Siria: Il regime perde terreno

Un capo ribelle ha affermato domenica che il regime siriano perde sempre più terreno nel conflitto armato in Siria, alla vigilia di un intervento di fronte al Consiglio di sicurezza dell’ONU del mediatore Lakhdar Brahimi rientrato da una missione a Damasco. Nonostante siano scarsamente equipaggiati di fronte ai continui bombardamenti, gli insorti tentano di allargare la loro zona di controllo soprattutto nel Nord Ovest del paese. Il conflitto ha già fatto più di 29.000 morti dal mese di marzo 2011 secondo una ONG (Organizzazione Non Governativa) siriana e le violenze persistono.
“Controlliamo la parte più grande del paese. Nella maggior parte delle regioni, i soldati sono prigionieri nelle loro strutture”, ha affermato il colonello ribelle Ahmad Abdel Wahab, nel villaggio di Atmé nei pressi della frontiera turca. “Con o senza aiuto esterno che potrebbe essere aggiunto, la caduta del regime è una questione di mesi, non di anni”, ha sottolineato con convinzione il colonello che assicura di comandare un gruppo di 850 persone dell’Armata Siriana Libera (ASL). “Se abbiamo delle armi anti aeree e anti carri efficaci, potremmo molto presto prenderci un significativo vantaggio”. Non è possibile verificare se queste dichiarazioni indipendenti in ragione delle forti restrizioni degli spostamenti dei Media siano imposte dalle autorità. Comunque sia le armi non sembrano ancora pronte a tacere nel territorio siriano, i ribelli continuano ad opporsi con resistenza feroce alle forze del regime che vuole a tutti i costi finire con l’insurrezione armata scatenata da un movimento di contestazione pacifica repressa nel sangue.
Nuovi bombardamenti e combattimenti continuano a verificarsi principalmente ad Aleppo, teatro di una battaglia cruciale da più di due mesi, nella provincia di Damasco, dove risiedono i ribelli e a Deera bersaglio di una rivolta contro Bachar al Assad. Solo nella giornata di sabato secondo un rapporto dell’OSDH (Osservatorio Siriano dei diritti dell’Uomo) sono morte 150 persone tra le quali 88 civili. Dopo la sua prima missione in Siria dopo la ripresa della sua funzione dal 1° settembre Brahimi, emissario dell’ONU e della Lega Araba, deve rendere conto della sua visita al Consiglio di sicurezza dell’ONU lunedì. Brahimi ha già evidenziato quanto questa missione sia stata “difficile”.
Il segretario generale dell’ONU Ban ki-Moon ha sperato che l’emissario internazionale abbia presto una “strategia” di uscita da proporre. Ma secondo un diplomatico occidentale, l’emissario è attualmente in Stand By. Una serie di riunioni sulla Siria sono previste dall’Assemblea generale che si apre martedì presso il palazzo dell’ONU a New York mentre una sessione Ministeriale del Consiglio di sicurezza sarà consacrata mercoledì alla Primavera Araba e venerdì si concentreranno sui modi di unificare l’opposizione e di preparare il dopo Assad.
Manuel Giannantonio
23 settembre 2012