La Corea del Sud ha lo sguardo rivolto sull’Africa e sul Medio Oriente
La Corea del Sud ha tenuto il suo primo vertice Corea-Africa, a Seoul, lo scorso 4 e 5 giugno. In questa occasione ha ospitato i rappresentanti di 48 Nazioni africane, tra cui 25 capi di Stato.
L’incontro ha messo in evidenza l’intenzione di Seoul di guardare oltre la regione Asia-Pacifico, dove ha tradizionalmente focalizzato la sua attenzione, e impegnarsi così più attivamente sia con l’Africa che con il Medio Oriente.
Questo cambiamento sottolinea l’ambizione di Seoul di espandere la sua influenza geopolitica e creare partnership globali più profonde, sfruttando il suo soft power per promuovere le sue innovazioni tecnologiche.
Questa strategiaè stataesposta al vertice Corea-Africa durante il quale sono stati sottoscritti accordi commerciali, in campo energetico, sui minerali critici e in vari altri settori industriali ed economici.
In quella che viene spesso descritta come la “nuova corsa per l’Africa”, sono solitamente gli investimenti di Paesi come la Cina o di ricchi attori regionali quali gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, ad essere sotto i riflettori, così come la cooperazione in materia di sicurezza da parte della Russia.
Tuttavia, in qualità di potenza media ed esordiente sul continente, Seoul si è orientata nel portare avanti una strategia che permettesse di creare nuovi e costruttivi rapporti con le Nazioni africane e promuovere così gli interessi reciproci.
Parlando al vertice, Chung Byung-Won, un alto funzionario del Ministero degli Affari Esteri, ha evidenziato l’approccio di Seoul, sottolineando la “storia condivisa di povertà” della Corea del Sud e dell’Africa. Ha affermato che su questa base comune, e in base all’esperienza della Corea del Sud in campo di crescita attraverso il suo sviluppo internazionale, Seoul è oggi in un’ottima posizione per poter aiutare l’Africa a raggiungere risultati simili.
Chung ha celebrato il vertice definendolo “la migliore opportunità della Corea di affiancare l’Africa nel suo percorso di sviluppo proattivo, sulla base della propria esperienza e know-how”.
Al di là della retorica persuasiva, la Corea del Sud si è resa conto di aver bisogno di diversificare le sue fonti di minerali critici per tenere il passo nella “quarta rivoluzione industriale”, come è stato soprannominato il rapido progresso della tecnologia di ultima generazione che caratterizza il XXImo secolo.
A tal fine, nella dichiarazione inaugurale del vertice Corea -Africaè stato evidenziato come Seoul fosse leader nelle “industrie avanzate”, mentre l’Africa fosse “una Regionerilevante a livello globale per ciò che riguarda le riserve minerarie critiche”, evidenziandocosì definitivamente la spinta che ha portato la Corea del Suda voltarsi vero l’Africa.
I motivi sono evidenti. I giganti della tecnologia sudcoreana, come Samsung e LG, si affidano agli elementi delle terre rare per i loro semiconduttori. Anche la sua industria automobilistica necessita dilitio e cobalto per le batterie dei suoi veicoli elettrici. Queste esigenze stanno già orientando gli investitori sudcoreaniverso le miniere africane per garantirsi una catena di approvvigionamenti diversificata e affidabile.
Tuttavia, attualmente Seoul sembra avere più bisogno degli Stati africani più di quanto essi abbiano bisogno della Corea del Sud.
Per aumentare il suo appeal, Seoul ha quindi offerto 10 miliardi di dollari in aiuti collettivi all’Africa entro il 2030, firmando anche accordi bilaterali per prestiti a Tanzania ed Etiopia.
Ha anche promesso di fornire alle aziende sudcoreane 14 miliardi di dollari in crediti all’esportazione per entrare nel mercato africano, il che consentirebbe loro di assicurarsi le forniture di minerali delle quali necessitano.
Inoltre, ilMinistero dell’Industria della Corea del Sud ha annunciato di aver stipulato accordi con Madagascar e Tanzania per garantire forniture adeguatealle batterie agli ioni di litio.
È evidente che Seoul ha capito l’importanza del coordinare il governo e il settore imprenditoriale sudcoreano. E un approccio proattivo è fondamentale visto che Seoul si è già sentita sopraffatta dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. La decisione presa dalla Cina lo scorso anno di inasprire i controlli sulle esportazioni di grafite, di cui è stata un fornitore chiave per la Corea del Sud, ha già costretto Seoul a cercare altrove fonti alternative.
Guardando oltre l’Africa, la strategia di Seoul di sfruttare lo sviluppo e gli investimenti le ha fatto guadagnare simpatie anche in Medio Oriente, in particolare presso i ricchi Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo, o GCC.
Come per l’Africa, il suo recente impegno con il GCC riflette il modo in cui cerca di utilizzare le sue abilità tecnologiche per offrire qualcosa di veramente accattivante in cambio dell’accesso alle risorse, con l’obbiettivo finale di diversificare le sue catene di approvvigionamento.
A differenza dell’Africa, i legami di Seoul con il GCC non sono una novità. Dal 2004 al 2009, il gigante sudcoreano delle costruzioni Samsung C&T è stato determinante nella costruzione del Burundi Khalifa a Dubai, l’edificio più alto del mondo. E nel 2009, la Korea Electric Power Corporation, o KEPCO, ha svolto un ruolo significativo nello sviluppo della prima centrale nucleare degli Emirati Arabi Uniti.
Di recente, Seoul ha cercato di raddoppiare queste partnership. Lo scorso 28 maggio, appena una settima prima del vertice africano, il Presidente YoonSukYeol, ha ospitatoper un ricevimento ad altissimo livello il Presidente degli Emirati Mohammed bin Zayed, noto come MBZ.
Durante la visita i due leader hanno anche firmato un accordo commerciale, con l’impegno di Abu Dhabi di tagliare i dazi sulle automobili e quello di Seoul di tagliare i dazi sulle importazioni di petrolio grezzo.
Questo patto è nato grazie a un precedente accordo di libero scambio, aspettato a lungo da Seoul e firmato nel dicembre del 2023 con il GCC, nel quale si prevede che gli Stati del GCC avrebbero tagliato i dazi sulla maggior parte delle importazioni sudcoreane, garantendo così alle aziende Hi-Tech sudcoreane un accesso più facile su quei mercati.
Seoul ha anche cercato di potenziare le sue esportazioni di armi nella regione. L’ambizione di Yoon è di fare della Corea del Sud il quarto esportatore di armi a livello globale entro il 2027.
Il lancio avvenuto lo scorso febbraio di un comitato congiunto con l’Arabia Saudita per la ricerca e lo sviluppo di armamenti, dimostra la volontà di Seoul di coltivarsi il Golfo e farne un mercato sicuro per i produttori di armi sudcoreani.
La cooperazione energetica è un’altra componente importante dell’impegno di Seoul con il Golfo, evidenziato dall’incontro di Yoon con MBZ ad Abu Dhabi a febbraio, che ha visto aumentare nettamente gli investimenti sudcoreani nel settore dell’energia nucleare degli Emirati Arabi Uniti.
Per Seoul, il Medio Oriente rimane una fonte vitale di energia, con circa il 70% delle sue importazioni di greggio fornite dal GCC. Gli accordi commerciali recentemente firmati con gli Emirati Arabi Uniti potrebbero aumentare ulteriormente il flusso di petrolio dal Golfo, offrendo alla Corea del Sud nuove alternative al greggio statunitense.
Resta da vedere se la fiorente alleanza commerciale tra Abu Dhabi e Seoul possa trasformarsi in una vera cooperazione per investire congiuntamente in Africa, rafforzando così la posizione di Seoul nel Continente.
Tuttavia, con i loro significativi flussi commerciali e l’emergente competizione di Abu Dhabi con la Cina sugli investimenti in Africa, gli Emirati Arabi Uniti potrebbero considerare la Corea del Sud come un partner ideale.
Per ora, l’approfondimento dei legami con Seoul consente ad Abu Dhabi di diversificare le proprie partnership, a fronte di uno slittamento generale dei Paesi del Golfo verso lo sviluppo di relazioni con l’Asia orientale per evitare gli equilibrismi che oggi devono affrontare nei confronti di Stati Uniti, Russia e Cina.
Considerata oggi potenza intermedia nell’ordine globale sempre più multipolare, la Corea del Sud ha adottato un approccio proattivo nella costruzione di legami oltre il suo tradizionale focus nell’area Asia-Pacifico.
Tutto questo è in linea con l’Agenda “Global Pivotal State” di Yoon, esposta nel 2022, che mira a rafforzare la posizione di Seoul sulla scena globale, sostenendo nel contempo questioni fondamentali come il cambiamento climatico e lo sviluppo globale.
La priorità per la Corea del Sud rimarrà comunque mantenere l’equilibrio nei rapporti con gli Stati Uniti e la Cina, a fronte delle sue relazioni tradizionali (e dipendenze) con i due Paesi.
Visto l’approccio amichevole che Seoul ha adottato nella sua espansione verso l’Africa, i suoi nuovi impegni incontreranno poca opposizione, almeno da parte di Washington.
Dopotutto, i suoi investimenti possono essere visti come un’alternativa all’influenza cinese, e Yoon continua a sottolineare l’importanza di allineare Seoul a Washington nelsostenere la stabilità nell’ordine mondiale.
In definitiva, l’espansione strategica di Seoul al di là dell’Asia-Pacifico riflette anche la natura in evoluzione dell’ordine mondiale multipolare, che non sarà plasmato solo dai capricci di potenze più grandi come Stati Uniti, Russia e Cina.
Al contrario, si amplifica il ruolo delle medie potenze, come la Corea del Sud, nell’affrontare la competizione globale per forgiare nuove partnership, cosa che Seoul è assolutamente determinata a continuare a fare.