Le Madonne Elettriche di Barbara Zilli

Come è nata la tua passione per la fotografia? Cosa è scattato in te per intraprendere un percorso di formazione legato a questa tua passione?
La mia passione per la fotografia è nata in modo molto spontaneo nei primi anni del liceo, in particolare durante un viaggio-studio nel sud dell’Inghilterra. Avevo tutta per me una compatta digitale e la portavo ovunque, collezionando ritratti e paesaggi. Al mio ritorno e negli anni successivi ho rimesso in uso le fotocamere analogiche di mio padre, e rullino dopo rullino, ho imparato a scattare. La spinta a intraprendere un percorso sulla comunicazione visiva è stata tanto forte quanto naturale, tutto il resto era passato in secondo piano e questa passione riempiva la mia quotidianità.
Quanto ti ha aiutato conoscere la tecnica per poter sviluppare un tuo linguaggio personale?
Ciò che mi ha aiutata e continua ad aiutarmi a sviluppare un mio linguaggio personale è la sperimentazione. La tecnica e il linguaggio sono state delle naturali conseguenze del continuo provare e riprovare.
Hai un personaggio, anche non necessariamente legato alla fotografia, che ti ha ispirato più di tutti?
Negli ultimi anni per me le fotografie di Piero Percoco (@therainbow_is_underestimated) sono state una costante ispirazione. Mi sono imbattuta nei suoi lavori ormai cinque anni fa e hanno segnato molto la mia crescita come fotografa. I suoi colori, la composizione, i soggetti e le sue storie mi lasciano sempre degli spunti da cui trarre ispirazione e dei ricordi a cui fare spazio. Provo un senso di appartenenza molto forte guardando i suoi scatti, e spero che un giorno qualcuno possa dire lo stesso dei miei.
Come ti è venuta l’idea di aprire la pagina Instagram “Madonne Elettriche”? Quando la hai aperta?Durante gli studi o subito dopo?
La pagina Instagram è nata come piccola parte del progetto “Madonne Elettriche” presentato come tesi nel Dicembre 2020. La tesi approfondiva in chiave visiva il rapporto tra Puglia e Cattolicesimo, parte fondamentale della sua identità territoriale, attraverso un piccolo video trailer, un reportage fotografico, degli articoli e la pagina Instagram.
Mi piaceva l’idea di poter raccogliere immagini e suggestioni condivise che arrivavano dalla quotidianità di persone sconosciute e di ampliare il progetto oltre i confini della mia regione. Senza alcuna aspettativa, un po’ per gioco e un po’ per curiosità, ho deciso di continuare a pubblicare contenuti e la pagina ha continuato a crescere fino a creare una community internazionale molto coinvolta nel progetto.
Hai un rapporto particolare con il sacro e con la sua iconografia? Quando è iniziato questo tuo interesse?
Più che un rapporto particolare, è l’effetto che mi suscitano. Mi ricordano la mia infanzia passata a casa dei miei nonni nella campagna leccese, mi ricordano le stradine di Ostuni con le Madonnine nelle teche illuminate in modo spartano ma efficace, mi ricordano gli album pieni di santini nei mercatini dell’usato. Più che il sacro di per sé, ciò che mi piace osservare è l’uso e il consumo che le persone fanno di questi simboli, è il decoro, il fondersi di sacro e profano, delicatezza e kitsch, ingegno e cura al servizio della devozione.
Ho iniziato a fotografare questi soggetti nel 2018 e ricordo bene che il nome “Madonne Elettriche” è nato proprio spontaneamente con la prima edicola illuminata che ho fotografato.
Che rapporto hai con la tua community e che rapporto hanno tra di loro i tuoi follower? Ti hanno aiutato tanto nella ricerca delle immagini?
Sono grata alla mia community per il costante supporto che mi dimostra e per tutti i contenuti che mi manda ogni giorno. Comprende persone di tutte le età, di ogni parte del mondo, e ciò che apprezzo di più è il rispetto e l’ironia con cui si approcciano alla pagina. Inoltre non serve essere credenti per apprezzare i contenuti di Madonne Elettriche e penso che questo sia un punto forte del progetto. Grazie a loro posso condividere immagini e spaccati della quotidianità di tante persone, dalla Madonnina nell’atrio di un condominio, a un altarino perfettamente agghindato e illuminato in un centro storico italiano o in un barrio argentino.
Quando e perché hai iniziato a pensare di trasformare la tua pagina di Instagram in un libro?
Fin da subito ho immaginato di poter tenere tra le mani Madonne Elettriche, prima ancora che fosse una pagina Instagram, prima ancora di scattare alcune foto del reportage iniziale. Ho la passione per i prodotti editoriali cartacei come libri, magazine e fanzine per cui è stato naturale potermelo figurare in questa veste. Inoltre per me la fotografia nasce per essere stampata, tenuta tra le mani, incorniciata, riscoperta dopo anni, perciò quando Psicografici Editore mi ha proposto di realizzare questo libro ho accettato con entusiasmo.
Hai mai pensato o hai in programma di fare anche una mostra con queste fotografie?
Mi piacerebbe molto realizzare una mostra per Madonne Elettriche, approfondendo il progetto anche su pellicola. Un piccolo sogno sarebbe portare il reportage lì dov’è nato, in Puglia.
Ci sono già in cantiere altri progetti legati a “Madonne Elettriche” o altri progetti personali?
Porterò sicuramente avanti Madonne Elettriche, ma ho molta voglia e necessità di dedicarmi anche ad altri progetti e penso sia giusto seguire questa spinta per crescere sia come fotografa, sia come persona.