Quei ‘genitori spazzaneve’ che bene non fanno ai propri figli

Un aspetto che ci contraddistingue in giro per il mondo è lo stretto legame che durante il processo di crescita manteniamo con le nostre famiglie, indipendentemente da quale sia l’età o la provenienza geografica la famiglia continua ad esercitare un ruolo primario per noi italiani e, pur crescendo, la mamma resta sempre la mamma. Nonostante tale aspetto sia una pietra miliare della società italiana—e a mio avviso una delle caratteristiche più belle della nostra cultura—negli ultimi anni, con l’avvento di straordinarie rivoluzioni tecnologiche, il rapporto dei genitori con i propri figli ha assunto delle connotazioni morbose che rischiano di gravemente compromettere la formazione sia umana che scolastica dei cittadini di domani.
In ambito scolastico l’introduzione del registro elettronico ha completamente stravolto il rapporto scuola-famiglia con i genitori che in un qualsiasi momento della giornata possono controllare l’andamento scolastico e disciplinare dei propri figli. Se da una parte tale digitalizzazione ha fatto sì che le famiglie fossero più coinvolte, l’altra faccia della medaglia è che i ragazzi sono stati sempre più deresponsabilizzati, privati dell’indipendenza e della possibilità di prendere scelte in autonomia, tra cui, ovviamente, la possibilità di fare scelte sbagliate. Ad esempio, l’invasiva presenza dei genitori fa sì che un ragazzo non possa più scegliere se raccontare a casa di aver preso un brutto voto oppure cercare di recuperare tale insufficienza prima che arrivi la temutissima pagella, poiché i genitori riceveranno una notifica del voto ancor prima che il ragazzo torni a casa. Inoltre gli studenti di oggi si vedono privati del dilemma relativo a se andare a scuola o meno che, per quanto discutibile—lungi da me giustificare il ‘marinare’ la scuola—ha di fatto rappresentato per intere generazioni il primo vero confronto con le regole e con le conseguenze che derivano dall’infrangerle.
Altra peculiare caratteristica delle mamme e dei papà 2.0 è la creazione di gruppi whatsapp tra i genitori della classe in cui vengono trattate le più diverse tematiche. Nonostante tali gruppi rappresentino un’immensa risorsa per i genitori di studenti relativamente piccoli, col susseguirsi dei cicli scolastici essi diventano deleteri e dannosi per la crescita degli studenti. Che su un gruppo di genitori con i figli al liceo si possano leggere messaggi del tipo “Tommaso ha perso il suo libro di matematica, che per caso ce l’ha qualcuno dei vostri bambini?” quando il bambino in questione è in realtà un ragazzo di diciassette anni, contribuisce ad una totale deresponsabilizzazione degli studenti che sono sempre meno abituati ad affrontare le difficolta ed a sbrigarsela da soli.
Tale tipologia di genitori viene definita ‘spazzaneve’ per la continua ricerca di eliminare ed abbattere gli ostacoli che si presentano davanti ai propri figli, così che essi possano vivere senza dover affrontare eccessive difficoltà. La possibilità di aggirare quegli ostacoli formativi che deriva dalla presenza dei genitori ‘spazzaneve’ spoglia il percorso scolastico della sua funzione di ‘palestra per la vita’ e rischia di lasciare i giovani senza gli strumenti necessari per affrontare il mondo reale quando mamma e papà non possono più intervenire con un click o con un messaggio su whatsapp.