Summit dell’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione: testimonianza di un ordine mondiale multipolare?
Qualche giorno fa, l’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO) si è riunita ad Astana (Kazakistan) per il suo summit annuale. Oltre all’adesione della Bielorussia, l’Agenda politica dell’Organizzazione è stata riempita da argomenti sensibili che vanno dalla cooperazione in campo di criminalità e terrorismo, alla guerra in Ucraina, passando per il progetto di riconciliazione tra la Turchia e la Siria.
Impegnata nel contrastare l’egemonia degli Occidentali sulla scena internazionale, la SCO incarna la visione di un mondo multipolare, dimostrazione ne è la presenza dell’Iran, dell’India e del Pakistan a fianco della Russia e della Cina e di 14 Stati partner.
Cerchiamo di capire come possono convivere tante realtà diverse, quale sia la strategia comune e come interpretare l’entrata della Bielorussia.
Il Summit di Astana non è altro che un passo avanti verso l’ampliamento dell’Agenda dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione.
L’Organizzazione era principalmente votata, alla sua nascita nel 2001 voluta dalla Cina e dalla Russia, alla stabilizzazione dell’Asia centrale e dei suoi Stati da poco ritornati indipendenti (tranne il Turkmenistan neutro) su qualchetema sensibile (terrorismo, separatismo etnico, estremismo religiosoai quali si sono aggiunti la lotta contro la droga, la criminalità nelle zone frontaliere e l’immigrazione illegale).
Progressivamente, è servita come quadro di legittimazione alle vie della seta cinesi (Belt and Road initiative).
L’entrata dell’India è del Pakistan nel 2021 e dell’Iran nel 2023 ha ampliato la sua dimensione regionale. La guerra in Ucraina ha accentuato la critica nei confronti dell’Occidente e sviluppato la richiesta di un mondo multipolare (la SCO ha respinto la candidatura degli Stati Uniti).
Il Summit di Astana è un passo in avanti verso lavisione di un’organizzazione multilaterale che si fa carico dei grandi problemi mondiali in versione antioccidentale.
Nella sua dichiarazione conclusiva, la SCO chiede un mondo multipolare, rende omaggio “all’ iniziativa per l’Unità mondiale per la pace, l’armonia e uno sviluppo equo”, invitando la comunità mondiale a sottoscriverla, è per l’allargamento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ai Paesi del Sud del mondo, critica il dispiegamento dei missili antimissile “minaccia per la sicurezza internazionale”, sostiene la nascita di un trattato per la demilitarizzazione dello Spazio, critica le sanzioni occidentali, chiede l’entrata in vigore di un piano d’azione sul programma nucleare iraniano…
Sono stati firmati venti documenti riguardanti i campi di attività più tradizionali per l’Organizzazione (terrorismo, droga, criminalità, ambiente, sviluppo dell’Organizzazione) ma soprattutto, a margine dei lavori ufficiali, i contatti bilaterali hanno toccato i grandi problemi del mondo: guerra in Ucraina con grande richiamo alle proposte russe e al piano di pace di Erdogan (che hai russi non interessa più) e riconciliazione turco-siriana.
Ad Astana la SCO appare chiaramente come una organizzazione internazionale che, anche se concentrata sull’Eurasia, ha una vocazione globale, rimane integrata al sistema Nazioni Unite (presenza del Segretario generale Guterres), promuove una visione del mondo multipolare chiaramente antioccidentale e lotta contro l’egemonia degli Occidentali.
La Bielorussia, spalla della Russia nel conflitto russo-ucraino, in occasione del Summit è diventata ufficialmente parte dell’organizzazione. Lukashenko è stato accolto in modo solenne all’apertura dei lavori, sottolineando il carattere antioccidentaledell’SCO nel contesto della guerra in Ucraina.
Fa ovviamente gli interessi della Russia, che ci guadagna in influenza, ma anche la Bielorussia ne ha un buon tornaconto, vedendosi riconoscere lo status di Stato autonomo e pienamente indipendente, malgrado l’ascendente crescente di Mosca sul Paese.
Al di là della Russia, la Cina è l’unico Paese dove Lukashenko si sia recato in visita ufficiale (marzo 2023). Nessun dubbio che l’obbiettivo fosse la sua adesione alla SCO.
Tutti hanno vinto qualcosa in questo affare, la Cina estende la sua influenza in Europa, la Russia consolida i suoi sostenitori in seno all’Organizzazione e la Bielorussia diventa un po’ più forte, nonostante il poco margine di manovra che gli resta nei confronti della Russia.
È interessante cercare di capire come possano convivere tre realtà importanti dal punto di vista geopolitico, vedil’influenza di Pechino in Asia centrale e quella di Ankara nel Caucaso e nelle steppe turaniche, e come si posizioni Mosca.
La nascita di un mondo multipolare evocato dai Russi, i Turchi, i Cinesi e molti altri membri dell’Organizzazione, non cancella i contrasti che esistono per viadegliinteressi delle varie potenze, ma cerca in questo modo dilimitare le ripercussioni destabilizzanti, risolvere le dispute quando possibile e alleggerire le tensioni nel rispetto dell’eguaglianza dei suoi Stati membri.
Oggi, con 10 Stati membri e 14 partnerdi dialogo (tra i quali la Turchia, l’Arabia Saudita, l’Egitto, il Bahrein, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar), ossia il 40% della popolazione e il 30% del PIL del pianeta, l’SCO vuole rivestire il ruolo di regolatore delle rivalità tra i suoi Stati membri o partner (e non sono poche: Russia/Cina in Asia Centrale, Russia/ Turchia nel Caucaso, India/Pakistan nel Kashmir, Turchia/Iran in Iran e Iran/Stati del Golfo in Medioriente).
La SCO è riuscita, dopo l’invasione dell’Irak e della Siria, a convincere molti membri che èil modo di agire dell’Occidente ad essere destabilizzante e che un luogo di dibattitoche lo esclude nonè che un vantaggio per i suoi partecipanti.
Questa idea però non è condivisa da tutti i suoi membri: il Presidente Narendra Modi non è andato ad Astana e gli Stati dell’Asia centrale invocano una diplomazia trasversale.
In ogni caso, Mosca vede nell’Organizzazione un mezzo per dimostrare quanto ingannevole sia il suo isolamento (Vladimir Putin non è stato arrestato ad Astana quando il Kazakistan ha firmato lo Statuto di Roma e rispetta la Corte penale internazionale), per perorare la sua causa sull’Ucraina, tenere sottocchio l’Asia centrale e sul Caucaso malgrado le provocazioni cinesi e turche, e far valere, quando possibile, il punto di vista antioccidentale, facendone uno strumento affatto banale, né da sottovalutare.