le Pussy Riot condannate a due anni, proteste e manifestazioni in tutto il mondo
Si è concluso il processo alle Pussy Riot, le tre componenti della banda russa riconosciute colpevoli dal tribunale di Mosca, di vandalismo e istigazione all’odio religioso, che li ha condannate a due anni di reclusione. A renderlo noto lo stesso giudice Marina Syrova, che le aveva accusate della violazione di legge, con l’aggravante di atti di teppismo motivati da odio religioso. Il magistrato russo commentando la condanna ha detto:”Le imputate erano consapevoli della natura offensiva delle loro azioni e del loro aspetto.La loro intenzione era attirare l’attenzione del pubblico con una vasta risonanza, offendendo non soltanto i dipendenti della cattedrale ma anche l’intera società”.
Le tre giovani componenti la band punk russa, la cui vicenda era iniziata lo scorso 21 febbraio, a seguito della loro performance anti Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore, hanno assistito in aula alla lettura della sentenza e una di loro indossava una maglietta azzurra con un pugno chiuso, con la scritta: “No pasaran”.
Poche ore dopo la sentenza le Pussy Riot si sono dimostrate serene e hanno detto: “Non importa il verdetto, noi abbiamo già vinto”. ” Noi – riferendosi al popolo russso – abbiamo imparato ad arrabbiarci con le autorità e a parlare ad alta voce di politica”, ha detto la 22enne Nadezhda Tolokonnikova, escludendo l’eventualità di chiedere clemenza come “uno scherzo”. La stessa giovane artista ha definito “un illusione” la possibilità di un verdetto indipendente e Yekaterina Samutsevich, 30 anni, la più ‘anziana’ della band, ha precisato: “Il nostro caso non dipende dalla giustizia, ma dal timore di Vladimir Putin su quanto dovrà affrontare nell’autunno 2012 in seguito alla nostra incarcerazione”.
Dopo la diffusione della notizia della condanna delle Pussy Riot, si è scatenato un’ondata di solidarietà internazionale con la partecipazione di varie star pop e rock. Oggi si sono pure svolte una trentina di manifestazioni a loro favore, in altrettante città del mondo.
Durante la manifestazione svoltasi a Mosca, due dei più noti oppositori russi, Sergei Udaltsov e l’ex campione di scacchi Gary Kasparov, sono stati arrestati mentre protestavano davanti al tribunale in cui si svolgeva il processo alle tre Pussy Riot.
Gli Stati Uniti parla di “sentenza sproporzionata” e chiedono alle autorità russe di rivedere il caso per garantire il rispetto del diritto della libertà di espressione”. Anche la Francia, attraverso il suo ministro degli Esteri punta il dito contro quella che definisce una sentenza “particolarmente sproporzionata vista la scarsa entità dei fatti che vengono imputati alle condannate”.
La cancelliera Angela Merkel, prende le distanze dalla deciosne del Tribunale russso e commenta così: “Questa sentenza sproporzionatamente severa non è conforme ai valori europei di democrazia e stato di diritto, ai quali la Russia è legata in virtù della sua appartenenza al Consiglio d’Europa”.
Ma la protesta più spettacolare giunge da Kiev, la capitale ucraina, dove alcune attiviste di Femen, a seno nudo, hanno tagliato, con una sega, una croce di legno alta quattro metri che ricorda le vittime della repressione sovietica.
Mentre in Bulgaria i sostenitori delle Pussy Riot hanno coperto i volti dei soldati del monumento ai caduti dell’Armata Rossa a Sofia con i cappucci colorati diventati il simbolo della solidarietà alle tre cantanti punk.
Nel loro messaggio gli attivisti esortavano “il regime totalitario di Putin” a liberare immediatamente le tre donne, dicendo: “Le Pussy Riot” sono un simbolo ispiratore nella lotta per la democrazia in Russia. L’intera comunità internazionale, comprese le autorità bulgare, deve sostenerle nella lotta per impedire al regime di tappargli la bocca”.
S.D.