Nelson Mandela, uomo di Stato ed eroe straodinario
Nelson Mandela ha passato 27 anni della sua vita in carcere sacrificando la propria libertà per gli ideali nei quali non ha mai smesso di credere. “Madiba” è diventato nel 1994 il primo Presidente nero del paese dopo l’abolizione dell’apartheid grazie alle prime elezioni libere.
Pochi giorni fa, il 5 dicembre, è ricorso l’anniversario della morte di Mandela. Un uomo straordinario . Occorre confrontarsi con una folla in carne ed ossa per scoprire l’assoluta devozione di un popolo per il suo eroe. Nel 1994, nella Township di Khayelitsha, milioni di occhi incandescenti di amore riuniti in canti accolgono l’ex prigioniere più celebre del mondo come fosse un dio vivente.
Occorre anche aver visto Mandela compiere uno dei suoi celebri passi di danza nel bel mezzo di un ricevimento ufficiale, ondulando ai ritmi tradizionali del suo villaggio natale per cogliere il suo gusto di vivere e la sua inossidabile vitalità. Invictus, celebre film consacrato nel 2009 all’ex capo di Stato sud-africano girato da Clint Eastwood, ha sapientemente riassunto una parte fondamentale della vita di questo straordinario uomo che grazie la mondiale di rugby vinto proprio dal Sud Africa è riuscito ad unire molti nel paese rinforzando l’immagine internazionale del paese. L’invincibile ora non c’è più. È morto dopo aver vissuto una vita eccezionale.
Il ”Mandela Day”
Come il “Che” senza le sue ombre. Coma Gandhi, ma senza la sua religiosità. La sua personalità e la sua tenacia hanno strutturato la sua statura. Centinaia di libri sono già stati scritti su di lui, milioni di visitatori si recano ogni anno nel suo villaggio di Qunu, nella provincia del Capo Orientale, e le Nazioni Unite hanno fatto della data del suo anniversario, il 18 luglio (1918), il “Mandela Day” nel quale tutti si impegnano a rendere il mondo migliore.
L’uomo Mandela, ha scoperto infinite fasi della vita da bambino nel suo villaggio, alla lotta armata per la riconciliazione, fino alla magistratura suprema, da vittima ad architetto del perdono, dopo aver definitivamente eliminato la parola vendetta dal suo vocabolario personale. Una volta abolito l’apartheid, ha ottenuto l’affetto dei sud-africani bianchi, sedotti da quel abbattimento esemplare quanto complesso. L’entusiasmo e l’ammirazione universale hanno giocato un ruolo da rullo compressore.
Mandela è la storia di un bambino sud africano poco ordinario diventato una figura africana non ordinaria. Ereditario del regno dei Thembu, uno dei popoli della nazione di Xhosa, nel Transkai, Madiba frequenta la scuola, un’autentica première per la famiglia.
Ribelle e lottatore, non esita a fuggire quando il re vuole sposarlo forzatamente. Per l’amante della boxe, del calcio e della danza, giunge dunque la scoperta di Johannesburg. Dalle cittadine povere, alle miniere d’oro, dalla discriminazione dei “nativi” all’Africa bianca, sono molte le cose che scopre il giovane Madiba. I suoi studi di legge a Fort Hare, l’unica Università aperta ai neri in tutta l’Africa australe, che gli permetteranno di aprire nel 1952 il primo studio di avvocati neri del paese.
“È la politica razziale che dobbiamo sradicare, non i bianchi ! E dobbiamo usare due utensili: la discriminazione e la riconciliazione”
Nelson Mandela
La cultura del giovane giurista è già bianca, si definisce un panafricano piuttosto che antirazzista, ma passa professionalmente il suo tempo a lottare contro il razzismo ordinario. Gandhi in questa fase della sua vita diventa un riferimento al quale ispirarsi: fondatore della Lega dei giovani a 26 anni, lotta per l’azione non violenta e la disobbedienza civile contro la violenza dell’apartheid istituito nel 1948.
Fu arrestato una prima volta nel 1956 mentre ricopriva la carica di vice presidente di un movimento di massa. Nel 1960, il massacro di Sharpeville cambia il clima fino a trasformare la situazione in una vera e propria lotta armata.
LA VITA DI MADIBA IN PILLOLE
Eroe
Conosciamo il seguito. Arrestato il 5 agosto del 1962, a 44 anni, è condannato il 12 giugno 1964 al carcere a vita per atti di sabotaggio, e mandato alla struttura di Robben Island, a largo del Capo, dove continuerà la sua lotta in un incredibile simbiosi con i suoi carcerieri diventando secondo Anthony Sampson, suo biografo, maestro del suo carcere.
La sua liberazione, arriverà 10 000 giorni più tardi, l’11 febbraio del 1990. Incoronato premio Nobel per la pace (congiuntamente con Frederik de Klerk) nel 1993, diventa nel maggio del 1994 il primo Presidente nero del Sud Africa grazie alle prime elezioni libere e multirazziali del paese. Questi 27 anni di carcere hanno dato a quest’uomo passionale e suscettibile, umiltà e disciplina ma anche totale controllo di sé. La sua esperienza gli ha fornito il senso del perdono amplificato e l’ossessione per l’uguaglianza: “Ho lottato contro il dominio dell’uomo bianco, ho combattuto contro il dominio dell’uomo nero”, ha dichiarato. Una volta Presidente il suo obiettivo fu quello di liberare gli oppressi e gli oppressori, ricorda lo scrittore sud africano André Brink.
Di Mandela, ricordiamo spesso più il metodo che risultati, con una costante: il suo pragmatismo, in politica come in economia che gli ha permesso di accettare il liberalismo degli anni novanta. “È la politica razziale che dobbiamo sradicare, non i bianchi ! E dobbiamo usare due utensili: la discriminazione e la riconciliazione”.
Democrazia duratura
Mandela è stato capace di proporre un’alternativa a tutti i sud africani. Lo ha fatto in un patchwork di culture, di lingue e i religioni. Ha trovato un cammino originale costruendo un paese arcobaleno per tutti, facendo prova di una grande inventiva politica: la Costituzione provvisoria del 1992 ha permesso di sgretolare l’apartheid mentre il potere bianco era ancora in atto.
Quale fu il bilancio di Mandela come capo di Stato? Una volta Presidente ha lasciato il governo governare al contrario della maggior parte dei paesi africani. Il suo vice Presidente Tabo M’Beki si incaricava della gestione giornaliera il giorno stesso, concentrandosi sul rapporto con il popolo e sulla costruzione di una nuova immagine internazionale per il Sud Africa.
Un personaggio impenetrabile
Non possiamo negare che il Sud Africa resta uno dei paesi maggiormente afflitti dalle disuguaglianze sociali, dove la corruzione è ben radicata, la violenza si ripete costantemente, dove l’Aids continua a mietere vittime, dove la disoccupazione persiste e dove la maggioranza dei possedimenti sono in mano ai bianchi.
Molti ricordano che Mandela come Presidente se ne sia andato troppo presto e irrimediabilmente, al termine di un solo mandato nel 1999. Altri sottolineano che in seguito a troppe preoccupazioni per compromessi al momento delle negoziazioni costituzionali, ha scartato l’ipotesi di un cambiamento radicale in materia economica e sociale. Tutti, riconoscono che il trasferimento del potere nelle mani di una maggioranza democratica avrebbe costituito una rivoluzione atipica.
Per molti Mandela è rimasto un personaggio impenetrabile, dalla disciplina di ferro nei propri confronti. “Essere rimasto 27 anni senza vedere i propri figli è un’esperienza terribile” ha confidato Madiba. Dopo la sua liberazione infatti confessò: “Sono sempre in prigione”.
(Twitter@ManuManuelg85)