Dallo Stil Novo al rap. Come Cavalcanti ci ha insegnato ad amare

Siamo oggi abituati a sentir cantare di un amore che fa male, un sentimento che lacera lo stomaco e lascia disarmati e soli. Tutto ciò a dispetto degli anni passati, quando a far da padrone era invece un amore spirituale e mistico. Al centro c’era la donna, perfetta e idolatrata, una figura angelica che elevava l’uomo a sentimenti puri.
“Quando t’ho vista arrivare
Bella così come sei
Non mi sembrava possibile che
Tra tanta gente che tu t’accorgessi di me”
Così cantava nel 1984 Gino Paoli ne Una lunga storia d’amore, un sentimento virtuoso che nasce dalla gentilezza e dalla bellezza della donna. Tracce di panismo provenzale si mescolano al modello proposto da Dante Alighieri, creando una stirpe di autori figli del Sommo Poeta e nipoti del Dolce Stil Novo.
Il brano di Paoli ricalca, infatti, la Tanto gentile e tanto onesta pare dantesca: l’amata è perfetta, il poeta non è degno neanche di uno sguardo e la mistifica, nella sua andatura quasi divina.
Cos’è cambiato dagli anni ’90 in poi? Dante ha ceduto il posto all’amico Guido e oggi, in particolar modo nel mondo del rap, Cavalcanti docet indiscusso, inaugurando la stagione di un amore terreno e sofferente, incentrato sulla passione, sul tormento e sull’irrazionalità. Vediamo alcuni esempi.
Marracash – Untitled
“Ammalarsi di una donna
Tra le spire frà, Anaconda
Come so che sei davvero tu?
E non una bella menzogna”
Amore come sofferenza, amore come malattia. L’inedita visione cavalcantiana conquista il rapper siciliano Marracash, imprigionandolo tra le spire di un serpente, simbolo classico del peccato che accompagna da sempre la figura femminile.
Non c’è alcunché di salvifico e di gratificante, l’autore arranca in una realtà fittizia in cui non riconosce il sentimento reciproco, quasi incapace anche di esprimere le proprie emozioni con le parole. L’amore è un’esperienza che annichilisce.
Salmo – Faraway
“L’amore è un film in testa visto dall’ultima fila
La gente qui ride
Non sa che c’è alla fine
Ogni volta che ti guardo è come vestirmi di spine”
Come in un film, l’amore sveglia la mente che dormia (cfr. Voi che per li occhi mi passaste ‘l core), ma lo fa lasciando l’uomo spettatore di uno scenario angoscioso, ignaro del futuro che lo aspetta e pronto a farsi distruggere dalle spine dell’Amore.
La protagonista è la donna, che padroneggia il sentimento dell’altro e tira le fila della storia, come un regista poco benigno nei confronti dell’uomo. Salmo, con la sua Faraway, canta quindi di un amore tossico, che provoca dolore.
Articolo 31 – Fuck you
“C’era parlare lingue differenti […]
Ma adesso metti bene a fuoco, mi vedi
Sono caduto in piedi, ci credi”
Due stranieri che non riescono a comprendersi, l’uomo e la donna appartengono a realtà differenti. Anche gli Articolo 31 seguono qui la visione cavalcantiana dell’amore, segnando una strada che poi verrà percorsa da molti altri.
L’amore m’ha disfatto, dice Guido in Voi che per li occhi mi passaste ‘l core, senza pietà un dardo mi gittò dentro dal fianco ma ora l’uomo si ridesta. Il suo cuore è morto, ma è caduto in piedi, stanco di perdere tempo con le persone sbagliate.
Dante o Guido? Una lotta tra amici
È una battaglia su più fronti quella tra Alighieri e Cavalcanti, il primo de li suoi amici. L’amicizia tra i due, nata tra le fila del Dolce Stil Novo, giunge infatti a una frattura in primis politica nel 1300, quando Guido viene condannato all’esilio dallo stesso Dante, Priore di Firenze a quel tempo.
È poi con Donna me prega che Guido ha la rivincita poetica, realizzando una critica nei confronti della Vita Nova dantesca. La palla ora passa a Dante, che con la Commedia replica alle accuse, segnando la definitiva vittoria dell’allievo sul maestro.
Se, però, sul piano poetico è il Sommo a vincere, con la concezione dell’amore Guido fa scacco matto, rappresentando un sentimento autentico e più realistico di quello dell’amico, un amore che tutti quotidianamente proviamo ancora oggi, anche se in lui è spesso condotto all’estremo.
Le canzoni contemporanee segnano quindi la netta vittoria di Cavalcanti, non idealizzando ingenuamente la persona amata e raccontando di un amore passionale e temporale, nudo di fronte ai problemi della vita.