Gran Bretagna: il “The Guardian” non si lascia intimidire nel caso Snowden
Il redattore capo del quotidiano britannico “The Guardian”, Alan Rusbridger, ha difeso martedì 3 dicembre di fronte ad alcuni deputati la pubblicazione delle rivelazioni di Edward Snowden, l’ex consulente dell’Agenzia nazionale di sicurezza americana (NSA), e ha smentito di aver messo in pericolo la sicurezza del suo paese.
Alan Rusbridger ha affermato che il quotidiano britannico “The Guardian” è stato vittima di intimidazioni con lo scopo di impedire la pubblicazione di articoli di interesse pubblico. “Questo caso può essere politicamente imbarazzante, ma non c’è niente qui che rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale”, ha dichiarato difendendosi il caporedattore dell’autorevole quotidiano.
“È importante guardare allo spirito che i redattori capo dei giornali probabilmente i più importanti degli Stati Uniti, ‘The Washington Post’ e il ‘New York Times’ che hanno avuto nel prender delle decisioni praticamente identiche” pubblicando informazioni ottenute da Edward Snowden (la talpa del Datagate) ha dichiarato durante l’udienza in diretta televisiva Rusbridger. Inoltre ha sottolineato che “The Guardian non si lascerà intimidire, ma non si comporterà nemmeno in maniera imprudente”.
Il redattore capo si è detto “sorpreso” da una domanda del Presidente della commissione, Keith Vaz: “Amate questo paese?” rispondendo: “Noi siamo patriottici e una delle cose che fanno di noi dei patrioti è la democrazia e la libertà della nostra stampa”. Una domanda che suscitato numerose reazioni sui social network e anche presso i media britannici.
Come Gleen Greenwald, uno dei due giornalisti all’origine del caso, che ha descritto questa scena come una delle “più spaventose”. Tredici media, incluso il “New York Times”, hanno firmato una lettera aperta apportando il loro sostegno al giornale e alla libertà di stampa in generale. Prima dell’udienza, Alan Rusbridger aveva anche pubblicato una lettera di Carl Bernstein, il famoso giornalista americano che ha contribuito alle rivelazioni dello scandalo Watergate insieme a Bob Woodward. Secondo lui l’udienza del capo redattore del “The Guardian appariva come “un tentativo delle più alte autorità britanniche di spostare il problema” messo in luce da Edward Snowden, per denunciare “l’attitudine della stampa”.
Alcuni articoli pubblicati a giugno da diversi giornali, tra i quali il “The Guardian”, a partire dalle rivelazioni dell’ex consulente della NSA, hanno rivelato l’ampiezza del sistema di sorveglianza agli Stati Uniti e al Regno unito, provocando l’ira di Washington e l’imbarazzo di Londra.
Nel mese di agosto, “The Guardian” aveva affermato di essere vittima della pressione del governo britannico, per distruggere due hard disk contenenti informazioni ottenute da Edward Snowden.
Due mesi dopo il primo ministro britannico, David Cameron, dichiarava che la pubblicazione dei documenti segreti sui programmi di sorveglianza degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno creato problemi alla “sicurezza nazionale”, in quanto le rivelazioni sono giunte tra le mani di Al Qaeda.
Il giornalista Glen Greenwald, portavoce delle rivelazioni di Edward Snwoden sul sistema di sorveglianza cibernetico americano ha dichiarato che molti documenti in suo possesso saranno pubblicati e promette che saranno un autentico terremoto mediatico.
Mentre Alan Rusbridger afferma che manterrà la massima prudenza sulla pubblicazione dei 58 000 documenti della NSA, Glen Greenwald secondo molti intende pubblicarli fino all’ultimo. Siamo solo all’inizio.
di Manuel Giannantonio
(Twitter @ManuManuelg85)
(Blog: http://www.fanpage.it/manuel-giannantonio/)
4 dicembre 2013