Un esagitato trapelare di comunicati stampa hanno trasformato in un eco assordante quella che può essere considerata a tutti gli effetti la notizia bomba del 2016: la reunion dei Guns N’ Roses questa volta si farà, in occasione del prossimo Coachella Valley Music & Arts Festival. “Finalmente!” avrà esclamato più di un fan, magari festeggiando la notizia saltando da una parte all’altra della propria stanza al ritmo di “Welcome to the jungle”: si è perso il conto infatti delle numerose voci che negli ultimi anni si sono accumulate e ci hanno fatto sospirare più di una volta al pensiero che la hard rock band californiana rientrasse nuovamente in pista per rimettere in piedi quel vecchio sogno partorito negli anni 80 tra pezzi di L.A. Guns e Hollywood Rose. Eppure, guardando ai vari retroscena, riesco solo a condividere un entusiasmo alquanto apatico, come la sensazione di tabacco masticato pronto per essere sputato via. Per me è strano, perché (come molti altri) sono cresciuto ascoltando e amando le canzoni di quei ragazzacci ribelli, rese ancor più spettacolari dalle performance dal vivo distruttive e da tutti gli aneddoti costruiti e raccontati fuori dal palco. Ma, se posso utilizzare le parole di una cara amica, “nessuno sente il bisogno di vedere i propri idoli farsi e farci del male”. E per più di una ragione, aggiungo io.
Quando il tempo si è fermato. Era il 1996 quando Saul “Slash” Hudson decise di lasciare ufficialmente la band. Testimoni dell’epoca diranno che non ci fu nulla di cui stupirsi, che tutto era “già nell’aria” e che si aspettava soltanto il proverbiale tonfo che segue la caduta. Basti pensare a tutta la serie di concerti annullati o iniziati in ritardo durante lo Use Your Illusion Tour (il casino di St. Luis nel 1991 costò ai Guns l’esilio a vita dalla città), il feroce accanimento di Axl Rose nell’ottenere ogni tipo di esclusività legale nei confronti della band, l’overdose di eroina che per otto minuti fece smettere di battere il cuore di Slash. “Non c’era più nulla di divertente. Era diventato tutto deprimente” racconterà il chitarrista giustificando il suo allontanamento dai Guns senza scendere nei particolari che caratterizzavano i continui scontri tra lui e Axl: la selvaggia macchina da combattimento in grado di sfornare album epici come Appetite for Destruction (30 milioni di copie in tutto il mondo) ormai aveva smesso di funzionare, lasciando milioni di fan senza parole di fronte a quella che Ozzy Osbourne definì “la più grande tragedia degli ultimi 20 anni”.
Axl Rose VS Slash. In 23 anni sono state molte le voci che si sono rincorse a proposito di questo odio viscerale reciproco tra Slash e Axl, dando in realtà solo adito a un insulso scambio di dichiarazioni spesso e volentieri frutto dell’immaginazione dei giornalisti piuttosto che no. A guardare i fatti, invece, è sufficiente analizzare il percorso individuale di queste due inequivocabili bestie da palcoscenico: tra collaborazioni vincenti, gruppi di passaggio e progetti solisti (il migliore insieme a Myles Kennedy & The Conspirators), il chitarrista si aggiudica indubbiamente il premio per la carriera più prolifica, a differenza del suo diretto rivale che, forte di una nuova line up, è riuscito a produrre un solo album (Chinese Democracy, 2008) deludendo aspettative e vendite. Nel frattempo, falsità, mezze verità, querele e battaglie legali hanno solo contribuito a rendere più amara una situazione che agli occhi dei fan di tutto il mondo è stata spacciata nel corso degli anni come una “doverosa lotta per preservare l’eredità dei Guns N’ Roses”: l’espressione giusta per mascherare un vero e proprio consumato opportunismo.
“Coachella 2016”. Ad oggi sono piuttosto scettico nel credere che siano state proprio le pressanti richieste dei fan a convincere Axl, Slash e Duff a tornare insieme (sì, perché Steven Adler, Matt Sorum, Izzy Stradlin, Gilby Clarke non sembrano essere stati ancora considerati per questa “reunion”) in occasione del prossimo Coachella Valley Music & Arts Festival: forse perché i numeri e le voci che già circolano a riguardo parlano di quasi 8 milioni di dollari a concerto (il 16 e 23 aprile) che gli organizzatori potrebbero spendere per un evento la cui portata è seconda solo a quella dei Led Zeppelin nel 2007 (il cosiddetto Celebration Day). Semplicemente, Mr Rose ha perso la sua battaglia: a fronte di un evidente decadimento fisico e vocale, il frontman dei Guns ha dovuto cedere a quelle stesse richieste di mercato da lui tanto disprezzate, mettere da parte l’orgoglio (o la testardaggine) e stringere nuovamente la mano ai suoi ex colleghi pur di evitare un progressivo e totale fallimento. C’è da dire, però, senza perdere il suo caratteristico “savoir-faire”: la buca data al Jimmy Kimmel Live il 5 gennaio ne è la testimonianza (l’ultima volta fu in occasione della cerimonia per l’ammissione della hard rock band alla “Rock and Roll Hall of Fame”, nel 2012).
No, proprio non riesco a vestirmi di entusiasmo al pensiero di rivedere i miei idoli dell’adolescenza tornare a suonare insieme sul palco: l’acqua non è passata sotto i ponti, ma vogliono farci credere il contrario. I Guns N’ Roses sono rimasti lì, tra il 1985 e il 1996, insieme a tutta la gloria e l’energia che li ha consacrati nell’olimpo del rock e resi espressione pura di una ribellione totale all’ordine e a ogni genere di convenzione. Un’immagine talmente bella che non può essere lasciata nelle mani dei suoi stessi protagonisti, col rischio di rovinarla per sempre.