Inchiesta P4: arrestato Bisignani, informava Letta delle indagini
di Enrico Ferdinandi
Dopo l’arresto di Bisignani, relativo all’inchiesta della P4, il neo Sindaco di Napoli fa sapere di essere «saltato dalla sedia perché professionalmente ho vissuto questa inchiesta. Nel 2007 feci una perquisizione da Luigi Bisignani e pochi giorni dopo l’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella accelerò la procedura di ispezione condotta da alcuni magistrati che indagavano sull’inchiesta P4 – ha aggiunto De Magistris – nel giro di pochissimi giorni fu chiesto il mio trasferimento in un altro ufficio e in altrettanti pochi giorni fui trasferito».
De Magistris continua sottolineando quanto adesso da sindaco di Napoli ed ex magistrato osservi «con grande attenzione e interesse questa inchiesta che coinvolge personaggi, compreso Alfonso Papa, che negli anni scorsi hanno cercato di ostacolare il mio lavoro».
Ecco come sono andate le cose. Sono stati conferiti gli arresti domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere e associazione segreta a Luigi Bisignani, uomo d’affari operante nel napoletano. L’accusa è arrivata in seguito al prosegui delle indagini inerenti l’inchiesta sulla loggia della P4. L’indagine riguarderebbe l’acquisizione illegale di notizie riguardanti due procedimenti giudiziari, il primo condotto dalla magistratura di Napoli nei confronti della commercialista Stefania Tucci, amica di Bisignani. Il secondo si riferisce a un’inchiesta su Finmeccanica svolta dalla Procura di Roma. Per quanto riguarda la vicenda Tucci, il magistrato e parlamentare Alfonso Papa – secondo l’accusa – avrebbe acquisito e rivelato la notizia della esistenza di una richiesta di misura cautelare nei confronti della professionista. A condurre l’indagine sono due pm di Napoli John Henry Woodcock e Francesco Curcio che hanno contestato a Luigi Bisignani ben 18 episodi relativi a fughe di notizie coperte da segreto. Insieme all’imprenditore sono indagati anche il parlamentare del Pdl Alfonso Papa, per il quale è stata richiesta una custodia cautelare in carcere, il sottufficiale dei carabinieri Enrico Giuseppe La Monica e l’agente di polizia Giuseppe Nuzzo, in servizio a Napoli. Secondo i pm Bisignani è da inquadrare come «dirigente d’azienda, mediatore e procacciatore d’affari, di fatto ascoltato consigliere dei vertici aziendali delle più importanti aziende controllate dallo Stato, di ministri della Repubblica, sottosegretari e alti dirigenti statali». Bisignani quindi insieme ad altri esponenti di forze politiche avrebbe creato «un’associazione segreta mantenuta in vita allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l’amministrazione della giustizia»
Dalle deposizioni che Bisignani sta rilasciando ai pm emergono con sempre maggior chiarezza i legami che univano l’uomo agli altri indagati e come essi abbiano agito in questi anni, queste le parole di Bisignani: «Conobbi occasionalmente Alfonso Papa e strinsi rapporti con il Papa quando ebbi alcuni problemi giudiziari con la procura di Nola riferiti alla dottoressa Tucci, cui io ero legato, e riferito a vicende societarie di società nel nolano; da quel momento il Papa cominciò a proporsi per darmi notizie; il Papa insomma da una parte si proponeva e proponeva di adoperarsi nel mio interesse e dall’altro mi dava indicazioni spesso infondate. Di contro e in cambio a me il Papa chiese di appoggiare la sua candidatura alle elezioni del 2008 e io vi dico che effettivamente ne parlai con Verdini che compilò le liste. A proposito del Verdini, tengo a precisare che il Verdini medesimo cominciò a stringere i suoi rapporti con il Papa, che fino a quel momento aveva calcolato poco, da quando il Papa stesso cominciò a proporre il suo interessamento e la sua possibilità di intervento sulle vicende giudiziarie che riguardavano lo stesso Verdini…».
Per quanto riguarda il sottufficiale dei carabinieri Enrico Giuseppe La Monica, Bisignani afferma che: «il Papa mi parlava di questo suo amico maresciallo dei carabinieri» che era «persona introdotta negli ambienti giudiziari in grado di assumere notizie riservate riguardanti procedimenti penali; il Papa mi ha detto più volte che il maresciallo era una delle sue “fonti”». E nei riguardi del maresciallo, ha raccontato ancora Bisignani, si sarebbe speso anche il presidente del Consiglio per raccomandarlo «con qualcuno» all’interno dell’Aise, l’Agenzia dei servizi segreti esterni. «Il Papa mi ha sempre detto che il suo amico maresciallo (La Monica) era persona introdotta negli ambienti giudiziari in grado di assumere notizie riservate riguardanti procedimenti penali – mette a verbale Bisignani – Il Papa mi disse che il maresciallo La Monica si era rivolto al Lavitola (il direttore dell’Avanti Valter Lavitola ndr) per essere raccomandato per entrare all’Aise; tale circostanza me l’ha riferita il colonnello Sassu che mi disse che il Lavitola aveva raccomandato il predetto maresciallo a Berlusconi che aveva poi parlato con qualcuno dell’Aise». Nelle dichiarazioni messe a verbale il 14 marzo scorso spunta anche il nome di Gianni Letta. «Mi chiedete se io informassi Letta delle notizie e delle informazioni riservate di matrice giudiziaria comunicatemi da Papa – scrive Bisignani – A tal riguardo vi dico che sicuramente parlavo e informavo il dottor Letta delle informazioni comunicatemi e partecipatemi dal Papa e in particolare di tutte le vicende che potevano riguardarlo direttamente o indirettamente, come la vicenda riguardante il Verdini, come la vicenda inerente al procedimento che riguardava lui stesso (e cioè il Letta) e il Chiorazzo e come, da ultimo, la vicenda inerente al presente procedimento».