Giachetti – Raggi, confronto duro prima del ballottaggio
Finalmente un ‘faccia a faccia’
Dopo una campagna elettorale a suon di stilettate, ci si prepara al ballottaggio e si cerca ora di capire quali siano le sorti che spettano a Roma. A questo proposito, dopo una campagna accesa per i toni e caratterizzata per la netta divergenza d’idee tra i candidati, ieri Roberto Giachetti e Virginia Raggi – i due sfidanti in corsa per il Campidoglio – si sono confrontati in un faccia a faccia televisivo. I due si sono presentati al pubblico con abbigliamenti sobri ma comunque eleganti, apparentemente sereni e con la voglia di mettere in luce le proprie idee e smentire le tesi dell’avversario, il tutto con toni abbastanza pacati rispetto a quelli che siamo abituati a sentire solitamente quando si tratta di politica.
Questo scambio di opinioni, fatto di divergenze e “colpetti”, è avvenuto a in ½ ora, in onda ieri su rai tre.
Lucia Annunziata, dopo aver trattato la questione del ballottaggio a Torino, dà il benvenuto ai contendenti per Roma; la conduttrice parte subito con una questione posta in campagna elettorale da Roberto Giachetti e chiede, quasi ironicamente, per aprire: “fugge la Raggi?”.
Con un accenno di sorriso, Virginia Raggi si dice disponibile al confronto, come lo è stata anche in precedenza; Giachetti non sembra essere d’accordo e sottolinea il fatto che abbia dovuto un po’ rincorrere questo faccia a faccia televisivo.
Quali le qualità di ognuno?
La conduttrice Annunziata chiede a Giachetti se riconosce nell’avversaria una qualche qualità e, se sì, quale. Poi fa lo stesso con la Raggi che invece si mostra più dura e amara nei confronti del candidato del Pd.
Giachetti riconosce senza dubbio nell’avversaria delle doti, tra le quali il coraggio e lo stesso spirito attivo che l’hanno portata a “gettarsi” in questa situazione, perché di coraggio ce ne vuole ad ambire al governo della Capitale, soprattutto in queste attuali condizioni. Però, beh, forse agli occhi del candidato del Pd, la Raggi non è molto adatta a ricoprire questo ruolo poiché tentennante su molte e importanti questioni.
Per la Raggi l’avversario non sembra possedere grandi qualità; la candidata a 5 stelle gli riconosce solamente un piccolo e breve momento di onestà, quando in radio – tempo fa – dichiarò di non sentirsi all’altezza a divenire il primo cittadino di Roma e quindi di essere indeciso sulla candidatura. Poi, pungente, la Raggi aggiunge che forse si è candidato lasciandosi convincere da qualche telefonata ricevuta.
Si prosegue poi con un breve scontro sul Pd, reo – secondo Raggi – d’aver causato il collasso della Capitale, dimostrandosi per questo incapace d’amministrare bene la cosa pubblica. La conduttrice seda il battibecco e riprende subito la parola, aprendo una grande questione sulla quale entrambi i candidati confrontano le idee e le proposte.
I romani vogliono le olimpiadi? e i candidati cosa vogliono?
Siccome dalle interviste e dalla campagna elettorale condotta da Giachetti è emersa chiara e definita la sua posizione in merito alle Olimpiadi del 2024, è netto il “sì” da parte del candidato Pd alla candidatura di Roma per questo grande evento sportivo.
Meno entusiasta e meno chiara sembra essere invece la posizione della Raggi che, in realtà, davvero non sente la convinzione e la giusta determinazione a pronunciare quel “sì” che invece sembra stare tanto a cuore al suo avversario.
A detta della Raggi non è nell’imminenza che va scelto se candidare Roma o meno; questa decisione va presa in autunno e quindi non si tratta di “tentennare”, piuttosto di canalizzare le energie e l’attenzione su quei problemi gravi e urgenti che richiedono un intervento immediato al contrario delle Olimpiadi.
Insomma, per la Raggi sarebbe senz’altro positivo ospitare le Olimpiadi ma esse non sono certo una priorità, anzi; la candidata per il M5S ha ricordato come i cittadini che ha avuto modo d’incontrare in questa campagna elettorale non le hanno mai chiesto se ci sarebbero state o meno le Olimpiadi a Roma, le hanno chiesto piuttosto: “Perché l’autobus non passa? Perché le scuole dei nostri figli cadono a pezzi? Perché le palestre non sono agibili?”.
In sintesi per la Raggi è prioritario agire su ciò che è più urgente e non impantanarsi in nuove infrastrutture.
Giachetti chiarisce di essere propenso a ristrutturare gli impianti che già ci sono e sottolinea poi che non sarebbero sforzi vani ma che, al contrario, le strutture utilizzate per le Olimpiadi resteranno a disposizione della stessa Roma e quindi dei cittadini.
Proprio a questo proposito, Giachetti porta un esempio molto forte e pratico, riferendosi a quello che dovrebbe diventare il villaggio degli atleti a Tor Vergata; passato l’evento sportivo potrà essere messo ad uso e esigenza dei parenti dei pazienti del Policlinico Tor Vergata o potrà assumere il ruolo di sostegno e alloggio per studenti universitari.
Giachetti punta ancora su Tor Vergata e sull’Università e afferma l’esigenza di dover provvedere al prolungamento della metropolitana da Anagnina, perché è un dato di fatto la situazione “poco comoda” che professori e studenti fronteggiano ogni mattina per raggiungere le facoltà ed è un peccato che il Comune qui sia del tutto assente, soprattutto se ha la fortuna di avere un’Università di qualità – e ‘comoda’ nella posizione – che accoglie studenti provenienti da più punti del Paese.
Buoni obiettivi e idee certamente entusiasmanti e realizzabili che sarebbe bello vedessero una concretizzazione a prescindere però dalle Olimpiadi.
Un finale dal sapore più amaro
Infine i “duellanti” si sono espressi sulle questioni di ACEA, ATAC e PARTECIPATE.
La Raggi ha ricordato il risultato del Referendum del 2011 in cui l’Italia ha espresso la propria contrarietà alla privatizzazione dell’acqua; siccome il 51% delle azioni di ACEA le detiene il Comune di Roma, dovrebbe essere più concreto il controllo e la presenza dello stesso Comune, visto che i 2/3 dell’acqua vanno in dispersione.
Entrambi i candidati si sono trovati d’accordo nel dire che sulla questione trasporti e sui rifiuti, Roma è davvero al collasso. Poi, se si vuole evitare d’incorrere nella privatizzazione dei servizi, bisogna che il Comune intervenga e riduca il più possibile i disagi incombenti.
Il punto sta nel fatto che i disagi di Roma, i danni che le sono stati procurati dalla malgestione, da Mafia Capitale e da controverse logiche interne alla politica, hanno creato problemi concreti non solo ai romani ma anche alle migliaia di studenti e pendolari che passano materialmente le proprie giornate nella Capitale, ai quali vanno aggiunti migliaia di malati che necessariamente debbono recarsi negli ospedali di Roma.
Paradossalmente siamo in molti non romani a sperare che le decisioni che prenderà Roma in merito al candidato più opportuno, siano le migliori per la città che in tanti viviamo giornalmente e a 360°, dalle strade con buche indescrivibili, dagli autobus e i treni che “bucano” i viaggi, all’immondizia per strada, alla sicurezza a rischio.