Dieci anni d’indie italiano

Zen Circus, Calcutta, Gazzelle, ma anche Management, Brunori, Mobrici. C’è un posto dove potete trovare tutto questo e non è Spotify ma le pagine social di Sei tutto l’indie di cui ho bisogno. Per i dieci anni dell’iconica guida dell’indie italiano ci voleva una festa speciale e così è stato. Il 27 ottobre, nei locali del Monk di Roma si è tenuta l’edizione speciale di Sei tutto l’indie Fest.

Nel 2013, quando nasceva la prima pagina Facebook Calcutta non aveva ancora pubblicato neanche Mainstream e Canova (oggi Mobrici) era alle prime note. L’indie in Italia era ancora musica di nicchia e la gente ti guardava strano se dicevi di ascoltare i Nobraino. Eri uno che sentiva musica alternativa, che viaggiava fuori onda ed era un po’ strano, erano gli anni degli hipster – chi ricorda ancora questa parola? Lui barba lunga, piercing e camminata stanca e noncurante; capello un po’ lungo e un po’ rasato e il septum ante-litteram per lei. Sono gli anni dell’università per la maggior parte della prima generazione di ascoltatori; stavamo lì a guardare chi non riusciva a superare il primo esame di Lettere, però quei ragazzacci avevano un fascino così speciale sul palco. Avevano un’aura di poeti maledetti, ma poi scendevano giù, continuavano a bere qualcosa insieme a noi, scambiavano due chiacchiere e qualche drumino e ti facevano sentire parte di quel mondo musicale che parlava così bene di te.
L’atmosfera è stata proprio questa, mentre Clavdio suonava in acustica la chitarra, potevi anche stare fuori a farti due chiacchiere con Luca Romagnoli e riconoscere di certo la chioma ingombrante di Nicolò Carnesi.

Le terrazze del Monk, che tante volte hanno ospitato chi adesso suona all’Olimpico e riempie i palazzetti delle città più importanti, si sono riempite di chi ancora spera di sentire qualcosa di diverso e originale. Il vero desiderio dell’ascoltatore dell’indie è di fatto scoprire, trovare, scovare quello che il vicino non conosce. Ormai è consapevole di non essere più alternativo, sente anche di essere un po’ invecchiato perché a forza di bere, non è la sbronza a spaventarlo ma il mal di pancia, come dicono Dario e Andrea.
Sei tutto l’indie di cui ho bisogno ha sempre creduto in questo nuovo cantautorato e da un semplice progetto di divulgazione creativa è venuto fuori un punto di riferimento solido e costante che non ha mai lasciato nulla al caso, seguendo l’evoluzione di un genere che non ha mai avuto grandi confini, che ha saputo accogliere sonorità diverse senza mai fossilizzarsi sulle origini; e così Cosmo può suonare con Fulminacci e nessuno si scandalizza se sul palco insieme ai Management ha suonato Nicolò Carnesi che, chi lo sa, forse si è ancora perso a Zanzibar.
È difficile pensare a un futuro per l’indie oggi, però cerchiamo di non farci scoraggiare, crediamoci ancora, non bistrattiamolo, ne è venuta fuori davvero tanta bella roba e anche se proprio non riusciamo a trovare nulla di rincuorante nelle parole dei Management, ricordiamoci almeno che questo movimento, tanti anni fa, nasceva proprio dal verso di una loro canzone; siamo ancora tutto il porno (e l’indie) di cui abbiamo bisogno.