Hillary Clinton si impone in Nevada mentre Donald Trump progredisce nella Carolina del sud. Si è svolto un ordinario week end di primarie negli Stati Uniti che ha visto però il ritiro del candidato della famiglia Bush. È l’ultima tappa prima del Super Tuesday, giorno in cui numerosi americani esprimeranno la loro preferenza per i candidati che si contendono la Casa Bianca
SOUTH CAROLINA – Dal lato democratico, Hillary Clinton affronta ancora una volta Bernie Sanders nello Stato del Nevada. L’ex segretario di Stato di Obama ha vinto di pochissimo (52,7% dei voti) il 20 febbraio. Tuttavia, l’attenzione era concentrata nella Carolina del sud. Questo perché Jeb Bush si è ufficialmente ritirato dalla corsa per l’investitura repubblicana come riporta il quotidiano della grande mela The New York Times: “Il partito dei Bush si inginocchia di fronte a un nuovo volto: Donald Trump”.
Una situazione decisamente inattesa poiché il candidato dimostrava di avere tutte le qualità giudicate necessarie per un presidente: cortese, esperto, tollerante. Evidentemente, i saggi del partito si sbagliavano. “Questo rovescio è pessimo per il partito e per il paese”, ha commentato Stuart Stevens, uno degli organizzatori della campagna elettorale di Mitt Romney nelle ultime elezioni presidenziali. “Non vedo cosa di buono possa uscirne”.

Di fatto Donald Trump ottiene un’altra importante vittoria mediatica. Sono 10 i punti di vantaggio nei confronti dei suoi avversari Ted Cruz e Marco Rubio. Venerdì 19 febbraio, in un meeting a Charleston, il candidato repubblicano ha affrontato la questione della pratica chiamata “Waterboarding”. Trattasi della simulazione di annegamento sfruttata dall’esercito a stelle e strisce per estorcere la verità ai prigionieri. Ha concluso il suo intervento con queste parole: “Io, non ho problemi con il waterboarding, mi auguro che possiamo andare oltre”.
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Poi, Donald Trump, ha rievocato un episodio con il sito new yorchese Gawker che sostiene che Trump diffonda finzioni razziste, che promette di terrorizzare i musulmani, con lo scopo di vincere le primarie nella Carolina del sud. Una strategia apparentemente appagante.
Il Los Angeles Times ricorda come la Carolina del sud non sia uno Stato accogliente per i candidati dell’establishment: “Se i candidati dell’establishment americano contano su un ultimo scontro, avrebbero dovuto andare in un altro Stato più accogliente della Carolina del sud. La febbre anti-élite che ha contaminato il resto del paese in questi ultimi anni dilaga da tempo qui. Da decenni, forse, secondo alcune stime”. Più del 60% dei repubblicani di questo Stato sono scontenti dei leader al Congresso, precisa il giornale, che cita un sondaggio della Monmouth University, pubblicato la scorsa settimana.
Jeb Bush, ha ben capito la situazione considerando la scelta che ha fatto. Una scelta che decreta la sfida tra Trump e Marco Rubio, come riporta il sito Vox: “Marco Rubio sembra essere il solo a potersi opporre a Trump”. Contrariamente a Ted Cruz, non ha vinto in nessuno Stato ma molti degli Stati del nord-est e della west coast, luoghi chiave per Rubio, devono ancora votare.