Delrio, stop alla corruzione con la «rivoluzione della normalità»
ROMA – Delrio, nuovo Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, si è seduto su una poltrona scomoda. Il suo Ministero continua a viaggiare in acque agitate, colpito ai vertici dai PM con lo scandalo Incalza-Perotti, e travolto da dimissioni, a partire proprio da quella del suo predecessore Lupi, per finire con quella di Ciucci, Consigliere e Presidente di Anas, l’ultima in ordine temporale.
Ora Delrio vuole contrastare la corruzione con la «rivoluzione della normalità» e dice stop al mito delle grandi opere, alle procedure d’emergenza e alle varianti in corso d’opera: «Si torna all’ordinario, alle regole semplici, europee. E faremo tutto ascoltando prima i cittadini e informandoli passo passo». Ogni cosa verrà messa online attraverso la «Open-cantieri».
È un momento di passaggio, tra una gestione affidata esclusivamente alla struttura tecnica di missione, ormai decapitata, ad un nuovo indirizzo che Delrio vuole imporre. La strada da percorrere è quella di colmare il senso di smarrimento palpabile a Porta Pia con una nuova indicazione di marcia all’insegna della chiarezza.
La cura dimagrante imposta alle grandi opere ne ha già ridotto il numero, da cinquantuno a venticinque: «Diciamo al paese e all’Europa quali sono le opere che riteniamo strategiche e quando saranno completate. Ma attenzione, anche quell’elenco non va mitizzato. Perché fino a ieri stare o non stare nella tabella della legge obiettivo significava poter avere i soldi o vedere i cantieri fermi. Un approccio del tutto sbagliato. Noi con il nostro piano triennale vogliamo portare avanti tutte le opere. Le uniche Grandi opere sono quelle utili, che possono essere anche riparare una scuola o mettere in sicurezza il costone di una montagna. Focalizzarsi sulle grandi opere ci ha portato in quattordici anni di legge Obiettivo a stanziare 285 miliardi per vederne impiegati soltanto 23, appena l’8 per cento. La montagna ha partorito il topolino e ha anche generato meccanismi opachi come quello del General contractor».
Gli economisti sembrano concordi nel sostenere che non ci sia possibilità di crescita e produttività senza una ripresa degli investimenti, soprattutto in un settore fondamentale come quello delle infrastrutture. Ma il Governo Renzi si muove convinto che solo chiudendo l’era delle grandi opere si possa tornare ad una concezione moderna, «dove le opere sono anche la lotta al dissesto idrogeologico, la mobilità urbana, le scuole».
Una ricetta che magicamente dovrebbe far scomparire la corruzione perché solo lavorando «nell’ordinarietà e nella semplicità si evitano i meccanismi corruttivi, più semplici con procedure d’emergenza, commissari, regolette e codicilli, varianti in corso d’opera».
La via della semplicità e della chiarezza proposta da Delrio sembra però giocare non alla base del meccanismo corruttivo ed alla sua causa, quanto nel non indurre in tentazione in ambiti dove «c’era un giro di bustarelle che fa paura».
Paola Mattavelli
14 aprile 2015