Milei sta diventando per Lula un vero e proprio problema
Il Presidente brasiliano Luiz Inacio Lula de Silva aspira ad una leadership regionale e mondiale. Il primo grande e non banale contrattempo che ostacola le aspirazioni di Lula sta nell’impossibilità di ottenere un incontro con il suo omologo della vicina Argentina, il Presidente Javier Milei.
A sette mesi dall’insediamento di Milei, i due leader si sono incontrati una sola volta, molto brevemente, a margine della riunione del G7 che si è svolto lo scorso mese in Italia. In tutto questo tempo si sono evitati nonostante i molteplici viaggi svolti da entrambi in giro per l’America Latina e il Mondo intero, per promuovere le loro opposte visioni ideologiche.
L’agenda mondiale di Lula è molto ampia. Il Presidente brasiliano vorrebbe ottenere un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ha in programma un ruolo di primo piano per il suo Paese nei negoziati sul cambiamento climatico visto che il Brasile ospiterà il prossimo anno la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico COP30. Ha più volte cercato di inserirsi come mediatore nel conflitto ucraino. Inoltre, quando i BRICS (il raggruppamento politico che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) hanno cominciato a promuovere il loro ampliamento avvenuto all’inizio del 2024, Lula ha fatto in modo che l’Argentina dell’allora Presidente Alberto Fernandez facesse parte del gruppo di nuovi membri.
Milei ha ritirato l’Argentina dal processo di allargamento dei BRICS non appena entrato in carica a dicembre. Fatto del tutto coerente con il suo desiderio di allontanare il Paese dalla Cina e avvicinarlo agli Stati Uniti. Ma al di là di questo desiderio, il Presidente argentino non ha delineato chiaramente l’agenda internazionale pensata per il suo Paese. Quello che appare più chiara è l’agenda internazionale pensata per sé stesso. Si è presentato come alleato di Israele e dell’Ucraina, in contrasto con i leader di sinistra dell’America Latina che si sono opposti alla guerra che affligge Gaza e hanno cercato di rimanere il più neurali possibili nell’offensiva russo-ucraina.
Ideologicamente, Milei sta tentando di trasformarsi in un’icona mondiale del progressismo ultraliberale, tenendo conferenze in America Latina, Stati Uniti, Europa, e incontrando investitori provenienti dal mondo del venture capital e star dei social media. Utilizza una forte retorica a favore del capitalismo e contro qualsiasi forma di ciò che consideri vicina al socialismo o marxismo. Le sue opinioni alquanto estreme, che piacciono solo a una piccola minoranza di elettori argentini e che compongono il suo zoccolo duro, hanno grande successo all’estero.
A coloro che credono in Milei non importa che i tagli alla spesa e l’annacquato pacchetto di riforme non abbiano ancora risollevato l’Argentina da anni di declino economico. In effetti, sulla carta il Paese rimane un paria economico, con l’inflazione alle stelle, una moneta in grave crisi e un debito insostenibile. In questo campo tra lui e Lula c’è un mondo. Lula, che viene spesso criticato dai sostenitori del libero mercato, è comunque riuscito con le sue politiche economiche pragmatiche di centro-sinistra, a mantenere l’economia brasiliana abbastanza salda durante i suoi due precedenti mandati, dal 2002 al 2010, e stanno andando nella giusta direzione anche questa volta.
Milei ha preso di mira Lula insultandolo pubblicamente in diverse occasioni, non solo durante la campagna presidenziale dello scorso anno, ma manche durante il suo mandato. Le tensioni tra i due leader si sono riaccese il mese scorso quando Milei ha saltato un vertice dei leader del Mercosur (Mercato comune del sud) in Paraguay, per poter partecipare ad una manifestazione politica organizzata in Brasile dal predecessore di estrema destra di Lula, l’ex Presidente Jair Bolsonaro. Anche se le dichiarazioni fatte da Milei in Brasile sono state quasi “diplomatiche”, visto che non ha criticato direttamente Lula, il Brasile ha temporaneamente richiamato il suo ambasciatore a Buenos Aires per protesta.
Se le dichiarazioni e l’apparizione di Milei con Bolsonaro hanno sicuramente infastidito il Presidente Lula, da un punto di vista strategico Lula è stato probabilmente ancor più infastidito dal fatto che Milei abbia saltato l’incontro del Mercosur. L’Organizzazione è nata negli anni ’90 per volontà di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay e promuovere il libero scambio e una politica commerciale comune tra i Paesi del Cono Sud dell’America Latina. Ma sin dalla sua fondazione il blocco ha avuto molte difficoltà nel raggiungimento dell’unanimità, spesso perché è stato più volte politicizzato, soprattutto nei momenti di cambio di leadership in ciascuno dei suoi Stati membri.
L’agenda neoliberista concentrata sul libero scambio applicato negli anni ’90 nella regione è stata presto messa in discussione dalla cosiddetta Marea Rosa (concetto nato nei primi anni 2000 per indicare la preminenza di governi di sinistra in quasi tutti i Paesi dell’America Latina), della quale ha sempre fatto parte Lula. L’organizzazione è andata in fase di stallo perché i Presidenti dei suoi due Paesi più grandi, Argentina e Brasile, si scontrano da sempre, o quasi. Bolsonaro di destra e Fernandez di sinistra si parlavano a malapena e nei tre anni in cui si sono stati contemporaneamente in carica si sono rifiutati di lavorare insieme. Oggi gli orientamenti politici si sono capovolti, con il brasiliano Lula a sinistra e l’argentino Milei a destra, ma l’impasse rimane la stessa.
Nel frattempo, il Mercosur sta annaspando come organizzazione. L’Economist (11 luglio 2024) ha recentemente osservato che “le esportazioni interne ai blocchi sono diminuite in percentuale in confronto alle esportazioni totali dei membri da un picco del 24% nel 1998 a circa l’11% nel 2023”. E i negoziati che vanno avanti da decenni tra il Mercosur e l’Unione Europea sono in stallo, a pochi passi da un accordo finale. L’Uruguay ha già cominciato ad andare per la sua strada e ha cercato di negoziare i propri accordi commerciali con Paesi esterni al gruppo, cosa che in realtà va contro lo statuto del Mercosur.
Se Milei dovesse fare lo stesso con l’Argentina, l’esistenza stessa dell’Organizzazione sarebbe in pericolo, lasciando il Brasile con sempre meno influenza sulla Regione. Anche politicamente l’organizzazione del Mercosur ha perso unità. La lotta per il reintegro del Venezuela, all’epoca dei fatti sospesa, ha dominato gran parte del secondo decennio degli anni 2000. La Bolivia è stata formalmente ammessa nel Mercosur durante una riunione tenutasi la scorsa settimana, ma non senza polemiche per via del recente tentativo di colpo di Stato (giugno 2024). Dopo il suo fallimento, Lula ha espresso solidarietà al Presidente boliviano Luis Arce, mentre il governo Milei rilasciava una dichiarazione nella quale affermava che alcune sue “fonti” avevano detto che fosse stato lo stesso Arce ad organizzato il tutto.
La mancata partecipazione di Milei all’ultimo incontro ha reso più concrete le sue precedenti minacce di lasciare l’Organizzazione. Anche se l’Uruguay e il Paraguay non intendono disertare le riunioni nonostante qualche divergenza, il Mercosur senza l’Argentina avrebbe molta meno influenza e potere economico, privando Lula della possibilità di far ricorso ad un importante forum multilaterale. Non esiste una soluzione rapida a queste tensioni. Lula e Milei devono sopportarsi per almeno altri due anni, e potenzialmente più a lungo se venissero rieletti.
Il Brasile trarrebbe sicuramente vantaggio da un’Argentina economicamente più stabile e prospera, che gli fornirebbe un mercato chiave per le esportazioni e fungerebbe da partner per le catene di approvvigionamento manifatturiero. L’Argentina, da parte sua, ha bisogno di assistenza per far riprendere la sua economia. Gli esperimenti recenti che ha fatto Brasilia sul real legando la sua valuta digitale alla Banca Centrale potrebbero rilevarsi molto utili per Milei, che invece rimuove ogni restrizione valutaria.
Il Mercosur sarebbe un forum ideale per i due Paesi dover far crescere i loro rapporti economici. Ma quello che potrebbero fare è quello che faranno sono due cose diverse. Milei vuole evitare Lula, che considera un socialista e non parteciperà al Mercosur a meno che non riesca ad assumere un maggiore controllo dell’agenda politica dell’Organizzazione. Lula vede il Brasile come il leader naturale della Regione per via del suo peso economico e politico. Il che significa che non ha motivo di piegarsi alle richieste di Milei, soprattutto perché Milei flirta con l’opposizione politica di Lula.
E mentre i due leader differiscono in modo significativo nei loro temperamenti e stili, sono entrambi ideologicamente impegnati, fermamente convinti di avere ragione e più propensi a raddoppiare la loro disputa piuttosto che cercare di fare ammenda nel caso in cui la loro popolarità in patria inizi a diminuire. Ciò significa che è probabile che le tensioni tra i due Paesi persistano, se non peggiorino, nel prossimo futuro.