“Il canto di Nessuno”: il mito mediterraneo in lingua siciliana
Ieri sera abbiamo assistito, al Teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto, a Il canto di Nessuno, uno spettacolo in lingua siciliana dedicato al mito mediterraneo di Ulisse, in una perfetta fusione tra il mondo greco e la tradizione popolare dell’isola, in particolare della città di Barcellona.
Un insieme di voci e di colori, una perfetta sintonia tra più di cento artisti locali che hanno dato vita a un ‘unicum’ irripetibile, un evento hic et nunc, come lo ha definito anche l’artista ennese Mario Incudine, che ne ha curato la regia.
Il canto di Nessuno ha chiuso la stagione teatrale 2017/2018 del Teatro Mandanici nel migliore dei modi, mettendo in risalto la sicilianità e le eccellenze del territorio, il tutto curato e voluto fortemente dal direttore artistico Sergio Maifredi, che ha più volte ringraziato la città per il coraggio di mettersi in gioco, per l’amore dimostrato nei confronti del teatro e per la fiducia riposta in lui e nei suoi collaboratori.
Esce di scena da vincitore, avendo regalato alla città due stagioni teatrali intense e avendo stimolato la creazione di un’Orchestra popolare del luogo, diretta dal maestro concertatore Antonio Vasta, che ha curato le musiche dello spettacolo, insieme a Mario Incudine e a Kaballà, musicista e cantautore calatino in attività dal 1991.
Dopo lo straordinario successo dell’anno scorso di Un canto mediterraneo, Barcellona non delude le aspettative e crea un evento unico nel suo genere, emozionante e mai noioso, ricco di musica, recitazione e canto. Aperto il sipario, lo spettacolo ha avuto inizio con Polifemo (Ivan Bertolami), in agonia per aver perso la vista a opera di Nessuno, mentre dialoga con i Ciclopi (gli allievi del laboratorio di prosa del Teatro Mandanici), raccontando loro tutte le avventure di Ulisse, dall’incontro con la ninfa Calipso fino al suo arrivo a Itaca, dove si ricongiunge con il figlio e la sposa, avendo affrontato tante peripezie lungo il suo viaggio.
Dopo uno spettacolo intenso ed emozionante, la chiusa strappa una sincera risata al pubblico, grazie all’entrata in scena di Mario Incudine nelle vesti della moglie Penelope, che incarna una tipica donna sicula, mentre si lamenta per il ritorno a casa del marito con i vestiti da lavare e da rammendare, punizione inferta a Ulisse da Polifemo, che ne ride appagato.
L’orchestra, diretta dal polistrumentista Antonio Vasta (fisarmonica, pianoforte e organetto) ha visto la partecipazione di Antonio Putzu (fiati), Daniele Merrino (fiati), Giorgio Rizzo (percussioni), Francesco Argento (batteria), Pino Ricosta (basso), Manfredi Tumminello (chitarre), Santino Merrino (tamburelli), il Coro popolare del Teatro Mandanici, l’Orchestra popolare di Barcellona Pozzo di Gotto, l’Ensemble di zampogne, gli Organetti del maestro Pippo Benevento, i Visillanti “Gesù che porta la croce” di Barcellona e i Visillanti “Simbuli dâ Passioni” di Pozzo di Gotto, il Quartetto a plettro (Raffaele Pullara al mandolino, Mario D’Allura al mandolino, Giannicola Stagno alla mandola ed Elisabetta Monaco al mandoloncello) e la Banda “Placido Mandanici”.
I testi sono stati curati da Kaballà, Mario Incudine e Mariangela Vacanti, le musiche sono di Kaballà, Mario Incudine e Antonio Vasta e gli arrangiamenti per banda e per quartetto a plettro sono di Antonio Putzu. Infine, lo spettacolo ha visto Giuseppe Spicuglia come assistente alla regia, mentre il coordinamento dei laboratori è stato curato da Giorgio Rizzo.