Di “Pelle” e di altre insicurezze

Intimo e autobiografico e, allo stesso tempo, caratterizzato da una narrazione multipla ma introspettiva e capace di mettere a nudo l’io più profondo dei protagonisti. Sono queste le parole che meglio descrivono il romanzo “Pelle”, di Sergio del Molino, edito nel 2022 per Sellerio.
L’autore spagnolo, classe 1979, in una veste inedita, ironica a tratti e con toni piuttosto distanti rispetto al suo capolavoro “Spagna Vuota”, si mette a nudo, raccontando un disagio fisico e, perché no, anche psicologico, che lo accompagna da sempre: la psoriasi. Quest’ultima è una malattia cronica e infiammatoria della pelle che si manifesta sottoforma di macchie o placche in alcune zone visibili del corpo.
Del Molino sviluppa un’incontenibile curiosità nei confronti di notori personaggi storici afflitti da problematiche della pelle simili alla sua stessa malattia: Stalin, la cantautrice Cindy Lauper, Nabokov (l’autore del celebre “Lolita”), Pablo Escobar, l’autore statunitense John Updike e lo stesso Del Molino sono i protagonisti di questa dettagliata e insolita narrazione. Punto di incontro con il tanto premiato “Spagna Vuota” è proprio l’attività di raccolta di dati storici e biografici che l’autore svolge magistralmente anche nel romanzo “Pelle”. Ed è la pelle il fattor comune di queste differenti personalità perché, per il punto di vista di Del Molino, appena la pelle inizia ad ammalarsi, ci si trasforma in mostri e l’autore cercherà di dare una validità quasi scientifica a questa tesi, avvalendosi di racconti storicamente dettagliati dei noti personaggi.
“Siamo dei gran noiosi, noi mostri, sempre a piangerci addosso chiusi nelle nostre torri e nelle nostre segrete, degli egocentrici, sempre a lamentarci dello schifo che il mondo prova per noi, quando il mondo se ne frega della nostra esistenza. La bella e la bestia hanno questo in comune: si sentono osservati. Il narcisismo vale tanto per i belli quanto per i brutti”.

La pelle, senza girarci troppo intorno, è il primo biglietto da visita che si da agli altri, un indicatore di buona salute e, perché no, lo specchio dei nostri cambiamenti. È inevitabilmente il confine che si interpone tra l’interno e l’esterno, tra l’ambiente e la propria persona. L’autore è stato in grado di far emergere la fragilità umana rispetto all’impossibilità di cambiare le sorti della natura, passando per temi importanti come il classismo e il razzismo: il vero antagonista, tuttavia, in questo romanzo, non è la malattia, quanto piuttosto quella consapevolezza di non essere capaci di porre fine ai disagi della pelle e di doversi accontentare di sollievi temporanei e non certi. È forse questa la vera fragilità umana secondo Del Molino? L’ossessione rispetto alla propria immagine e la rassegnazione di fronte alla quale nulla fanno i soldi di un narcotrafficante, la notorietà di una stella del pop e il potere di un dittatore. “Pelle” è un’imperdibile lettura, che può smorzare i toni troppo duri del conflitto personale con il proprio corpo e rendere universali quelle paure più radicate ed intime in ognuno di noi.