi e negli altari disseminati lungo le strade e i vicoli, ti entrano nelle narici sottoforma dei fumi dell’incenso, ti fanno vibrare i timpani con le onde sonore delle campane, delle percussioni, dei canti o dei megafoni delle moschee. In qualsiasi punto del tempo e dello spazio c’è una piccola o grande porta aperta sul sacro».
Tuttavia, non serve illudersi: nemmeno l’azione di un dio può salvare l’umanità, se questa non è davvero pronta a salvarsi con gli strumenti di cui dispone, se non riconosce che il futuro si trova nelle sue mani e in quelle di nessun altro.
Il protagonista riferisce dell’antico mito indù secondo il quale il progenitore del genere umano, Manu, si salvò dal diluvio che afflisse la terra costruendosi una barca. Egli seguì le istruzioni di un saggio pesce che gli aveva confidato cosa fare e lo aveva condotto fino alle pendici dell’Himalaya.
Oggi lo stesso pesce potrebbe essere rappresentato dai risultati delle ricerche scientifiche, che ci mettono in guardia sui rischi del nostro impatto sul pianeta, o dalla nostra stessa coscienza, che ci parla tutti i giorni anche se non sempre siamo concentrati ad ascoltarla.

Green Deal: gli obiettivi da raggiungere entro il 2050
L’Accordo di Parigi per la lotta ai cambiamenti climatici del 2015 prevede che i paesi che hanno più responsabilità storiche e capacità economiche siano in prima linea nell’obiettivo di contenere il surriscaldamento del pianeta.
Come evidenzia l’Emissions Gap Report delle Nazioni Unite, dal 2020 al 2030 le emissioni dovranno essere ridotte del 7.6% l’anno, affinché l’aumento delle temperature globali si attesti entro la soglia critica di 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali.
Con il Green Deal, l’UE si propone di ridurre le emissioni nette di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, per diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050.
In particolare, la Commissione considera indispensabile: promuovere l’impiego di energie rinnovabili, abbandonare le fonti fossili, attuare la tutela delle foreste e del suolo, ridurre il rischio idrogeologico per rispondere all’emergenza siccità.
Si necessitano inoltre: interventi di riqualificazione in chiave energetica e sismica per l’edilizia, una produzione alimentare sostenibile, una strategia di adattamento e rigenerazione da parte delle città, una mobilità sostenibile a zero emissioni, una concreta riconversione industriale ed economica a favore di un tipo di paradigma circolare.

La profezia che invita a guardare dentro se stessi
L’ultimo episodio del podcast rivela la profezia evocata in origine.
Il ritrovamento della vecchia registrazione, datata 24 giugno 2022, restituisce la testimonianza della conversazione avuta con l’uomo “senza nome”, al quale il viaggiatore chiede perché l’essere umano sia così superficiale di fronte ai cambiamenti climatici che minacciano il pianeta.
La risposta è un inno a cercare dentro se stessi:
«Siamo noi che dobbiamo vivere e trovare un senso per noi stessi e non pregare che sia qualcun altro o delle divinità ad aiutarci (…). L’egoismo ci fa vivere pensando solo a riempirci lo stomaco e a fare soldi, illudendoci che la felicità e il senso dell’esistenza sia solo quello. Prima ancora che sulla minaccia del Climate Change, dovremmo concentrarci sul capire noi stessi e il significato della nostra presenza nel mondo (…). Se sai quello che sei, quello che stai facendo oggi, se capisci cosa davvero sarà importante domani, questo mondo potrebbe già essere il paradiso».