Egitto: le reazioni alla condanna di Mohamed Morsi
Il destituito presidente Mohamed Morsi è stato condannato a 20 anni di prigione dal tribunale del Cairo. La giustizia egiziana gli rimprovera di essere implicato negli arresti e di essere direttamente responsabile delle torture proliferate contro i manifestanti durante il suo mandato
Il CAIRO – La condanna emessa nei confronti di Morsi non prevede la pena di morte. Nel quartiere informale e popolare di Boulac, la gente reagisce al verdetto, che ha ugualmente suscitato numerose reazioni da parte della comunità dei Fratelli Musulmani di cui lo stesso Morsi è stato membro in passato.
Tuttavia, la sua condanna, sorprendentemente, non sembra davvero essere l’argomento di conversazione più gettonato. Da qualche mese, la politica ha disertato le conversazioni nelle strade del paese, come riporto un meccanico alla stampa locale. Per molti, la sentenza contro Morsi è soltanto un’altra delle tante faccende.
Molti pensano che né il presidente né i Fratelli musulmani meritano il potere. Altri invece ribadiscono che la pena non è abbastanza severa. I media invece rimbalzano la notizia attraverso comunicati d’agenzia, comunicati stampa e gli appelli si sono moltiplicati sui canali televisivi satellitari, specialmente quelli vicini ai Fratelli Musulmani.
Osama, il figlio di Morsi, ha affermato che suo padre è sempre un presidente in essere e che “il tribunale in preda al colpo di Stato non è abilitato a processare un presidente nel pieno delle sue funzioni”.
Ma cosa rappresenta esattamente questa sentenza?
La condanna dell’ex capo di Stato sembra relativamente clemente confrontata alla pena capitale nei confronti di 11 tifosi, sentenziati per i fatti risalenti alla partita di Port-Saïd, quando morirono 74 persone nelle tribune. È possibile intuire dal comportamento della giustizia come l’apparato giudiziario voglia lasciare un po’ di margine in attesa dei prossimi verdetti. In effetti, Morsi rischia ancora la pena di morte per la cospirazione con Hamas, lo Hezbolla e i guardiani della rivoluzione iraniana accusati di aver commesso atti di terrorismo. Incorre anche verso altre accuse quali fuga di segreti di Stato al beneficio del Qatar e di Al Jazeera (il canale televisivo) ma anche per l’evasione durante la primavera araba.
Probabilmente la condanna di Morsi è passata in secondo piano poiché per il popolo è molto più significativa la pena di morte sancita contro Moamed Badiem, che è sempre stato percepito come un subalterno. L’uomo però è a capo dei fratelli musulmani. Inoltre, è lecito pensare che vedere impiccato un presidente destituito non avrebbe certo giovato all’immagine del paese agli occhi della comunità internazionale e specialmente agli occhi dell’America che fornisce armi e supporto militare al paese.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
22 Aprile 2015