Italiani uccisi in Zimbabwe: “Era una persona scomoda”

Claudio Chiarelli, 50 anni, e il figlio Massimiliano, 20 anni, sono stati uccisi ieri in Zimbabwe, nel parco di Mana Pools. Probabilmente scambiati per cacciatori di contrabbando, i due, originari di Padova, stavano partecipando proprio a un’operazione contro i bracconieri e sarebbero stati freddati dalle stesse guardie che stavano aiutando.
“Erano in giro nel parco con un’unità anti-bracconaggio, quando un ranger comparso dal nulla ha sparato contro di loro mentre erano in piedi, fuori dalla loro auto”, spiega Emmanuel Fundira, capo della Safari Operators Association che opera in Zimbabwe. “Siamo consapevoli che si tratta di un caso di scambio di persona”, ha aggiunto Fundira parlando con la France Press. Fundira ha spiegato che è assolutamente normale che dei privati forniscano supporto logistico alle pattuglie anti-bracconaggio nei grandi parchi dello Zimbabwe.
A ribaltare la tesi dello scambio di persona, è stata la dichiarazione di Carlo Bragagnolo, foto e documentarista che insieme a Claudio Chiarelli ha realizzato diversi reportage dedicati alla caccia dei grandi animali: “Errore? mi viene da ridere, in Zimbabwe era scomodo soprattutto agli avventurieri della caccia e in quel Paese con il denaro si fa tutto”, dice il documentarista che ricorda il padovano come un cacciatore con regole ferree e un’etica rigorosa contro la caccia senza scrupoli. Aspetto che, secondo Bragagnolo, potrebbe averlo fatto diventare “una persona scomoda”.
“Era un cacciatore professionista ma cacciava solo ed esclusivamente capi destinati all’abbattimento – ha raccontato Bragagnolo – e non faceva sparare se non era sicuro che l’animale venisse abbattuto con un solo colpo. Aveva insomma delle regole ferree e un’etica rigorosa, non era uno di quelli che speculava sulla caccia. Ai suoi dipendenti aveva anche dato abitazione, cure mediche, scuola garantita ai figli. L’Africa era casa sua e la rispettava in ogni modo”. In virtù della sua lotta contro i cacciatori senza scrupoli potrebbe essere diventato, ha concluso Bragagnolo, “una persona scomoda”. Il figlio Massimiliano è invece descritto come “un ragazzo timido, introverso, tranquillo, che aveva fatto la scuola per diventare cacciatore professionista ma aveva ancora le idee confuse sul sul futuro”.