USA: “Hillary Clinton non merita il voto dei neri”

Dopo la sorprendente vittoria di Bernie Sanders su Hillary Clinton nelle primarie del New Hampshire, i candidati per l’investitura democratica sono lanciati in una corsa sfrenata per sedurre l’elettorato afroamericano. Una fetta consistente di voti nel paese. Una conquista che giocherà un ruolo senz’altro decisivo negli Stati del sud
WASHINGTON DC – Il senatore Bernie Sanders, per ora in ritardo nei confronti di Hillary Clinton per quanto concerne i favori della comunità afroamericana, ha incontrato mercoledì 10 febbraio il reverendo nero Al Sharpton, celebre militante dei diritti civili. Il “The New York Times” ha pubblicato una foto del loro incontro avvenuto in un ristorante di Harlem direttamente nell’editoriale. Inoltre, il senatore del Vermont ha beneficiato delle dichiarazioni dello scrittore afroamericano Ta-Neshisi, che ha dichiarato di contare su di lui. Un dato da non trascurare e che testimonia inequivocabilmente l’impegno di Sanders volto ad ottenere i “voti dei neri”. Lui per primo sa bene quanto valgono in questo momento. Per l’investitura democratica sono fondamentali.
In questo contesto una colonna pubblicata sul sito del giornale The Nation ha creato molte controversie. Il suo titolo è: “Perché Hillary Clinton non merita il voto dei neri” ed è firmato dalla giurista e militante Michelle Alexander, autrice di un testo che ha fatto discutere sull’incarcerazione di neri – “The New Jim Crow” (il titolo fa riferimento alle leggi di Jim Crow che ha imposto la segregazione).

“La storia d’amore tra i neri e i Clinton dura da un buon momento. È iniziata nel 1992, quando Bill Clinton era candidato alla presidenza”. All’epoca era governatore dell’Arkansas nel sud del paese, ed era apprezzato. Ma la giurista sentenzia: “Dalla legge sul crimine, alla riforma della protezione sociale, le politiche che Bill Clinton ha adottato – e che Hillary ha sostenuto – hanno decimato l’America nera”. La candidata democratica ha presieduto “al più grande aumento del numero di detenuti […] di qualsiasi altra presidenza americana nella storia”. Un aumento dovuto alla “guerra contro il crimine” e alla “guerra contro la droga”, che sono iniziate ben prima della presidenza Clinton ma che si è “intensificato oltre ogni previsione giudicata possibile dai conservatori”.
Michelle Alexander conclude evidenziando che il suo testo non costituisce una presa di posizione in favore di Bernie Sanders, al quale rimprovera “di non comprendere quello che è in gioco nelle discussioni serie sulla giustizia razziale”. Ricorda pure che Bernie Sanders è il “minore dei mali” per la Clinton.
La conquista di questa bella fetta di elettorato è importantissima. La battaglia in questo senso è già iniziata così come quella per la conquista dei cinque Stati chiave: New York, California, Florida, Illinois, e Texas. Hillary può vantare una certa esperienza in questo campo ma le parole della Alexander potrebbero rappresentare un ostacolo da non sottovalutare. La questione razziale in questo paese è più che mai delicata, dalle recenti contestazioni di Spike Lee per la mancanza di afroamericani nella lista degli attori candidati all’Oscar, ai recenti episodi di violenza tra polizia e civili neri senza dimenticare gli omicidi di Michael Brown a Ferguson di Andrew Green a Indianapolis e molti altri. La comunità afroamericana si aspetta una rappresentanza attiva per i propri diritti. E probabilmente mai come oggi, soprattutto al termine della prima presidenza afroamericana della storia, sarà attenta e attiva nei seggi.
(Twitter@ManuManuelg85)