“Sono una donna laceroconfusa”, un rimedio sovrano contro lo sconforto
Un’ora e mezza di frecciatine e strali, usando se stessa e la propria vita come specchio dei nostri tempi, vizi e (poche) virtù comprese: così Grazia Scuccimarra getta tutta se stessa, il cuore oltre l’ostacolo, a rinverdire e rinnovare il nobile vizio del gossip, raccontando di sé e di noi, inanellando episodi grotteschi e descrizioni spietate: del nostro essere e voler essere a tutti i costi peggio di quel che siamo, del nostro ridere disperati di noi stessi.
Dalla fuga dei congiuntivi al disarmante disamore per la cultura dei giovani (e meno giovani) d’oggi, dall’infaticabile e disperante lotta contro il tempo – ed i suoi segni – delle donne, alla trionfante pigrizia degli uomini sedicenti moderni. Ce n’è per tutti, senza risparmio ma senza cattiveria, e la Scuccimarra sapientemente saccheggia quella miniera di clamorose contraddizioni e soffocanti ipocrisie che è la nostra quotidianità, per rimetterci davanti il piatto freddo delle nostre piccolezze e varie meschinerie: mestiere ingrato, indispensabile e fatalmente destinato a fallire.
Siamo quelli che siamo, affamati di rimpianti e impazienti di restare così, insofferenti al cambiamento. A volte (rare) splendidi e nobili, troppo spesso indifferenti o attorcigliati in acrobazie mentali utili a non vedere la realtà che ci circonda. Quello che vola giù dal palco spoglio del Teatro Manfredi, sulle ali di un’ironia tanto garbata quanto spietata, è il nostro ritratto, più amaro proprio quando è più divertente. Il ritratto fedele di un Paese senza idee ma anche senza domande, attraverso la facile (ma obbligatoria) ironia delle piccole cose che, come in uno specchio rotto, ci permette di cogliere per frammenti e rifrazioni il volto del nostro vivere.
E così, trovata dapprima un po’ faticosamente la sintonia con il pubblico, accanto alla Scuccimarra si animano sul palcoscenico, evocati in grottesca processione, figli, amici, amiche, coppie scoppiate e coppie sedate, mogli e mariti, amnesie e smarrimenti, la fine della psicanalisi e l’inizio dell’oblio. Tutto nell’intento dichiarato di farci ridere sì (di noi stessi), ma anche di riattivare, quasi rianimare, quel provvidenziale senso del ridicolo e del grottesco che – già malato-grave –quasi-caso-disperato – sono guai se ci lascia: guai per noi e per il mondo, guai perché è salutare e salvifico, perché è una fuga in avanti (non una fuga dalla realtà), antidoto alla depressione ed al pensiero unico e univoco.
Uscendo dal teatro strapieno e (giustamente) plaudente, non si ricordano i singoli aneddoti, le gag, le battute, ma solo la trama (che pure non c’è, non essendo commedia ma show comico) leggera e graffiante, il senso d’un voler vedere il nostro mondo quotidiano con altri occhi, ben aperti e sorridenti, pronti a coglierne la suprema ironia. Quasi un passaggio di testimone da questo Pasquino (senza ambizioni alla Savonarola) che è la Scuccimarra, a noialtri, eroici smemorati (già) orfani del buonumore.
“Sono una donna laceroconfusa”
Scritto, diretto e Interpretato da Grazia Scuccimarra
Teatro Nino Manfredi
via dei Pallottini 10 – Ostia Lido
dal 27 al 29 gennaio
ore 21.00 domenica ore 17.30
Per info e prenotaizoni: 06 56 32 48 49
Biglietti: Platea: Intero 24.00, Ridotto 21.00
Galleria: Intero 21.00; Ridotto 18.00