Gran Bretagna: Cameron propone un referendum per l’uscita dall’UE

In caso di vittoria alle prossime elezioni legislative, David Cameron proporrà nel 2017 un referendum atto a sancire la volontà britannica circa la permanenza del loro paese nell’Unione Europea. Una proposta certamente non gradita da Bruxelles, Parigi e Berlino così come a Copenaghen.
Il primo ministro britannico David Cameron ha avvisato mercoledì che senza la riforma europea, i britannici rischiano di ”derivare verso l’uscita”. Durante un discorso molto atteso sull’avvenire dei legami tra Londra e l’UE, il capo del governo britannico ha promesso di proporre un referendum alfine di decidere sui legami tra il Regno Unito e l’Unione Europea.
Questo referendum avverrebbe nel 2017 ha voluto precisare David Cameron che non nasconde certo da diverse settimane la sua ferma intenzione. Un calendario che chiaramente dipenderà anche dalla sua vittoria, la vittoria del suo partito nel corso delle elezioni legislative del 2015 e dal risultato della rinegoziazione prevista tra l’Unione Europea e Londra. “E tempo per il popolo britannico di aver le sue parole da dire”, ha spiegato il Primo ministro britannico in un discorso che doveva essere pronunciato il 18 gennaio scorso ma che è stato respinto a causa delle tensioni internazionali e del recente sequestro algerino.
“Quando avremo negoziato un nuovo accordo” sulle relazioni della Gran Bretagna con l’UE, “offriremo ai britannici un referendum con una chiara quanto semplice richiesta: restare nell’UE o uscirne completamente. Sarà un referendum sull’appartenenza o meno alla Comunità Europea”, ha precisato il Primo ministro.
Questa sua proposta gli è valsa l’appellativo di “isolazionista”, ma il capo della fila conservatrice britannica ha espressamente dichiarato “non sono un isolazionista. Voglio solo un accordo che sia migliore per la Gran Bretagna e per l’Unione Europea.
La cancelliera Merkel ovviamente non ha tardato ha manifestare la propria opinione al riguardo dichiarando “sono pronta a discutere delle aspettative britanniche. Siamo naturalmente pronti per questo dialogo. Ma non dobbiamo assolutamente dimenticare che altri paesi hanno altre aspettative e dobbiamo trovare un compromesso per garantire un giusto equilibrio”. Gli euroscettici hanno particolarmente influenzato il partito conservatore reclamando una simile consultazione “al deficit democratico di Bruxelles”. Ma optando per il referendum Cameron ha voltato le spalle a chi all’estero e nel suo stesso paese crede in una deriva.
L’occhio vigile della comunità Europea e internazionale sta già osservando il caso e il 44° Presidente degli Stati Uniti, fresco del giuramento per il suo secondo mandato presidenziale consecutivo, ha già dato sapere la sua posizione favorevole per il mantenimento del Regno Unito nell’UE.
Il capo del partito laburista dell’opposizione Ed Miliband ha dichiarato nella serata di martedì “che nel suo discorso, David Cameron si presenterà come un primo ministro debole al rimorchio del suo partito e non guidato dall’interesse economico nazionale”.
Mercoledì mattina invece per ammissione del suo portavoce, la Commissione Europea ha preferito “accogliere il fatto che David Cameron vuole rimanere nella Comunità Europea”, aggiungendo che è nell’interesse dell’UE e nell’interesse del Regno Unito”, che Londra sia effettivamente un “membro attivo”, dell’unione.
Manuel Giannantonio
23 gennaio 2013