Mediaset: crisi di governo più vicina. Il Pdl misura le sue forze e mostra i denti
Prove generali di crisi di governo con il Pdl che minaccia la crisi e ottiene la sospensione di un giorno dei lavori parlamentari, nonostante l’opposizione di Lega e Pd alla richiesta iniziale di tre giorni.
La richiesta avanzata del Pdl è da correlare con la decisione della Cassazione di accelerare il processo Mediaset, in cui è imputato Silvio Berlusconi, anticipando l’udienza al 30 luglio, perchè per il partito è vitale decidere, in un summit interno, il da farsi.
Alla Camera i deputati M5S, hanno sollevato la bagarre, protestando contro il Pd, che ha votato favorevolmente allo stop. I deputati M5S al momento in cui è passato il Si alla sospensione hanno urlato a quelli del Pd “Bravi, bravi, buffoni, buffoni”.
Al Senato i grillini si sono tolti giacca e cravatta per protesta e Crimi ha pure invitato i senatori a uscire dall’Aula per rivestirsi.
Il Pdl ha fatto capire chiaramente che potrebbe togliere la spina a questo governo disertando le commissioni di Montecitorio e non partecipando alla cabina di regia del governo in cui si affronteranno questioni delicate come il rinvio dell’Iva e l’Imu.
Secondo Epifani, segretario del Pd, la richiesta di sospendere i lavori del Parlamento per tre giorni, come reazione alle decisioni della Corte di Cassazione, costituisce “un atto irresponsabile e inaccettabile, che lega campi che vanno rigorosamente tenuti distinti, quello giudiziario e quello parlamentare”.
Epifani ha pure precisato: “tutto ciò rende ancora una volta esplicito il problema di fondo di questi mesi: la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi e il rapporto d’azione di Governo e di Parlamento. Questo nodo deve essere sciolto solo tenendo distinte le due sfere, perché se no, a furia di tirare, la corda si può spezzare, con una scelta di irresponsabilità verso la condizione del paese e la sua crisi drammatica”.
La minaccia di crisi di governo è stata resa più esplicita dalla parole di Daniela Santanchè ai microfoni di Radio 24, dicendo: “Se dovesse arrivare un ‘no’ sulla richiesta di moratoria dei lavori parlamentari capiremo che non c’è un governo di coalizione”.
Renato Brunetta ha invece smorzato i toni commentando: “Le nostre posizioni sono responsabili, trasparenti e chiare. Vogliamo capire che cosa sta succedendo e discuterne al nostro interno. Perchè abbiamo il dovere della chiarezza e della responsabilità”.
Mentre il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi commentando l’anticipo della sentenza della Cassazione ha affermato: “non mette a rischio la maggioranza ma la democrazia in questo Paese. Noi continuiamo a fare il nostro lavoro e andiamo avanti”.
Ma ad opporsi allo stop dei tre giorni ci hanno pensato anche il Senatore Pd, Luigi Zanda, e la Lega, che per bocca di Maroni, che ha dichiarato: “Sono convinto che chiudere il Parlamento in queste condizioni sia un vulnus alla democrazia”. Maroni ha anche chiesto un incontro con Napolitano.
Ma la Suprema Corte con una nota chiarisce la vicenda dicendo: “la Cassazione ha l’obbligo di determinare l’udienza di trattazione di ogni ricorso prima della maturazione della prescrizione di alcuno dei reati oggetto del procedimento, a pena di responsabilità anche di natura disciplinare, e la Corte ha sempre adempiuto a tale dovere”. La nota prosegue affermando: “Nel caso in esame nell’assoluta normalità della doverosa prassi sin qui seguita, l’ufficio addetto all’esame preliminare dei ricorsi ha rilevato che la maturazione della prescrizione di uno dei reati sarebbe potuta cadere il 1 agosto 2013, compreso nel periodo feriale, e il presidente della Sezione feriale ha conseguentemente fissato la trattazione del ricorso per una udienza antecedente a tale data, previa richiesta di abbreviazione dei termini proposta, nel rispetto della normativa processuale, dalla procura generale”.
Giorgio Santacroce, presidente della Corte di Cassazione, inoltre, alludendo a certe dichiarazioni ed in particolare a quelle di un quotidiano che ha titolato “Banditi di Stato”, respinge gli attacchi affermando: “Ci siamo abituati ad un linguaggio poco consono ad una democrazia. Tutti sono liberi di esprimere opinioni, ma nella correttezza”.
Sebastiano Di Mauro
10 luglio 2013