Governo Letta in bilico: Epifani urgente un chiarimento con il Pdl
Il Governo Letta, nonostante tutte le rassicurazioni che arrivano, anche dallo stesso premier, continua a vivere in uno stato di precarietà. Non si tratta solo di “caccia al titolo”, ma di oggettivi strappi i cui sintomi sono continuamente sotto i nostri occhi e, dire che non è vero, sarebbe una forzatura che equivarebbe a mettere il bavaglio all’informazione.
Basterebbe considerare le dichiarazioni dello stesso segretario del Pd, che in una intervista a Repubblica, in merito alla questione afferma: “il sostegno al governo Letta c’è dalla stragrande maggioranza del Pd, ma serve un chiarimento, perché se il centrodestra tira ancora la corda, per noi vengono meno tutti gli spazi di agibilità”.
Sempre Epifani, si dice ”preoccupato” per la situazione che si è creata ma poi aggiusta il tiro e smorza le polemiche sulla sospensione dei lavori in Parlamento, ritenendole ”esagerate”, perché, dice, ”lì abbiamo vinto noi e non loro. Poi quasi fosse il vanto di un bottino di guerra dice: “Brunetta aveva delle pretese eversive, voleva tre giorni e noi lo abbiamo stoppato, gli abbiamo dato il tempo di una riunione”.
Dove sarebbe quindi la tranquillità e l’aspettativa di lunga vita per questo governo?
Ogni giorno c’è chi si inventa qualcosa e “tira la corda” oppure pone un “ultimatum”, creando inevitabili lacerazioni e questo non solo dall’esterno, ma ache dall’interno dello stesso partito di maggioraanza.
Con un clima così è ovvio che diventa impossibile governare, senza contare che pende la “spada di Damocle” del 30 luglio”, dove non è affatto scontato il senso di responsabilità del Cavaliere e del suo partito. Quindi uno Stop, quella famosa minaccia “togliamo la spina” può divengtare realtà da un momento all’altro.
Un’altra cosa a preoccupare Epifani è il processo pendente a Napoli, che dovrà dimostrare se sono stati “comprati” i senatori del Pd per far cadere Prodi”. Se ciò venisse dimostrato si creerebbero spaccature in entrambi gli schieramenti e allora, a poco servirebbe considerare che “quel” partito ha preso otto milioni di voti, a quel punto forse, resterebbe solo la difficile alleanza col M5S, ma probabilmente solo per cambiare la legge elettorale, poi il ritorno al voto sarebbe inevitabile.
Sebastiano Di Mauro
12 luglio 2013