UCRAINA: l’Occidente minaccia Mosca in caso di “rottura della tregua”
Il presidente americano Obama, quello francese Hollande e la cancelliera Merkel hanno promesso martedì una reazione forte in casso di rottura del “cessate il fuoco” nell’est ribelle filo russo dell’Ucraina evocando il ruolo dell’OSCE per la vigilanza della situazione
KIEV – Questa condizione è stata raggiunta al termine di colloqui telefonici tra il presidente americano, tedesco e francese coadiuvati dal premier britannico David Cameron, dal presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, e dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
I presidenti hanno convenuto che una forte reazione della comunità internazionale sarà assolutamente necessaria in caso di rottura della tregua stabilita negli accordi di pace bielorussi siglati a Minsk2, conclusi il 12 febbraio.
Senza menzionarla direttamente, il messaggio s’indirizza chiaramente alla Russia, accusata da Kiev e dagli Occidentali di armare i ribelli e di impiegare regolarmente truppe russe in Ucraina. Osservazione puntualmente smentita da Mosca.
Tuttavia, questa dichiarazione potrebbe significare l’assenza, almeno nell’immediato, di nuove sanzioni contro la Russia, nonostante le accuse contro gli insorti per la conquista di Debaltsevo. I sei responsabili hanno inoltre auspicato il “rinforzo dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE)” al fine di assicurare il rispetto del cessate il fuoco e il ritiro dell’artiglieria pesante.
Nella giornata, la presidenza ucraina aveva ottenuto l’accordo di Berlino, Parigi e Mosca per l’impiego di osservatori dell’OSCE nelle zone più calde del conflitto che ha già provocato la morte di 6 000 persone in soli undici mesi.
L’accordo è stato ottenuto durante un colloquio telefonico tra la Merkel, Hollande, Putin e il presidente ucraino Poroschenko. Se gli occidentali sembrano sollevati dalla relativa calma nell’est ucraino, il presidente Porochenko ha messo tutti in guardia contro un ottimismo prematuro. “Né l’arresto degli spari ribelli, né il ritiro completo delle loro armi hanno avuto luogo”, ha sentenziato in una conversazione telefonica martedì con il presidente del Consiglio europeo.
Il ministro degli esteri ucraino, Pavlo Klimkine, ha emesso alcuni dubbi per il mantenimento della tregua. I propositi ucraini contrastano con quelli del segretario di Stato american John Kerry che si è detto “speranzoso” sul miglioramento ucraino durante un colloquio con il suo omologo russo, Serguei Lavrov, in un colloquio a Ginevra. “La nostra speranza è che nelle prossime ore, e certamente nei prossimi giorni” il cessate il fuoco ufficialmente entrato in vigore il 15 febbraio “sia completamente rispettato”, ha dichiarato John Kerry. Il generale Martin Dempsey invece si è detto favorevole alla consegna di armi americane all’Ucraina nell’ambito della NATO. “Credo che dobbiamo assolutamente fornire armi all’Ucraina” e “ciò verrà effettuato nell’ambito della NATO”, ha dichiarato di fronte alla commissione delle forze armate del Senato stimando, che l’obiettivo di Putin sia proprio quello di fratturare la NATO.
Per ora, gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina equipaggiamento militare “non letale”. Nella NATO, la Germania e la Francia si sono opposte alla vendita di armi per l’Ucraina, onde evitare di creare e provocare un’intensificazione del conflitto in corso.
Nel frattempo, sono stati uccisi tre soldati, altri nove feriti nelle ultime 24 ore, come annunciato da Kiev. L’esercito ucraino denuncia da una decina di giorni, una concentrazione di truppe nemiche e l’impiego di droni nella regione di Mariupol, porto strategico sul mare di Azov.
In questo contesto, diversi responsabili occidentali si recheranno nella capitale ucraina. Il premier Mattero Renzi arriverà oggi seguito dal segretario di Stato americano aggiunto Antony Blinken e dal capo della diplomazia britannica Philipp Hammond atteso a Kiev in settimana.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
4 Febbraio 2015