Macron e Lula paladini del Sud del Mondo
Il Presidente francese Emmanuel Macron chiede da tempo un’Europa più forte e sovrana che possa essere il “terzo polo di stabilità” in quello che descrive essere un “mondo squilibrato”. La Francia può contribuire a questo sforzo, essendo “una potenza che cerca l’equilibrio e soluzioni innovative e che evita di creare un divario tra Nord e Sud”.
Nel suo recente viaggio in Brasile, Macron ha affossato l’accordo UE-Merconsur e affermato voler dare grande slancio alle relazioni bilaterali Francia-Brasile.
Cerchiamo di capire quanta Francia e quanta Europa ci sia in questo desiderio di diventare partner di riferimento del Sud del Mondo.
Queste aspirazioni non sono nuove a Macron. Se ne aveva già avuto sentore nel Patto di Parigi per i popoli e il pianeta (da non confondere con l’Accordo di Parigi sul clima), una bozza di riforma della governance globale emersa dal Summit for a New Global Financing Pact (vertice per un nuovo patto di finanziamento globale) del giugno 2023, che Macron ha co-presieduto con il Primo Ministro delle Barbados Mia Mottley.
L’accordo è stato approvato da 43 Paesi e promuove la cooperazione globale e soluzioni creative per combattere la povertà e stimolare la transizione ecologica internazionale, rispettando la sovranità nazionale e incoraggiando la “titolarità nazionale delle strategie di transizione”.
Nel dicembre del 2023, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP28 a Dubai, Macron ha fornito un aggiornamento sui progressi dell’iniziativa, unendosi anche ad Antigua e Bermuda, Barbados, Kenya e Spagna nel lancio di una task force sulla “tassazione internazionale per aumentare l’operatività per lo sviluppo, il clima e la natura”.
Sicuramente il governo francese sotto Macron ha ottenuto un certo successo nel costruire ponti con il Sud, in parte grazie alla collaborazione di Macron proprio con Mottley, uno dei leader più agguerriti nel promuovere gli interessi dei Paesi vulnerabili nella lotta al cambiamento climatico.
La presidenza brasiliana del G-20, che durerà fino a novembre 2024, è senz’altro un’altra opportunità per promuovere tale cooperazione così come una incisiva azione sulla scena internazionale.
Ricordiamo che le priorità del Presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva per il G-20 sono i finanziamenti per il clima, la riduzione del debito per i Paesi poveri, un sistema fiscale internazionale più equo, riforma delle istituzioni finanziarie internazionali e un ruolo rafforzato per le banche multilaterali di sviluppo. Oltre al chiaro allineamento con l’agenda del Patto di Parigi, le aspirazioni del Brasile di Lula di diventare un riferimento per il Sud del Mondo, offrono ulteriori opportunità per integrare questi vari sforzi e tradurli in azione.
In questa visita di Stato in Brasile, Macron si era ripromesso di non parlare di Mercosur, ma davanti a un parterre di uomini d’affari brasiliani il capo di Stato ha ricordato la sua avversione all’accordo commerciale stretto tra l’UE e i Paesi del Merconsur (Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia) nel 2019.
Questa però non è una posizione costante della Francia. Emmanuel Macron solo qualche anno fa si era fortemente impegnato nella firma di questo accordo. Ma la crisi agricola ha accelerato la rottura della Francia con il procedimento dei negoziati. Ed è interessante notare che questa posizione non è condivisa da tutti i partner europei. Ora, questo è un accordo commerciale concluso direttamente dall’Unione Europea.
I tedeschi, per esempio, spingono verso la ratifica. Considerano che nella bilancia dei pro e dei contro, il positivo vince ampiamente. Le loro industrie alimentari, energetiche e automobilistiche avrebbero molto da guadagnare impiantandosi in Sudamerica, soprattutto per compensare le perdite dovute al mercato russo. Per Berlino il Merconsur viene visto come una grande opportunità in un contesto geopolitico complicato.
Macron è tornato sui suoi passi affermando che il Merconsur non si preoccupava sufficientemente di biodiversità e clima. Ma le reticenze di Parigi per questo accordo risalgono agli anni ’90. Le critiche hanno preceduto le sfide ambientali, che si sono aggiunte ai dubbi francesi. Il nocciolo della questione sta nel voler proteggere il settore agricolo francese. I governi francesi sono costantemente riportati all’ordine dalle organizzazioni di categoria che affermano che l’accordo metterebbe a rischio alcune filiere. È vero per alcuni prodotti provenienti dal Merconsur, che costano meno nella produzione e sarebbero quindi più interessanti per il consumatore francese. Ma nello stesso tempo, il Merconsur risponde agli interessi di altri settori economici francesi, come quello dell’industria.
Lula da parte sua è molto a favore di questo accordo. Ma diverse critiche gli vengono rivolte dagli industriali locali. Gli europei vengono accusati di proporre un deal asimmetrico, autorizzando l’esportazione di prodotti con basso valore aggiunto che provengono dall’agricoltura contro prodotti ad alto valore aggiunto che escono dalle industrie europee.
C’è poi la questione ambientale che si è autoinvitata nel dibattito, e l’UE qui è accusata di far prova di ipocrisia. Il tema delle “norme ambientali”, messo in evidenza da Macron, viene visto come un modo di praticare il protezionismo senza nominarlo.
Per i Paesi del Merconsur, la questione climatica prioritaria per l’Europa viene vista come una scusa per limitare le esportazioni verso il continente europeo
Macron vuole costruire un “nuovo accordo”, ma è una formula ad oggi vuota, che serve solo a rafforzare la sua volontà di bloccarlo. Lula in passato ha espresso pareri poco teneri sulle posizioni del Presidente Macron. In generale il Merconsur è un sassolino nella scarpa delle relazioni franco-brasiliane, ed è impossibile sapere a cosa potrebbe assomigliare un nuovo accordo. Forse neanche Macron lo sa. Quello che sa, e che ha detto ai tanti giornalisti che lo aspettavano al suo arrivo in Brasile, è che “si possono fare affari senza necessariamente avere accordi commerciali”.
Certo è che la sua unica volontà è quella di rassicurare gli agricoltori francesi, ricordando loro che l’accordo non sarebbe stato ratificato. Ma è un accordo che deve essere ratificato da tutti gli Stati membri. Ora, se la Francia non lo ratifica, non potrà essere applicato. Così per gli Stati sudamericani che lo hanno firmato, ma non ancora ratificato. Ad oggi la sua sorte non sembra avere un grande futuro.
Macron in questa visita sembra aver avuto occhi solo per il suo omologo brasiliano, tanto che sui media e social brasiliani (e qualche sito francese) si è parlato di “matrimonio” tra i due, pubblicando foto diventati subito “meme” dei due uomini sorridenti e felici.
Il Presidente francese ha parlato di “nuova” pagina nelle relazioni tra i due Paesi, evocando “un’amicizia” e “un destino comune”, che questo fosse la lotta contro il cambiamento climatico, l’industria della difesa o le “avventure spaziali”.
Durante un discorso davanti alla comunità francese di Sao Paulo, Emmanuel Macron ha descritto la sua prima visita bilaterale in Sudamerica dal 2017, come la prova di voler lanciare una “nuova dinamica” tra Parigi e Brasilia, dopo anni di rapporti difficili. I rapporti trai due Paesi si erano raffreddati nel 2019, sotto la presidenza di Jair Bolsonaro, accusato dal Presidente Sarkozy di infierire sulla foresta Amazzonica e non rispettare l’Accordo di Parigi.
Con Lula, Emmanuel Macron dice condividere la stessa visione del Mondo, promettendo la sua presenza per il G20 a novembre, durante il quale i due Paesi renderanno pubblica la loro “ambizione geopolitica comune”.
Storicamente, la relazione Francia-Brasile è molto forte, sotto molti aspetti. I due Paesi hanno rapporti economici e politici da più di 200 anni, e tolto il periodo Bolsonaro, le cose vanno molto bene soprattutto dal lato economico. È uno dei mercati verso il quale di convogliano la maggior parte degli investimenti francesi nel Mondo.
La visita di Emmanuel Macron aveva come obbiettivo di ricordare che nonostante le divergenze che si accumulano (non solo Merconsur ma anche Gaza e Ucraina), la relazione è salda e potente. I due Presidenti si sono messi in gioco per mostrare che Parigi è Brasilia condividono un destino comune.
Macron ha però un problema di credibilità. Il governo francese ha ancora molta strada da fare per dare un’immagine coerente come sostenitore del Sud del Mondo. Attualmente sta subendo una feroce reazione in Africa occidentale dopo più di un decennio di fallimenti politici nella regione, ed è anche stato accusato di usare due pesi e due misure quando si tratta di risposte occidentali alle crisi di sicurezza globale.
Essere un partner privilegiato per i leader del Sud del Mondo necessita essere credibile anche a livello nazionale, e ricordiamo che la Francia si estende su tutti gli oceani del Mondo grazie ai suoi dipartimenti, comunità e territori d’oltremare. Questi Paesi devono essere considerati come parte della Francia e sono in tutto e per tutto come le Nazioni del Sud del Mondo.
Aspettiamo il G20 di novembre.