Germania, trovata l’intesa sulla Grosse Koalition

Nella giornata di lunedì 7 febbraio, nel corso di una conferenza stampa insieme al leader dei socialdemocratici (SPD) Martin Schulz e al leader dei cristiano sociali bavaresi Horst Seehofer (CSU), Angela Merkel ha annunciato di aver raggiunto l’accordo per un governo di coalizione. Le elezioni dello scorso 24 settembre per il rinnovo del Bundestag, il parlamento federale tedesco, avevano confermato la leadership della CDU/CSU di Angela Merkel con 246 seggi vinti, tuttavia non conferendole la maggioranza assoluta di 355. Per la prima volta nel dopoguerra la Germania non ha presentato un governo e una maggioranza nell’immediatezza dopo le elezioni, costretta in negoziazioni tra partiti che durano ormai da quasi cinque mesi. Sorpresa della consultazione era stato il nuovo partito Alternative für Deutschland (AfD), formazione di estrema destra populista, euroscettica e nettamente contraria alle politiche di accoglienza sui migranti adottate dalla Merkel. Questo nuovo partito è stato capace di imporsi come il terzo partito più votato con 92 seggi dopo l’unione CDU/CSU e la SPD (153 seggi), creando un terremoto nella politica federale germanica.
Nei giorni successivi alla consultazione elettorale, Martin Schulz aveva dichiarato che la SPD sarebbe stata all’opposizione dopo quattro anni di Grosse Koalition con la CDU/CSU. Ciò aveva portato la Merkel a cercare un maggioranza con i Verdi, padroni di 67 seggi, e con i Liberali (FDP) di Christian Lindner a quota 80, la cosiddetta Jamaika Koalition per i colori dei suoi componenti: nero per i cristiano-democratici e cristiano-sociali, verde per i Verdi e giallo per i liberali. La trattativa tuttavia era fallita dopo il ritiro dei liberali dal tavolo. A quel punto il Presidente della Repubblica, Frank Walter Steinmeier, era intervenuto invitando al dialogo ed ad un ammorbidimento della posizione dei socialdemocratici, consapevole che l’alternativa sarebbero state nuove elezioni.
Martin Schulz è stato costretto quindi a fare marcia indietro e ad iniziare un dialogo con Angela Merkel in merito a precisi punti in grado di portare ad una collaborazione di governo. All’interno della SPD tuttavia, i malumori per la decisione di Schulz sono stati forti. In particolare l’ala giovane del partito ha sempre ribadito fortemente la sua contrarietà alla coalizione con il partito di centro. Per guadagnare quindi una legittimità sul piano etico, Schulz e i vertici del partito, come già fatto in occasioni analoghe, hanno sottoposto l’accordo ad un referendum tra gli iscritti al partito. La consultazione avrà luogo il 2 marzo, appuntamento entro il quale Schulz cercherà di mobilitare il partito verso il si all’alleanza di governo mentre l’ala giovanile, la Jusos, guidata dal suo leader, Kevin Kühnert, ha già iniziato a fare campagna per nuove iscrizioni allo slogan Tritt ein, sag nein (Iscriviti, dì di no!). Dall’altro lato, anche la CDU di Angela Merkel si esprimerà sull’accordo di governo tenendo un congresso di partito a Berlino.
Ma quali sono i punti di accordo tra l’unione CDU/CSU e la SPD? Partiamo dai ministeri: secondo quanto riportato dal quotidiano Die Welt ai socialdemocratici dovrebbero andare il ministero degli esteri, alla cui guida andrebbe proprio Martin Schulz, e a seguire il ministero delle finanze, quello del lavoro, della famiglia , della giustizia e dell’ambiente. Il partito di Angela Merkel dovrebbe ritenere invece i ministeri della difesa, dell’economia, della salute insieme a quelli dell’educazione e dell’agricoltura. Allo storico partner dei cristiano-democratici, la CSU bavarese, andrebbero invece i ministeri degli interni, dei trasporti e dello sviluppo economico. Oltre ai ministeri, la SPD sarebbe riuscita a strappare i seguenti impegni: più risorse da destinare all’Unione Europea, riduzione della disoccupazione giovanile e un maggiore sforzo nella lotta all’evasione fiscale da parte dei giganti dell’economia digitale.
Cosa aspettarsi da questa coalizione? I titoli dei quotidiani tedeschi sono stati abbastanza eloquenti: Die Welt titola Die Koalition der großen Verunsicherung, cioè la coalizione dalla grande incertezza, soffermandosi sulla conferma dell’accordo da parte degli iscritti della SPD dall’esito, secondo il quotidiano berlinese, tutt’altro che scontato. Caustico il Süddeutsche Zeitung, che titola Die Koalition der Verlierer, ovvero la coalizione dei perdenti. Il quotidiano bavarese insiste in particolare sul fatto che non sia il programma della coalizione a difettare ma quanto gli attori che lo propongono. Merkel, Schulz e Seehofer non vengono più visti come il futuro della Germania ma come figure del passato incompatibili con il programma che intendono proporre. Da Monaco di Baviera ammettono però che un eventuale fallimento della coalizione con conseguenti elezioni comporterebbe un risultato ancora più incerto. Un cambiamento auspicabile sarebbe quello di un abbandono delle posizioni di austerity assunte fino ad ora proprio in virtù di un assegnazione del ministero delle finanze alla SPD, come ci si potrebbe aspettare una svolta ancora più marcatamente europeista con il dicastero degli esteri in mano a Martin Schulz.