L’intelligence di Marco Giaconi

Pensiero brillante ed una capacità di analisi sicuramente oltre le righe, Marco Giaconi, scomparso nel 2020 viene raccontato attraverso una raccolta di articoli, saggi e interviste nel libro “Marco Giaconi e l’intelligence. Un antologia” edito per la casa editrice Historica Giubilei Regnani.
Marco Rota e Andrea Bianchi, autori del libro, ci aiuteranno a comprendere meglio la figura di Giaconi ed il prezioso lavoro da lui svolto negli anni.
Ciao Marco e Andrea, benvenuti su 2duerighe.com, iniziamo con una domanda più complessa di quanto possa sembrare, chi è stato Marco Giaconi?
È stato un professore di filosofia all’università di Zurigo, precisamente al seminario di filosofia. Questo fino ai suoi 35 anni circa. Nei primi anni Novanta collabora con organi statali per la formazione delle forze armate e poi diviene un consulente anche per industrie strategiche italiane.
Giaconi ha insegnato anche in qualità di funzionario e direttore di ricerca presso il CeMiss, che oggi ha cambiato sigla ma si propone sempre di formare i quadri a fini di azione in teatri operativi all’estero. La carriera di Giaconi è stata infine coronata dal suo ruolo di funzionario presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, all’epoca supportando il Ministro della Difesa Antonio Martino.
Marco Rota, prendiamo spunto da qualche estratto del libro; nel 2019 Giaconi disse: “L’UE, prima o poi, fallirà e cadrà nell’irrilevanza, anche per i suoi membri.” Siamo nel 2023 quest’affermazione secondo te è ancora valida?
Io sono un europeista convinto, l’Italia senza l’Europa sarebbe già affondata, soprattutto a causa dell’alto debito pubblico. Ma è altrettanto vero che quest’Europa sta sopravvivendo alla pandemia e alla guerra in Ucraina solo rivedendo quasi tutte le regole che si era imposta, a cominciare dal patto di stabilità.
Gli interessi nazionali continueranno a prevalere, soprattutto quelli tedeschi, poiché loro sono ancora il motore dell’Unione. La Francia cerca ancora un suo posto al sole, che illumini le sue specificità anche nel XXI secolo. Ma la geopolitica europea è già cambiata, e il potere si è già spostato verso l’Est europeo, più reattivo contro l’aggressività russa e più connesso a Stati Uniti e Gran Bretagna (il tema della sicurezza). Poi, si tratta di capire come verrà fermata la Cina, e in tal senso Ursula von der Leyen mi pare stia sviluppando una consapevolezza nuova. Forse, pur in ritardo, anche Bruxelles ha capito la posta in gioco, che è globale.
Nel libro viene citato Cossiga; Andrea Bianchi, che rapporto c’è stato tra l’ex presidente della Repubblica e Giaconi?
Faccio affidamento a un aneddoto giunto per via diretta da chi vedeva la televisione di Stato allora. Cossiga esternò in un passaggio alla RAI «come dice il mio amico Marco Giaconi». Ecco, senz’altro c’era qualcosa di più della conoscenza, della collaborazione e della stima. Quando Cossiga morì ci fu un profluvio di convertiti che dicevano di esser sempre stati suoi amici, conoscenti o magari commensali; erano diventati improvvisamente tutti intimi del Presidente Cossiga, che peraltro nutriva una profonda stima per chi come Giaconi veniva da una certa idea della Normale di Pisa.
E che patrimonio intellettuale ha lasciato Giaconi all’Italia?
Una messe di articoli aperti che ci siamo proposti di assemblare in un volume unico. Inoltre, brevi report, resoconti e analisi che, questo sì, occorrerà tempo, dedizione e costanza per raccogliere. Segnalo per gli universitari la sua tesi di laurea su Pierce, rielaborata e ristampata dalle edizioni universitarie di Pisa ai primi anni Novanta. Questo come bibliografia. Come lascito, vorrei indicare invece la questione della fine del periodo che egli definiva «buonista» del Servizio in Italia e la netta intuizione dell’alleanza sino-russa di oggi. E qui occorrerebbe riprendere semmai certi moduli alla Angleton ma non più in funzione antisovietica quanto anticinese.
Marco Rota, a proposito di Mossad, Giaconi disse che occorre avere strutture di intelligence che possano fare le operazioni “bagnate” senza problemi come gli israeliani. Ti trovi d’accordo con questa metodica operativa?
Io sottoscrivo le esatte parole che Giaconi scrisse anni fa: «Occorre invece avere sempre, come gli israeliani, strutture di intelligence che possano fare, senza problemi, le operazioni “bagnate”, ovvero gli assassinii mirati, le destabilizzazioni politiche e sociali, alcune durissime operazioni di controinformazione. Altrimenti niente». Un servizio segreto è soprattutto questo, piaccia o meno, in tutte le nazioni più potenti del mondo. L’intelligence, la cui definizione è certamente ampia, non è tuttavia una materia accademica, è altro, prevalentemente si tratta di spionaggio dei segnali, disinformazione, guerra psicologica, neutralizzazioni mirate. Attività che hanno già a che fare (anche) con l’Intelligenza Artificiale. Ma si può continuare a non parlarne come se questo mondo non esistesse, la buona stampa preferisce così.
Andrea Bianchi, Giaconi affermò «Non dimentichiamoci che la vera partita sarà, tra poco, tra Iran e l’universo sunnita, nelle primavere arabe, per gestirne l’egemonia». A distanza di più di dieci anni questo scenario è in atto?
Le varie Primavere hanno segnato la fine del progresso indistinto della democrazia, per chi non se ne fosse accorto e si fosse sentito disturbato dai fatti russi in Crimea del 2014 (quando non si fosse svegliato solo a fine febbraio 2022). Faccio un esempio. In Marocco la primavera è stata il volano che il re ha lanciato per poi portare i partiti islamisti (chiamandoli così per comodità) al baratro elettorale. In questo modo si è garantito la stabilità. L’altro sovrano ascemita che ha dovuto controllare la sua stabilità in Giordania non ha avuto problemi di questo genere. Questione ancor più evidente per Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, tutti sunniti, sulla carta allineati con Israele in funzione anti-iraniana, anche se ora la Cina riavvicinando gli stessi iraniani ai sauditi sta mettendo in crisi il quadro regionale. L’Iran per Israele resta la madre di tutti i problemi.
Marco Rota, ultima domanda, come finirà la guerra in Ucraina?
Sarà lunga. La Cina finge di essere un buon cittadino globale ma, in realtà, assiste i russi sotto tutti i punti vista. L’Ucraina, il Caucaso, i Balcani, sono tasselli della penetrazione cinese, il sogno euro-asiatico di Pechino (che Marco Giaconi aveva spiegato bene). Detta in parole semplici, i cinesi costringono gli americani a restare concentrati su Ucraina/Caucaso e Taiwan, quindi concretamente dividendo la forza militare statunitense su due fronti, un po’ come durante la Seconda Guerra Mondiale…Europa e Pacifico…
Xi Jinping tiene Putin sotto la sua ala protettiva, non ha mai condannato l’invasione dell’Ucraina ma parla di pace, sostiene l’esercito russo ma puntualmente spunta quale possibile mediatore a tutti i tavoli diplomatici. Tutto questo serve anche a prendere tempo, altro che guerra della Nato. La Cina vuole tutto, e le strategie commerciali non bastano più.
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