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Roma – Giacomo Di Valerio, nel suo libro d’esordio edito dalle Edizioni 2duerighe, ripercorre motivi antichi con un piglio di scrittura attuale e dissacratoria. In qualche modo una “monaca di Monza” al maschile quel suo protagonista, un giovane prete votato alla ribellione in quanto predestinato suo malgrado a vestire l’abito talare.
Al centro del romanzo ci sono dunque tre protagonisti: un Dio irrisolto, contraddittorio e umanizzato, il giovane Gerardo che in Lui si personifica e una madre-padrona che ha manovrato i fili della sua esistenza, un’ombra che incombe lungo tutti i suoi passi tesi alla rinascita finale. Susanna è l’amore, l’elemento di rottura degli schemi che condurrà tutto il romanzo a delle svolte inattese.
Unico punto di riferimento, l’approdo sicuro per il giovane travolto dagli eventi, è la figura del nonno: uomo di semplice saggezza che si impone all’inizio e alla fine della storia come un filo di raccordo tessuto dalla sua infanzia fino all’epilogo, un’immagine sempre presente anche solo di scorcio nella narrazione dei suoi ricordi. In quella vita vissuta nella gabbia che gli è stata costruita intorno, a vincere la sua anaffettività irrompe l’amore passionale per Susanna, la giornalista che introdurrà nella sua esistenza ciò che lui chiamerà il “corpo estraneo” e che sarà il tragico leit-motiv del romanzo. I responsabili della sua vita sbagliata troveranno l’inevitabile risposta quando Gerardo sarà riuscito a scovare le origini vere di un disegno familiare che possiede tutti i contorni del surreale.
Di Valerio divide l’intreccio narrativo in brevi capitoli articolati tra presente e flash-back. Ai racconti infantili imbastiti sulle battute in sano romanesco del nonno dedito ai piaceri della bottiglia , alterna rappresentazioni familiari volte in metafore bibliche, per poi addentrarsi nelle maglie riflessive di quella filosofia che è suo mestiere e che sa usare con il filtro dell’ironia discorsiva. La rabbia che pervade il protagonista lo obbliga a non negarsi ampie libertà espressive, tipiche dei tempi correnti, ma legittime nella quasi totalità del contesto narrativo. E’ quella rabbia di chi è stato privato della libertà di scegliere il cammino della propria esistenza e se ne dannerà l’anima.
Lo scrittore di razza c’è. La narrazione è pulsante della sua giovane energia, con qualche intervallo ciclico a porre degli step al lettore nella sua voglia curiosa di conoscere l’epilogo, piuttosto sorprendente e serrato. Siamo sicuri che gli anni della maturità ci forniranno ulteriori ottime prove per il Di Valerio. Lo attendiamo.
Angela Grazia Arcuri
26 febbraio 2015