Crisi Yemen, gli Stati Uniti fermano tutte le operazioni antiterrorismo
NEW YORK — Il tracollo del Governo yemenita ha portato gli Stati Uniti ad uno stop di tutte le operazioni antiterrorismo nel Paese; fermi i raid con i droni. Decisione necessaria ma decisamente pericolosa se si pensa che lo Yemen ha il gruppo terroristico Al Qaeda nella penisola arabica in assoluto più pericoloso e sanguinario. Nei giorni successivi all’attentato di Parigi era stata proprio la frangia yemenita di Al Qaeda a rivendicarlo, ed ora potrebbe approfittare dell’instabilità politica per crescere ed espandersi.
Ma le dimissioni del Presidente Abd Rabbo Mansur Hadi e del suo Governo dopo l’attacco al palazzo presidenziale di Sana’a da parte dei ribelli houthi hanno messo in ginocchio questa nazione. Hadi aveva dichiarato che «lo Yemen oggi è davanti ad un bivio, essere o non essere uno Stato. Oggi si può discutere e risolvere, ma domani o dopodomani potrebbe non essere più possibile farlo». Falliti i negoziati con i ribelli seguaci dello zaydismo, variante locale dell’Islam sciita, ora lo Yemen si ritrova in balia di un gruppo appoggiato dall’Iran e paragonato, a livello internazionale, a Hezbollah, il partito sciita libanese.
Era da mesi che i ribelli chiedevano una spartizione più equa del potere e adesso di fatto si sono impossessati dei vertici istituzionali di un Paese in una posizione fondamentale. In questa rivolta molti vedono la mano iraniana, e certamente è un segnale di quanto anche qui lo jihadismo si sia rafforzato politicamente, oltre che militarmente e ideologicamente.
È necessario attendere per scoprire se la strada presa dagli houthi sarà quella dello scontro o del confronto. Sicuramente Hadi era un valido alleato degli Stati Uniti nella lotta contro l’estremismo e radicalismo religioso di Al Qaeda nella penisola arabica.
Paola Mattavelli
24 gennaio 2015