Stati Uniti: Detroit dichiara la bancarotta, fallisce “Motor City”
L’ex gioiello industriale degli Stati Uniti crolla sotto il peso dei debiti, arriva infatti il via libera alle procedure previste dalla legge per il fallimento della città e il drammatico annuncio. La culla dell’industria automobilistica è diventata giovedì la più grande città americana a dichiarare il fallimento. La richiesta di bancarotta di Detroit arriva nel giorno in cui la Fed tira a nuovi record la Borsa di Wall Street e l’agenzia di rating Moody’s riporta l’outlook Usa da negativo a stabile. La città aveva imboccato la strada del commissariamento lo scorso dicembre. Raggiunge dunque Jefferson County, l’Alabama, San Bernardino e Stockton, le rare città americane ad essersi già dichiarate fallite.
Detroit (Michigan), ha perso la metà della sua popolazione in 60 anni, passando da 1,8 milioni di abitanti nel 1950 a 685,000 oggi. Questo movimento è stato accompagnato da un esodo delle imprese, che ha inferto un duro colpo alle entrate fiscali. Progressivamente, numerosi servizi pubblici sono stati ridotti e, chiaro esempio di questa situazione, l’illuminazione non è più garantita in alcune zone della città.
Decenni di amministrazione pubblica divisa tra l’incapacità e un’altalena di operazioni finanziarie sbagliate con alcuni episodi di corruzione, hanno senz’altro contribuito a peggiorare drasticamente la situazione. Un avvocato esperto nel campo economico e grande conoscitore del caso Detroit spiega al New York Times: “Non basterà sanare il debito, serve un cambio strutturale di tutta la gestione a partire dagli stipendi dei lavoratori pubblici, altrimenti da qui a pochi mesi i problemi torneranno uguali ad adesso”.
“Gli abitanti di Detroit (…) meritano una road map che possa permettere loro di uscire dalla spirale che li avvolge sempre più verso servizi pubblici meno efficienti”, ha dichiarato Rick Snyder, il governatore dello Stato del Michigan, in una lettera che accompagna l’atto depositato al tribunale. “Dichiarare il fallimento è l’unica soluzione che permetterà a Detroit di tornare stabile”, ha aggiunto lo stesso Snyder.
La situazione di Detroit ricorda oggi quella di New York nel 1975. Dopo aver sospeso alcuni pagamenti, la “Grande mela” aveva tuttavia evitato il fallimento, per rinegoziare i propri debiti e ridurre i costi. La tattica del commissario straordinario nominato dal governatore Snyder, Kevyn Orr fa tremare il mercato degli obblighi municipali che rappresenta 3700 miliardi di dollari di titoli. L’amministratore esige infatti dei sacrifici da parte degli obbligazionisti della città anche da quelli che detengono “obbligazioni generali”, azioni ordinarie protetti dal rischio di default dalla promessa del comune di aumentare le tasse per rispettare i suoi impegni.
Se questa logica sarà convalidata da una futura ristrutturazione del debito di Detroit, sarà applicata ad altre città in declino nel paese. Ciò aumenterebbe il costo immediatamente precedente al finanziamento di tutti i comuni degli Stati Uniti. Il Presidente Obama sta monitorando la situazione di “Motor City” attraverso i suoi collaboratori che sono in contatto con il governatore Snyder per cercare di intuire e capire dove può portare il più grande fallimento della storia di una municipalità americana.
di Manuel Giannantonio
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19 luglio 2013