Bullet Train! allontanarsi dalla linea rossa (sangue)

Volete concludere una bella uscita con gli amici ma il vostro ristorante preferito è chiuso per ferie? Siete alla ricerca di un film che coniughi una trama intricata, elaborata e coerente con intrattenimento da commedia brillante e scene d’azione che non sfigurerebbero in un film di John Wick? Avete appena litigato con qualcuno e avete bisogno di vedere gente fatta a pezzi nelle maniere più truculente e fantasiose perché fare le stesse cose nella vita reale sarebbe alquanto disdicevole?
Beh, abbiamo trovato il film che fa per voi!

Forte di ottime risorse quali un cast stellare, dell’eccellente materiale di partenza (è tratto dal romanzo I sette killer dello Shinkansen, di Isaka Kotaro), e un regista ormai specializzato nelle commedie d’azione, Bullet Train è esattamente ciò che quegli spettatori senza troppe pretese, e senza troppa voglia di non fare nulla a fine estate stavano cercando.
Quindi fate i bagagli, tenete pronti i vostri biglietti, entrate nei vostri vagoni, e preparatevi a sfrecciare tra i pregi e i difetti di Bullet Train.
Quel treno che si chiama trama
Il primo elemento che salta all’occhio è la durata del film: è inutile negare come tale minutaggio abbia inizialmente spaventato non poco chi vi scrive, il quale già temeva un polpettone fracassone nel quale le scene d’azione erano usate come campanellini per impedire allo spettatore di addormentarsi, fino a saturare interamente la pellicola di botte immotivate per arrivare a nulla.
Insomma il sottoscritto aveva paura di ritrovarsi davanti a un film dei Transformers.
Immaginatevi quindi la sorpresa quando a manifestarsi gradualmente sullo schermo fu una pellicola brillante e scorrevole, con azione ed umorismo sempre presenti ma ben dosati, un ottimo condimento per un racconto frammentato, composto di sottotrame assortite a casaccio che vanno a intrecciarsi in maniera solo apparentemente casuale sul treno ad alta velocità sul quale è ambientato il film, ma in realtà perfettamente collegate da una scrittura solida e da dialoghi irresistibili.

E proprio i dialoghi sono la chiave dell’efficacia di questo film: imbottiti di riferimenti alla cultura pop e di black humour, così taglienti da rappresentare delle vere e proprie scene d’azione a loro volta, e soprattutto piene di piccole informazioni ed elementi apparentemente insignificanti, ma che risulteranno invece fondamentali per la costruzione di un racconto fatto di salti nel tempo e ben mirate rotture della quarta parete.
Ma in un periodo in cui sempre più spesso abbiamo a che fare con film d’azione in cui la commedia dovrebbe avere un ruolo solo limitato, ma finisce per fagocitare il film fino a rendere impossibile l’impresa di prendere sul serio ciò che accade su schermo (sì, Thor: Love and Thunder stiamo parlando con te), la sorpresa più piacevole di Bullet Train è la sua capacità di far coesistere il registro serio e drammatico in maniera armonica e quasi senza sbavature: le motivazioni di tutti i personaggi, anche quelli minori, sono forti e comprensibili, e raccontate in alcune casi senza dialoghi, evidenziando una certa abilità del regista David Leitch di raccontare per immagini, queste ultime rese ancor più gradevoli da una colonna sonora frizzante ed esplosiva (in questo senso è da segnalare una spettacolare cover in giapponese di Holding Out For a Hero di Bonnie Tyler).
Assassini sul Japan Express
Ma tutto questo non funzionerebbe se non fosse sorretto da delle buone performance, e anche in questo Bullet Train non delude: Brad Pitt è letteralmente una bomba di carisma nel ruolo di un sicario esperto ma affabile, inconsapevole di tutto ciò che gli accade praticamente sotto al naso, la coppia di Aaron Taylor-Johnson e Bryan Tyree Henry è così irresistibile da far desiderare un film interamente dedicato a loro, Joey King è così insopportabilmente malvagia da farci desiderare che il suo personaggio muoia il più dolorosamente possibile nel minor tempo possibile (che è ciò che dovrebbe fare qualsiasi buon cattivo), Hiroyuki Sanada ruba la scena nei panni di un personaggio cupo, anziano e in cerca di vendetta, ma a tirare le fila di tutto questo spettacolare teatrino è Mortebianca, un antagonista disumano e senza alcun tipo di freno morale, un eccellente stratega mosso da motivazioni profondamente umane e, pur nella loro maniera contorta, comprensibili.

Il tutto condito da una nutritissima schiera di guest star, tra le quali il fu Percy Jackson Logan Lerman, Zazie Beetz, già vista in Deadpool 2 (diretto sempre da David Leitch), quel Bad Bunny che qui si riscalda nell’attesa di vestire i panni di El Muerto nel non così tanto atteso film di Sony, più tutta un’altra serie di camei che è meglio non menzionare per non rovinarvi la sorpresa.
Ulteriore punto a favore del film è la capacità di sorprendere lo spettatore: oltre al già citato modo in cui le varie sottotrame vanno a collegarsi tra loro, personaggi che crediamo sembrano avere un ruolo fondamentale possono essere tolti di mezzo dell’arco di pochi minuti, mentre altri apparentemente insignificanti possono rivelarsi cruciali per il tutto.
Come per ogni film, anche questo ha le sue pecche: nello specifico si parla di alcune forzature, ingenuità o coincidenze decisamente troppo grandi soprattutto nella seconda metà di film, ma se arrivati a quel punto il film vi avrà intrattenuto adeguatamente, sarete troppo divertiti per sentirvi infastiditi da questi difetti.
Insomma, Bullet Train è il film perfetto per concludere l’estate, frenetico, ironico, graffiante, scorrevole e ricco di colpi di scena: il nostro consiglio è di gustarselo in sala anche solo per godere delle reazioni del pubblico.