Germania: cambiare la nazionalità dei migranti per rimpatriarli
Di fronte alla difficoltà nel rinviare i migranti nei loro paesi, le autorità tedesche sollecitano l’aiuto delle ambasciate africane. Finanziate, non esitano ad attribuire ai migranti nazionalità fittizie, finalizzate al rimpatrio come rivela l’inchiesta di Der Freitag
BERLINO – Joseph Koroma è della Sierra Leone. È fuggito dal suo paese nel 2006 per recarsi in Germania. Una volta arrivato nella terra promessa, la sua richiesta di asilo è stata respinta. È stato rispedito nel 2013 in Nigeria. Joseph Koroma è uno degli Africani che è stato vittima di una politica di cooperazione tra le autorità tedesche e il personale di alcune ambasciate, che attribuiscono agli individui passibili di espulsione una nazionalità che facilita questa operazione.
Molti migranti sono sprovvisti di documenti quando arrivano in Germania, ricorda il giornale berlinese, sia perché non ne possiedono, sia perché se ne sbarazzano per evitare di essere rimpatriati nel loro paese di provenienza. “Una nazionalità non stabilita è l’ostacolo più grande per un’espulsione”, ricorda Der Freitag. L’inchiesta rivela come negli anni sia stato organizzato un sistema di audizioni di massa condotto dal personale delle ambasciate al fine di attribuire ai migranti nazionalità che facilitano l’espatrio.
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Il personale delle ambasciate decide se la persona può e meno rimanere nel paese. “Quando pensano che non possono restare, emettono un passaporto sostitutivo, un “certificato di viaggio d’emergenza”, aprendo di fatto la porta all’espulsione.
Le persone coinvolte non hanno il diritto di essere accompagnate da un avvocato o da un interprete. Prima di incontrare la delegazione, sono perquisiti e le loro cose vengono sequestrate. L’incontro dura tra i tre e i cinque minuti in media. Non esiste nessun documento ufficiale che attesti quanto accaduto durante l’incontro.(…) Molti migranti lasciano la sala senza nemmeno capire cosa succederà loro. “La procedura è tutto tranne che seria”, denuncia Der Freitag ma è comunque difesa dalla polizia federale e anche dal governo.
Il giornale tedesco punta il dito anche contro gli evidenti conflitti d’interesse – poiché il personale è pagato. Nel caso della Nigeria, percepiscono 250 euro a colloquio e 250 euro supplementari in caso di identificazione. Per il Benin la tariffa è di 300 euro. “Per la Germania, ciò resta meno caro che un’autorizzazione provvisoria del soggiorno di diversi mesi per questi migranti”.
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Fonte: Der Freitag
(Twitter @ManuManuelg85)