Tre donne, cinquantuno violazioni

Per destabilizzare lo status quo, sconvolgerlo, capovolgerlo, a volte non bastano le parole. Occorre passare all’azione. Una ribellione deve iniziare con un’infrazione delle regole. Per una grande ribellione occorre passare attraverso cinquantuno infrazioni ad altrettante regole. Così, le ragazze della libreria Bloomsbury, trovano un arduo campo di battaglia, ma dal terreno fertile, per propiziare la rivalsa loro e delle donne in generale.
Nel 1949, la libreria Bloomsbury di Londra è un ambiente ancora profondamente maschilista. Il severo direttore Dutton organizza e gestisce il suo personale, uomini al comando e donne al servizio, secondo un sistema rigido di regole, cinquantuno per la precisione. Le impiegate della libreria Bloomsbury, però, non hanno un’anima da mere esecutrici di compiti, bensì, come gli studenti più brillanti, covano ambizioni più alte.
Natalie Jenner deve aver infuso nel romanzo parte della sua esperienza personale. L’autrice è infatti un avvocato, ma anche fondatrice e proprietaria di una libreria indipendente in Ontario, Canada. La sua prima opera, The Jane Austen Society (2021) è stata un successo internazionale, tradotta in venti paesi. Con questo suo secondo romanzo Natalie Jenner racconta l’ascesa di tre abili donne che, da ultime ruote del carro, si rendono protagoniste e artefici delle fortune di una libreria.
Distruggere il muro del pregiudizio
Le protagoniste arrivano alla libreria in tempi e attraverso percorsi differenti. Vivien, futura moglie di un nobile morto in guerra, viene assunta lo stesso giorno di Alec, con il quale ha da recriminare il migliore trattamento riservato a quest’ultimo. Il ragazzo, infatti, viene immediatamente collocato come responsabile del reparto narrativa, mentre lei è costretta a una gavetta più severa.
Grace si imbatte nell’annuncio di lavoro per puro caso, e viene poi spronata a concorrere per il posto dal proprietario della libreria in persona, con il quale ha un flirt.
Infine Evie, dopo il rifiuto di Cambridge per un posto da ricercatrice, si propone per un incarico in libreria. Il giorno del colloquio, il direttore viene colto da un attacco epilettico e lei si dimostra capace di intervenire, ragione per cui viene assunta.
Le tre ragazze formeranno un trio coeso, ambizioso e determinato ad abbattere le regole imposte dalla visione maschilista del direttore Dutton, e prenderanno progressivamente in pugno situazioni a loro precluse. Sapranno prendere iniziative pericolose contro la volontà del loro capo, ma per il bene della libreria, e dimostrarsi tanto caparbie quanto abili nello sviluppare un progetto in modo anticonvenzionale.

L’autrice racconta il riscatto delle donne in una società che le vuole sottoposte all’uomo, che invece detiene sempre il comando, a prescindere dalle sue capacità. La gestione di Dutton, maschilista ed estremamente rigida, rappresenta il conservatorismo cieco di chi non ha alcun interesse ad alterare lo status quo, ma anzi cerca di assicurarsi che questo non venga intaccato da qualsivoglia forma di iniziativa personale.
Le ragazze, al contrario, sono il nuovo che avanza, in un mondo non per forza da capovolgere, ma almeno da cambiare quel tanto che basta a concedere pari opportunità a tutti, e permettere a chiunque di competere dalla stessa linea di partenza.
L’opera fa spesso riferimento alle donne e al loro valore, come nel caso di Lady Browning, alias Daphne du Maurier, drammaturga e poetessa inglese, che le protagoniste conoscono nel corso di un pomeriggio letterario da loro organizzato; o a Jane Wells Webb Loudon e al suo The Mummy!, uno dei primi libri di fantascienza straordinariamente visionario, e anche ingiustamente dimenticato, la cui unica copia si trova proprio nella libreria Bloomsbury.
A sinistra Lady Browning, drammaturga e poetessa; a destra Jane Wells Webb Loudon, scrittrice.
Una storia ancora attuale
Le donne del tempo hanno combattuto per la nostra società odierna, formalmente priva di maschilismo, almeno sulla carta. Uomini e donne hanno oggi stessi diritti e doveri, e non esistono ambiti preclusi alle une o agli altri. Eppure, il libro risulta quanto mai attuale, poiché rammenta al lettore odierno una forma ancora più insidiosa e viscida di maschilismo: quello rimasto nella mente delle persone, il rimasuglio delle idee del passato che, se non nella legge, albergano comunque sparse, come batteri, nell’agire concreto di chi detiene una forma di potere e la applica secondo i suoi ideali.

Oggi le donne hanno tutto il diritto di raggiungere ruoli apicali, ma se a decidere della loro sorte è un uomo di antiche vedute, una situazione analoga a quella delle protagoniste del libro è tutt’altro che improbabile. Per questo fa ancora notizia una donna presidentessa, ingegnere o scienziata, sebbene nessuna legge o regola interna lo impedisca. Lo stupore, quando non il disdegno, nei confronti di simili situazioni perfettamente normali è il risultato di un pensiero estinto nella legge, ma non nella testa di ogni individuo.
La storia di Vivien, Grace e Evie è anche la testimonianza di come solo un impegno fuori dal comune e una dedizione alla causa pressoché totale permette alle donne di far sentire la propria voce e propiziare la loro rivalsa, laddove a un uomo è sufficiente un livello di impegno medio, se non minimo, poiché costantemente in una posizione di vantaggio.
Solo il tempo e una continua ricerca di normalizzazione dell’uguaglianza tra uomini e donne potranno porre fine a disparità, rigidi ruoli sociali e sbilanciamento nel mondo del lavoro.