Il mio Roberto Baggio

Sono nato nel 1988 e tra le primissime memorie coscienti della mia vita ci sono sicuramente i Mondiali di USA ’94. Ricordo perfettamente gli ottavi contro la Nigeria. Mancano pochi minuti alla fine. La squadra africana, che indossa un’indimenticabile divisa verde, è in vantaggio di un gol. Bruno Pizzul commenta sconsolato la melina degli avversari. Si è ormai del tutto arreso alla cruda realtà dell’eliminazione. D’altronde, per via dell’ingiusta espulsione di Zola, siamo anche in campo con un uomo in meno.
Io non ho il coraggio di guardare e vado fuori in giardino dove continuo nervosamente a camminare avanti indietro come mi accade di fare, da quando ho sei anni a oggi, ogni volta che sono in ansia.
A un tratto sento una voce. È mia madre che si precipita fuori a cercarmi e urla: “Marco, ha segnato Baggio, ha segnato Baggio!”. A pensarci non riesco a trattenere qualche lacrima rimembrando quell’infanzia perduta. Fatto sta che rientro prontamente in casa e assisto con rinnovata calma ai tempi supplementari in cui, dal nulla, ancora Baggio si inventa un calcio di rigore e lo realizza, portandoci ai quarti.
Molto spesso ho ragionato sul perché Baggio goda di un amore così incondizionato da parte degli italiani. D’altronde, aldilà delle eccezionali capacità tecniche, non è uno che ha vinto molto in carriera, ha pure sbagliato un rigore decisivo in una finale mondiale e ha addirittura rinnegato la religione di Stato per seguire quella che per quei tempi era una strana filosofia orientale!
Credo che il motivo stia un po’ in quella reminiscenza che ho cercato di raccontare. Roberto Baggio è parte dei nostri ricordi condivisi. Probabilmente con il tempo dimenticheremo chi era seduto accanto a noi al matrimonio del nostro migliore amico, ma ricorderemo per sempre gli amici con cui abbiamo cenato prima della finale di Pasadena del ’94 o la fidanzata dell’estate del 2006. E Baggio, nel corso degli anni ’90, è stato un po’ l’amico o la fidanzata di tutti noi. Quello che da un momento all’altro avrebbe potuto risolvere a nostro favore una situazione difficile. E quindi era naturale che Cesarone Maldini ai Mondiali di Francia si arrabbiasse perché ogni due per tre qualcuno gli urlava: “Ma fai entrare Baggio!”. Scusaci Cesare, ma non potevamo fare altro.
Credo che nessuno abbia mai voluto male a Baggio per quel rigore sbagliato. Anzi, se possibile gli si è voluto ancora più bene. Perché anche dentro quel rigore ci siamo tutti noi: le nostre vite irrisolte, i treni persi, le sconfitte, le scelte sbagliate. Ed è molto più bello immedesimarsi in un uomo che, fotografato dalla propria figlia, carica una Panda 4×4 per andare a lavorare piuttosto che in qualche divo dello sport a bordo di un’auto di lusso che non potremo mai permetterci. Baggio è uno di noi e uno come noi.
Su YouTube potete trovare un video di Baggio ai tempi del Brescia in cui mostra le condizioni del proprio ginocchio destro, limitato nel movimento da una palla di liquido cartilaginoso che gli ha provocato dolori insostenibili e lo ha costretto ad allenamenti straordinari per praticamente tutta la carriera. Ciò nonostante ha fatto tutto quello che ha fatto. Mio padre mi diceva sempre che dopo Rivera ha visto soltanto due giocatori accarezzare il pallone come lui: Roberto Baggio e Francesco Totti.
Spesso mi diverto a fare delle ucronie. Come sarebbe andato il mondo se… Io non so come sarebbe stato il calcio senza Roberto Baggio. So per certo che senza Roberto Baggio non ci sarebbe mai stata la corsa di Mazzone che è l’evento che segna il confine esatto tra il calcio di ieri e di oggi, quello romantico con cui siamo cresciuti e quello folle e milionario con cui stiamo invecchiando. Da una parte le Panda 4×4, dall’altra le auto di lusso che non potremo mai permetterci.
Tanti auguri Roby!