World Economic Forum di Davos, Trump è sempre più solo

Europa e India contestano il protezionismo americano. Canada e Giappone firmano il TPP senza gli USA. E intanto Washington ha iniziato una guerra commerciale con Cina e Corea del Sud. Il tutto sotto l’ombra incombente del Russiagate.
Merkel, Macron e Gentiloni – Come ogni anno si tiene in questa piccola località svizzera il WEF che raduna le più importanti personalità pro-global del mondo: miliardari, celebrità, presidenti di multinazionali, ministri e capi di stato si trovano tutti qui per discutere del futuro del mondo.
Quest’anno in particolare l’argomento principale di dibattito saranno i rapporti internazionali tra le principali potenze economiche del pianeta. Da una parte infatti ci sono gli Stati Uniti del Presidente Trump, sostenitore della sua politica “America first” con una interpretazione piuttosto protezionista; dall’altro lato ci sono i principali Paesi europei, tutti in crescita economica (tranne la Spagna, lievemente in discesa dopo i fatti della Catalogna) a formare un fronte compatto in favore del multilateralismo e del libero scambio.
Il discorso più atteso era indubbiamente quello di Angela Merkel che ha voluto ricordare la lezione che l’Europa ha imparato al termine della Grande Guerra (di cui ricorre il centenario della fine proprio quest’anno): “isolarsi dal resto non aiuta e il protezionismo non è la soluzione. Dobbiamo trovare accordi multilaterali”. Il riferimento è tutto per le recenti politiche protezionistiche degli USA che non piacciono all’Unione Europea. La Cancelliera ha poi continuato ribadendo il proprio rammarico per il voto della brexit e la necessità di un’Europa più coesa, in particolare sulla difesa comune perché “non possiamo più fare affidamento sugli Stati Uniti e dobbiamo prendere il destino nelle nostre mani”. Ha speso poi parole importanti sulla minaccia populista e sugli egoismi nazionali che “avvelenano l’Europa”.
Dello stesso avviso anche il Presidente francese Macron: “la globalizzazione sta attraversando una crisi e la soluzione è un nuovo multilateralismo, non nuove egemonie”. Ha poi proseguito con una stoccata alle politiche di abbassamento delle tasse operate da Trump negli USA: “evitare corse al ribasso, il dumping fiscale non è una risposta. Serve una strategia internazionale coordinata”.

A completare il blocco europeo è stato Gentiloni: “proteggere gli interessi dei cittadini statunitensi è corretto ma non può significare la messa in discussione dell’intelaiatura delle relazioni internazionali. La base della discussione dovrebbe essere il sostegno al libero commercio e all’apertura, non il protezionismo.”.
Canada e India protagonisti – Anche i rapporti con il vicino Canada, alleato fedelissimo e storico di Washington, non sono dei migliori. Il Premier Trudeau, anche lui presente a Davos, ha parlato dell’accordo raggiunto col Giappone e altri undici Paesi dell’area del Pacifico (tra cui anche l’altro grande vicino degli USA, il Messico, l’Australia, la Malesia e il Cile), il CPTPP (la variante del TPP proposta dal Canada dopo l’abbandono dei negoziati da parte degli Stati Uniti). Si tratta sostanzialmente di un accordo multilaterale in funzione anti-Cina per limitare lo strapotere del gigante asiatico nella regione. Anche gli USA erano stati invitati a partecipare ma il Presidente Trump si è tirato indietro preferendo stringere una serie di accordi bilaterali con i singoli Paesi invece di siglare un trattato multilaterale.
Trudeau è apparso soddisfatto: “Sono lieto di annunciare che abbiamo appena raggiunto a Tokyo l’accordo commerciale CPTPP. Assicurerà posti di lavoro e benessere alle classi medie” . L’altro grande accordo commerciale tra Canada e USA, il NAFTA (che insieme al Messico riunisce i tre giganti nordamericani) è in crisi per le ambizioni protezionistiche di Trump e anche su questo Trudeau ha voluto lanciare un appello “per ricordare al nostro vicino quanto ne abbia beneficiato anche la sua economia”.

L’altro grande protagonista è stato senza dubbio il Premier indiano Modi, ospite d’onore del forum, che ha indicato nel terrorismo, nel cambiamento climatico e nella rinascita del protezionismo le maggiori minacce alla globalizzazione. “L’isolazionismo non è una soluzione a questa situazione. Sono necessarie politiche flessibili” ha dichiarato, auspicando una globalizzazione che non annulli le differenze nazionali e citando le parole di Gandhi “Non voglio che le mura e le finestre di casa mia siano chiuse da tutte le direzioni, ma che il vento di tutti i paesi entri con disinvoltura. Ma non accetterò che i miei piedi vengano sradicati da questi venti”. Parole importanti soprattutto tenendo conto che l’India sta per superare Francia e Regno Unito attestandosi come la quinta economia del pianeta (dopo USA, Cina, Germania e Giappone) e che quindi dovrebbero far riflettere Trump sull’eventualità di perdere un’altro importante alleato commerciale in Asia, un continente dove tutti i principali Paesi stanno voltando le spalle all’America.
La guerra commerciale con Cina e Corea del Sud – Subito prima del Forum di Davos le misure protezionistiche di Trump si sono concretizzate in quella che sembrerebbe essere la prima mossa di una guerra commerciale con alcuni dei più ricchi Paesi asiatici. Sono infatti state alzate le tariffe doganali per le importazioni di lavatrici e pannelli solari. Una misura, questa, che ha immediatamente scatenato la reazione della Cina e di due delle più importanti multinazionali sudcoreane come Samsung e LG, che ora minacciano di fare ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio.

L’imposizione di dazi molto alti risponde alle promesse elettorali di Trump e della sua “America first” ma rischia di aprire un contenzioso giudiziario con Pechino e soprattutto con Seoul (con cui i rapporti sono già complicati per via della questione nordcoreana e della volontà di partecipare alle Olimpiadi invernali con una delegazione congiunta nord-sud) che ritiene queste tariffe doganali una violazione delle norma internazionali e una decisione basata unicamente sulla politica interna americana.
Questa scelta della Casa Bianca, seguita ad alcuni rilevamenti della US International Trade Commission secondo cui le importazioni danneggiano i produttori nazionali, è stata accolta in maniera piuttosto ambivalente anche in patria. La Solar Energy Industries Association, che importa la maggior parte dei pannelli solari dall’estero, sostiene infatti che questi dazi mettono a rischio oltre ventimila posti di lavoro in tutta la filiera dell’energia solare.
Trump a Davos a sorpresa – Per la prima volta dalla visita di Bush nel 2000, un Presidente americano sarà presente al WEF. L’arrivo quasi a sorpresa di Trump, che parlerà venerdì, ha inevitabilmente sottratto la scena a tutti gli altri leader politici presenti.
Ma è anche l’occasione per cercare di riappacificare i rapporti con i Paesi africani, offesi dopo le ultime esternazioni del tycoon che li ha definiti “cessi”. Trump infatti si incontrerà con Paul Kagame, Presidente del Ruanda e dell’Unione africana in quello che sarà l’unico meeting previsto con un capo di stato del continente.
Ma la sua presenza a Davos vuol dire soprattutto l’assenza del Presidente a Washington in un periodo estremamente delicato. Il tycoon ha infatti accettato di testimoniare personalmente nella spinosa faccenda del Russiagate (le ingerenze di Mosca sulle elezioni americane).
Insomma, a poco più di un anno dal suo insediamento alla Casa Bianca, Trump e l’America sono più soli che mai: il Medio Oriente è ormai un feudo della Russia, l’Europa fa fronte comune contro il protezionismo, l’Africa è sempre più vicina a Pechino, gli stati del Pacifico sono allineati su politiche di libero scambio e a quanto pare ha ragione Angela Merkel.
L’America ha dimenticato la lezione della Grande Guerra.