Erdogan in visita a Roma: proteste e scontri

Nella serata di domenica 4 febbraio il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, accompagnato dalla moglie Emine, è atterrato all’aeroporto di Fiumicino, scalo di arrivo per la sua visita di stato in Italia e in Vaticano. Il controverso capo di stato turco, dopo il fallito golpe ai suoi danni del 15 luglio 2016, sembra non aver perso il supporto della maggior parte dell’opinione pubblica turca, anche se alcune fonti in Turchia parlano di una pazienza che inizierebbe a dare segni di insofferenza. Dopo aver ricucito i rapporti con la Russia, scesi al minimo storico in seguito all’abbattimento del caccia russo in Siria nel 2015, Erdogan cerca di ricostruire quella reputazione di affidabilità che per la Turchia sembrava venuta meno in seguito alle sue ambiguità in politica estera, in particolare nella lotta allo Stato Islamico. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi nel migliorare i suoi rapporti con l’occidente, egli sembra farne altrettanti per peggiorarli. L’inizio dell’operazione militare Zeytin Dalı Harekâtı (Ramoscello d’Ulivo) iniziata il 20 gennaio scorso nella zona di Afrin, nei pressi del confine turco-siriano, volta allo sconfiggere le milizie curde del Kurdistan siriano e del PKK, non è stata ben accolta da diversi paesi, tra cui l’Egitto, la Francia e la stessa Russia, paesi che hanno fatto appello purchè l’integrità territoriale della Siria non venga intaccata, tutto ciò mentre l’Olanda ritirava il suo ambasciatore da Ankara. E’ quindi un Erdogan con tutti gli occhi puntati addosso quello arrivato a Roma domenica scorsa e le reazioni infatti non sono mancate.

Nel corso della giornata di lunedì, in una Roma blindata dalle forze dell’ordine, hanno avuto luogo, nei pressi dei Giardini di Castel Sant’Angelo, degli scontri tra la Polizia e alcuni manifestanti appartenenti in gran parte alla comunità curda di Roma e in parte minore alle comunità di alcuni centri sociali. I manifestanti, secondo quanto riportato da Repubblica, avevano organizzato un sit-in nei pressi di Castel Sant’Angelo da dove successivamente hanno cercato di muoversi con un corteo non autorizzato verso la Basilica di San Pietro. Lì è intervenuta una carica della Polizia per bloccare il corteo e il bilancio è stato di un ferito e due persone fermate. Tra gli slogan esposti con degli striscioni dai manifestanti, “Stato turco assassino”, “Boia Erdogan! Giù le mani dal Kurdistan”, “Erdogan = Turchia autostrada per i terroristi“.
Erdogan ha incontrato dapprima Papa Francesco nella mattinata di lunedì. L’incontro tra il pontefice e il presidente turco è il primo dopo 59 anni. L’ultimo fu infatti nel 1959 tra l’allora pontefice Giovanni XXIII e l’allora presidente turco Celal Bayar. Il principale argomento tra i due capi di stato è stata la questione di Gerusalemme capitale, argomento sul quale entrambi si sono trovati d’accordo. Infatti il riconoscimento da parte degli Stati Uniti della capitale di Israele ad opera dell’amministrazione Trump non è andato giù al presidente turco, da sempre sostenitore di un riconoscimento internazionale per la Palestina, così come non è piaciuto a Papa Francesco, il quale ha fatto più volte appello alla pace, alla stabilità ed alla convivenza nella regione. Il pontefice ha donato ad Erdogan un medaglione raffigurante l’angelo della pace, un’acquaforte con il disegno della basilica di San Pietro del 1600, una copia dell’Enciclica “Laudato sì” e il suo Messaggio per la Giornata della pace di quest’anno. Il dono di Erdogan è stato invece un grande quadro di ceramica con il panorama di Istanbul e un cofanetto di libri del teologo musulmano Mevlana Rumi.
Sempre in mattinata, il presidente turco ha incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella insieme al Ministro degli Affari Esteri Angelino Alfano. L’incontro, secondo Repubblica, è stato definito rispettoso e franco ed ha avuto per oggetto la situazione politica in Siria e quella in Libia, con un interesse convergente dei due capi di stato proprio riguardo a quest’ultima. Nel pomeriggio è stata la volta del colloquio con il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, nel corso del quale, secondo La Stampa, il premier italiano ha esposto i suoi dubbi sull’operazione Ramoscello d’Ulivo, timoroso sul fatto che uno scontro tra la Turchia e le milizie curde possa favorire lo Stato Islamico. Nel corso della serata, Erdogan ha poi incontrato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia in virtù degli accordi commerciali tra Italia e Turchia nel settore della difesa. Al termine di questo colloquio il presidente turco è poi ripartito per il suo paese.
Cosa aspettarsi dunque da questa visita? Erdogan prima della sua partenza ha chiesto, come continua a chiedere da anni, l’ammissione della Turchia nell’Unione Europea. Una questione delicata e controversa che si è fatta ancora più difficile dopo la svolta autoritaria del “Sultano” in seguito al fallito golpe del 2016. Nel bene e nel male la Turchia è un attore fondamentale sullo scenario del medio oriente e quello che l’Italia dovrebbe cercare di ottenere dovrebbe essere una convergenza sulla Libia e su come tirare fuori quel paese dal caos in cui si trova in modo da renderlo un interlocutore affidabile nella lotta allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina. Infatti l’incontro con Mattarella e Gentiloni si è concentrato proprio in questo senso. Ora, ammesso che la Turchia è un attore molto importante ma non l’unico, solo il tempo ci dirà se le convergenze trovate saranno durature.