Fontana, la difesa moderata della razza bianca

Stiamo accogliendo o ci stiamo estinguendo? Siamo contaminati o colonizzati?
Niente di tutto questo: non stiamo accogliendo, stiamo sopportando e male. E se il vero volto dell’accoglienza è la sottile tolleranza del diverso, come è possibile l’estinzione, la colonizzazione o l’invasione? La diversità viene ghettizzata nella falsa accettazione. Scagliarsi contro la “faccia nera” di turno è una mossa più che vincente in prossimità delle elezioni del 4 marzo.
«Dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare ad esistere o se la nostra società deve essere cancellata. È una scelta, se la maggioranza degli italiani dovesse dire noi vogliamo eliminarci, vorrà dire che noi ce ne andremo da un’altra parte, quelli che non vogliono eliminarsi».
Così, di domenica mattina, si presenta, a Radio Padania, il candidato governatore “moderato” del centrodestra per la regione Lombardia, Attilio Fontana, che non conosce distinzione fra l’immigrazione ed il colonialismo. Infatti non chiama il fenomeno “contaminazione” etnica e sociale, ma estinzione della razza bianca. E continua: «quanti immigrati noi vogliamo fare entrare, come li vogliamo assistere, che lavori vogliamo trovare loro, che case vogliamo trovare loro, che scuole. Fare il discorso demagogico e assolutamente inaccettabile del dobbiamo accettarli tutti, è chiaro che è un discorso di fronte al quale bisogna reagire, bisogna ribellarsi. Noi non possiamo accettarli tutti, perché se dovessimo accettarli tutti vorrebbe dire che non ci saremmo più noi come realtà sociale, come realtà etnica, perché loro sono molti più di noi, perché loro sono molto più determinati nell’occupare questo territorio di noi».
Se Fontana ha provato a smorzare le polemiche insorte in seguito al suo intervento, ridimensionandolo ad un semplice lapsus, un errore espressivo, Ruth Dureghello, Presidente della Comunità ebraica di Roma, ribadisce l’indignazione e lo sconcerto verso le parole del candidato di centrodestra: «Ottant’anni dopo la promulgazione delle leggi razziste in questo paese, ancora ci troviamo a dover parlare di razza bianca e peggio ancora a parlare di difendere la razza bianca. Una impostazione culturale che pensavamo di aver sconfitto e che invece si ripropone con violenza».
La condanna arriva anche da Bruxelles, da parte di Moscovici, preoccupato per l’instabilità e l’incertezza con cui in Italia ci si appresta al voto. Giudica scandalose le parole di Attilio Fontana. A proteggere quest’ultimo però, Matteo Salvini che ride sulle polemiche nate intorno a Fontana, definendo inaccettabile l’intromissione di Moscovici. Anche Berlusoni sminuisce l’affermazione di Fontana definendola “frase infelice”, ribadendo il pericolo di un’immigrazione sfrenata per la nostra civiltà.
Quanti stranieri servono per cancellare la razza bianca?
L’incidenza della popolazione straniera su quella italiana totale è un dato che continua a crescere, ma non a ritmi costanti: nel 1990 gli stranieri erano lo 0,8% della popolazione, nel 2000 il 2,5%, nel 2006 hanno superato il 5%. Ma tra il 1 gennaio 2015 e il 1 gennaio 2016 è aumentato del solo 0,2%. Al 1 gennaio 2016, gli stranieri residenti in Italia erano 5.026.153. Dunque l’8,3% dell’intera popolazione. Fra questi, 1.517.023 gli stranieri di altri paesi dell’Unione Europea, mentre 3.508.429, il 5,8% della popolazione, gli extra-comunitari. Un intensissimo flusso migratorio si è registrato nuovamente nel corso del 2016, arrivando a oltre 180mila persone sbarcate in Italia. E 5.022 persone morte nel Mediterraneo. Questo flusso è proseguito fino alla metà del 2017, per poi rallentare dallo scorso luglio.
Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2017 sono sbarcate in Italia 119.247 persone, in netta diminuzione rispetto al 2016, quando arrivarono 181.436 persone. La maggior parte di loro proviene dalla Nigeria, Guinea, Costa d’Avorio e Bangladesh. Lo scorso anno in Europa sono arrivati 171.332 migranti.
Gli italiani che se ne vanno
Sarà forse anche un altro il problema che mette a rischio la nostra tradizione culturale? Di fronte alla crisi occupazionale si registra un flusso inverso a quello descritto sopra. Secondo il rapporto Italiani nel mondo 2017 della Fondazione Migrantes della Cei, sono 5 milioni gli italiani che si sono trasferiti in altri Paesi europei o nel mondo, con un aumento del 3,3% in un solo anno.
48.600: i giovani di età compresa fra i 18 e i 34 anni che se ne sono andati nel 2016.
124mila: i giovani che hanno lasciato l’Italia nel 2017.
Al 1 gennaio 2017, gli italiani residenti fuori dai confini nazionali e iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono 4.973.942, ovvero l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data. La Lombradia conta 23mila espatriati, seguita dal Veneto con 11mila, poi Sicilia, Lazio e Piemonte. Il 54% dei cittadini italiani, 2.684.325 milioni, risiede in Europa, mentre il 40,4 in America. I primi tre Paesi con le comunità più numerose sono l’Argentina (804.260), la Germania (723.846) e la Svizzera (606.578), mentre è il Regno Unito che, in valore assoluto, si distingue per la variazione più consistente.