M5s: altro processo di epurazione. Pinna e Artini espulsi e il movimento si spacca. Rivolta sotto casa del leader
Beppe Grillo ieri ha avviato sul blog la procedura di espulsione di due deputati, Massimo Artini e Paola Pinna dal m5s. La rete cinquestelle ha votato per l’espulsione dei due deputati, accusati di “violazione del codice di comportamento sulla restituzione di parte dello stipendio “.
Grillo contesta a loro di non aver rendicontato le spese e restituito i soldi versando al fondo per le Pmi: “Si tenevano lo stipendio”, ma la deputata: «Falso, ecco i miei bonifici».
Questa volta non solo si ripete lo stesso copione di sempre, nel chiedere la testa dei “disobbedienti”, ma la decisione non è passata senza neanche dall’assemblea prevista dalle regole interne del Movimento. Dunque il cartellino rosso per i due deputati, Massimo Artini e Paola Pinna, arriva con il 69,8 per cento dei partecipanti alla consultazione online che vota a favore della cacciata.
Grillo sul blog scrive: «Chi non restituisce parte del proprio stipendio come tutti gli altri non solo viola il codice di comportamento dei cittadini parlamentari M5S, ma impedisce a giovani disoccupati di avere ulteriori opportunità di lavoro oltre a tradire un patto con gli elettori». «I cittadini deputati Massimo Artini e Paola Pinna stanno violando da troppo tempo il codice di comportamento dei Parlamentari M5S sulla restituzione di parte dello stipendio liberamente sottoscritta al momento della loro candidatura senza la cui accettazione non sarebbero stati candidati». Aggiungendo: «Un comportamento non ammissibile in generale, ma intollerabile per un portavoce del M5S. Quindi valuta: Sei d’accordo che Pinna e Artini NON possano rimanere nel Movimento 5 Stelle? Vota ora!».
La deputata Pinna, sulla sua pagina Facebook, si difende e scrive «Quanto apparso poco fa sul blog di Grillo è falso, per non parlare di quella che è una vera e propria sospensione dello stato di diritto. Il sondaggio sull’espulsione è una violazione delle regole perché non passa dall’assemblea, perché si danno informazioni false e perché c’è solo una versione». Aggiungendo: «Non è vero che mi sono tenuta i soldi ma ho versato la parte prevista a Fondo di garanzia per le Pmi e Caritas».
Inoltre su un twitt, sempre Paola Pinna scriveva: «Un cittadino in buona fede, anche se parlamentare, non ha nulla da temere. Soprattutto se ha le prove».
Poi dopo il voto che si esprimeva per la sua espulsione si sfoga e dice:«È un’esecuzione sommaria, ma non potevano trovare un pretesto peggiore di questo. I bonifici ci sono, li trovano sul mio blog e su Fb».
Naturalmente Anche il deputato M5S Massimo Artini si era difeso via Facebook: Le dichiarazioni sulla mia rendicontazione sono false e del tutto tendenziose». Quindi Artini accusava la Casaleggio Associati di «pronunciare editti privi di ogni fondamento».
I giudizio più duro contro Grillo arriva da Federico Pizzarotti che in un suo twitt dice:«Spero che qualcuno riprenda lucidità e si fermi in tempo. Non ho sacrificato parte della mia vita per vedere accadere tutto questo!».
Ma anche la deputata del M5S Patrizia Terzoni non è tenera con il suo leader e afferma: «Beppe questa volta non ci sto. Espellere Paola Pinna e Massimo Artini? No! Hanno restituito». Viene poi lanciato l’hashtag #BeppeQuestaVoltaNonCiSto.
I senatori ex M5s oggi nel gruppo Misto (Alessandra Bencini, Monica Casaletto, Maurizio Romani, Fabrizio Bocchino, Laura Bignami, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana) vanno all’attacco: «Siamo alle solite. Il blog di Beppe Grillo, con un nuovo atto d’imperio e senza rispetto per il codice di comportamento per gli eletti Cinque stelle, procede a due nuove espulsioni nel Movimento, senza passare per l’assemblea congiunta. E questa sarebbe la tanto sbandierata democrazia? A quanto pare gli errori compiuti in passato non hanno insegnato niente ai vertici».
A seguito di ciò all’interno del Movimento ci potrebbero essere nuove defezioni e altrimenti cinque deputati stanno pensando di lasciare.
Non tutti però all’interno de i cinquestelle difendono i colleghi, c’è chi come Vito Crimi rende addirittura noto che “con convinzione” ha votato per l’espulsione e, poi riferendosi ad Artini, lo accusa di aver copiato su un server i dati degli iscritti al M5S.
Riccardo Nuti invece, non solo non prende la difesa dei due accusati ma in merito alle loro discolpe precisa: “una presa per il culo” perché “versare 2000 euro non è lo stesso che versarne 6000” e perché “i soldi vanno versati in un fondo preciso, non in uno sconosciuto che hanno scelto loro”.
Ora è rivolta e una delegazione di circa 50 aderenti al movimento, capitanati dall’espulso Artini, si è recato addirittura sotto casa del leader a Marina di Bibbona. Gli attivisti, si sono poi allontanati dopo che una delegazione di sei deputati (Artini, Daga, Baldassarre, Basilio, Rizzo e Benedetti) è entrata a villa ‘Corallina’ dove il leader dei Cinquestelle, che pur ammettendi di aver scavalcato l’assemblea, ha confermato la validità dell’operazione.
Inoltre, una trentina di deputati, dopo diverse riunioni riservatissime, ha valutato di realizzare un documento unitario ed uscire allo scoperto, ma per il momento hanno preferito soprassedere, in attesa dell’appuntamento del 7 dicembre a Parma. Questo di fatto sancisce che il M5S è spaccato. Politicamente, Grillo così rischia di perdere un folto numero di parlamentari che, potrebbe essere determinante in vista delle elezioni del presidente della Repubblica.Gli altri partiti nel frattempo si dimostrano interessati alla vicenda.
I talebani pentastellati promettono “sorprese” però, se si guardano i conti di tutti sul sito “tirendiconto.it”, emerge un dato: solo un parlamentare su 143 ha presentato la rendicontazione delle spese fino a ottobre. Addirittura per tutti gli altri la rendicontazione si ferma a giugno e per altri sedici arriva fin allo scorso mese di aprile.
Sebastiano Di Mauro
28 novembre 2014