Siria e gli ”Hunger Games”: 200 morti a Tremsa
Ancora violenze in Siria: una strage senza precedenti nel quartiere di Treimsa (Hama), 200 vittime. Si tratta del massacro più sanguinoso dall’inizio della rivolta contro il regime di Bashar al Assad dopo quello di Hula quando, lo scorso 25 maggio, sono stati uccisi 108 civili la maggior parte dei quali bambini.
Secondo la tv al Arabiya, i morti sono 227, dato questo confermato anche dalla tv di Stato siriana che come da prassi ha incolpato di quanto avvenuti “gruppi terroristici” non meglio precisati che in combutta con alcuni media, vorrebbero esaltare l’opinione pubblica e chiedere un intervento militare alla vigilia di un nuovo incontro del Consiglio di sicurezza Onu.
Il regime ha inoltre denunciato la morte di tre soldati accorsi per aiutare su richiesta della popolazione. Il regime di Assad continua a coprire le sue azioni con la disinformazione, l’instaurazione della paura e la violenza, gli attivisti locali hanno dichiarato che le vittime sono in gran parte civili e membri dell’esercito siriano libero (Esl) che cercavano di difendere le proprie famiglie.
Gli attivisti hanno dichiarato inoltre che il quartiere:
“è stato prima bombardato, a partire dalle 5 del mattino, per molte ore. Poi come a Hula, sono entrati in azioni i miliziani filo-regime (gli shabiba), che a colpi di coltello e armi da fuoco hanno sterminato intere famiglie all’interno delle proprie case”.
Il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi ha dichiarato, intervenendo a ‘Uno mattina’ che quanto avvenuto è:
“spaventoso. C’è un crescendo di violenza in Siria ed entro la settimana ci sarà una decisione per estendere la missione degli osservatori Onu, auspicando una missione più incisiva e muscolare, che possa avere anche la possibilità di difendersi”.
Intanto l’opposizione al regime di Assad continua a fare pressioni sul Consiglio di sicurezza dell’Onu perché venga adottata una risoluzione vincolante.
I Fratelli musulmani di Damasco hanno incolpato di quanto avvenuto a Treimsa anche Kofi Annan e due Paesi alleati del regime, Iran e Russia e: “e tutti i paesi del mondo che fingono di essere responsabili della protezione della pace e della stabilità nel mondo ma che restano in silenzio”.
Il Consiglio nazionale siriano assegna al Consiglio di sicurezza dell’Onu: “la responsabilità totale della protezione dei siriani senza difesa, e della cessazione di questo vergognoso crimine: il più infame dei genocidi commessi dal regime”.
Ricordiamo che entro il 18 luglio il consiglio di sicurezza dell’Onu dovrà decidere se prorogare la missione in scadenza dei 300 osservatori inviati ad aprile.
Infine sempre il ministro degli esteri italiano Terzi in un intervista rilasciata ad Al Jazeera ha dichiarato:
“Il tempo è scaduto. E’ assolutamente necessario che il Consiglio di Sicurezza adotti una Risoluzione incisiva e con valore vincolante, basata sul Capitolo VII, e più precisamente sull’articolo 41, della Carta delle Nazioni Unite”.
L’articolo 41 della Carta ONU stabilisce che:
“il Consiglio di Sicurezza può decidere quali misure, non implicanti l’impiego della forza armata, debbano essere adottate per dare effetto alle sue decisioni, e può invitare i membri delle Nazioni Unite ad applicare tali misure. Queste possono comprendere un’interruzione totale o parziale delle relazioni economiche e delle comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche, radio ed altre, e la rottura delle relazioni diplomatiche”.
Morte e dolore quest’oggi nel quartiere di al-Tremsa, situato in quella stessa città dove nel 1982 Hafez el Assad, il padre dell’attuale presidente, sterminò oltre 20.000 persone.
Un giornalista della Bbc che ha girato un documentario sulla crisi nel Paese ha riferito che: “Il massacro di bambini in Siria è sistematico, orchestrato dal governo siriano fin dall’inizio. L’obiettivo è usare il terrore per spaventare la gente e far accettare il regime”.
Per sensibilizzare i cittadini occidentali basta ricordare ancora una volta che la realtà supera sempre la fantasia, ciò che accade in Siria supera di gran lunga quanto visto nelle sale cinematografiche poche settimane fa: altro che ‘Hunger games!’.
Enrico Ferdinandi
13 luglio 2012