Inchiesta petrolio, Renzi reagisce: «L’emendamento è roba mia»
«Ho scelto io di fare questo emendamento, lo rivendico per forza». Con queste parole il premier Matteo Renzi a “In mezz’ora” è intervenuto nella bufera scatenata dall’inchiesta sul petrolio in Basilicata, giustificando l’azione del governo con la necessità di sbloccare le opere pubbliche.
Tempa Rossa, Pompei, Bagnoli sono tutti progetti che l’esecutivo è riuscito a sbloccare con l’emendamento. «Noi questo Paese lo stiamo talmente cambiando che se i magistrati vogliono mi interroghino non solo su te mi interroghino non solo su Tempa Rossa ma su quello che vogliono» ha dichiarato il premier, puntando il dito contro le opposizioni che chiedono a gran voce di lasciare l’incarico: «tutti quelli che si trovano ad aver commesso un errore si devono dimettere, io per primo. A me dà noia quando mettono in discussione la mia onestà, sono un ragazzo di Rignano sull’Arno. Possono dirmi che non sono capace ma non disonesto».
La rivendicazione dell’emendamento da parte di Renzi è stata seguita dall’attacco di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia che hanno proposto una propria mozione di sfiducia al governo. Paolo Romani, capogruppo dei senatori forzisti, ha messo in evidenza i fallimento renziano, «reso ancor più plateale dagli ultimi dati Istat sull’occupazione, i quali prefigurano, una disoccupazione di massa man mano che gli incentivi sui nuovi contratti verranno meno, a riprova che il Jobs Act ha mostrato la sua inefficacia nel generare nuovi e stabili posti di lavoro».
Il premier ha reagito alle provocazioni, difendendo il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi. «Quando l’emendamento è stato formalmente presentato- ha sottolineato Renzi- il ministro dello sviluppo economico lo ha comunicato in anticipo al suo compagno, che si è scoperto poi essere interessato al business. Così facendo Federica Guidi ha compiuto un errore e giustamente ha deciso subito di dare le dimissioni, per evidenti ragioni di opportunità».
Di fronte agli attacchi e alle minaccia della sfiducia, il presidente del Consiglio si è dimostrato ottimista, ribadendo di andare a Montecitorio ad affrontare l’opposizione, «che potrà mandarci a casa, se vorrà. Ma non credo succederà neanche stavolta».