Renzi in Liguria: “Colpa di tutto il Pd”
GENOVA – Per la terza volta nel giro di poche settimane, Matteo Renzi ieri, sabato 6 giugno, si è recato in Liguria – regione che il Pd ha perso alle scorse elezioni – al Teatro Carlo Felice di Genova per partecipare all’incontro di Repubblica delle idee. Ad accoglierlo nel capoluogo ligure erano presenti il sovrintendente del Teatro Maurizio Roi, il sindaco di Genova Marco Doria, il prefetto Fiamma Spena e il governatore uscente Claudio Burlando.
“Mi dispiace per la Liguria – ha esordito il Premier – ma non c’è partita: numericamente il Pd ha vinto ed ha il consenso nel paese che nessuna sinistra europea ha”. “La lotta al dissesto idrogeologico – ha poi continuato Renzi promettendo di recarsi in cantiere con il neogovernatore Toti – non ha colore politico”. Promessa mantenuta quella del Premier che dopo poche ore dalla fine dell’incontro è andato al cantiere del Bisagno a Genova dove, però, non è stato accolto in modo piacevole: insulti e cori hanno fatto da sottofondo al sopralluogo del Primo Ministro che, imperterrito, non si è lasciato condizionare dal trattamento ricevuto dai liguri e ha garantito che “i lavori andranno avanti”. Renzi ha poi concluso: “C’è poi un principio di dignità della politica per cui lavoreremo tutti insieme con ancora più determinazione perché gli impegni siano confermati: il primo agosto del 2017 finirà il secondo lotto dei lavori sul Bisagno”.
Nel corso della visita non sono mancati i commenti relativi alle scorse Regionali: “Non mi sentirete dire che è tutta colpa di Lella Paita – ha affermato Renzi facendo un mea culpa -, tutto il Pd ha sbagliato”. “Ben venga fare una riflessione all’interno del Pd – ha continuato – visto che fino a pochi giorni fa si parlava del fatto che stavamo mettendo in atto una dittatura. Sogno un Partito della nazione in grado di saper parlare a tutti”.
Un breve commento anche sulla riforma della scuola: “Siamo pronti a ragionare – ha concluso il Premier – e cercheremo di coinvolgere più persone, ma non cederemo a chi dall’alto delle proprie rendite di posizione non vuole cambiare niente”.
Mirko Olivieri
7 giugno 2015