Siria: fra nuovi accordi, sangue e scarsa informazione
Dopo le parole dure pronunciate ieri mattina dal segretario di Stato USA Hillary Clinton che aveva detto: “La Siria rischia un attacco catastrofico” e la secca replica arrivata ieri pomeriggio dal leader siriano Assad: “Gli Usa fomentano la rivolta collaborando con i terroristi con armi, denaro o sostegno pubblico e politico presso le Nazioni unite” quest’oggi arriva una notizia che a detta dei media potrebbe metter fine ad una repressione che fin ora ha fatto oltre 10mila vittime ma che di fatto sembra destinata a diventare l’ennesima bolla di sapone.
Bashar al Assad e Kofi Annan (l’inviato speciale di Onu e Lega Araba) quest’oggi hanno difatti concordato un “nuovo patto” basato sul dialogo politico e sulla proposta di un esecutivo di unità nazionale, come si era deciso nel summit di Ginevra del 30 giugno.
Annan al termine dell’incontro con Assad a Damasco ha dichiarato:
“Abbiamo discusso della necessità di mettere fine alle violenze e dei modi e dei mezzi per farlo. Abbiamo concordato un approccio che sottoporrò all’opposizione armata”.
Kofi Annan ora dovrà cercare l’appoggio delle due nazioni più vicine al regime siriano, ovvero Iran e Russia anche se il nuovo piano dell’inviato speciale Onu sembra destinato al fallimento in quanto difficilmente i manifestanti saranno disposti ad immaginare un futuro che coinvolga Assad al potere ed inoltre lo stesso Consiglio nazionale siriano aveva espresso la sua poca fiducia sull’incontro tra l’inviato e il presidente siriano.
Mentre quindi le mosse politiche non fanno altro che far allungare i tempi per una possibile pace che porti all’instaurazione di un governo democratico eletto dal popolo la gente in Siria continua a morire.
L’artiglieria pesante del presidente Bashar al-Assad sta in queste ore bombardando le roccaforti dei ribelli nella provincia centrale di Homs, Qusayr e Rastan, dove i bombardamenti sono stati preceduti da violenti scontri tra ribelli e governativi. Nei bombardamenti sulla provincia orientale di Deir Ezzor sono morte cinque persone, tra cui due bambini. Bombe anche su Aazaz, nella provincia settentrionale di Aleppo, e sui sobborghi di Homs. Nella provincia centrale di Hama sono morte sei persone in una sparatoria a Sahel al-Ghab. Nove soldati governativi sono stati uccisi in scontri con ribelli a Daraa, Deir Ezzor e Homs.
Infine fanno riflettere le parole pronunciate quest’oggi da Padre Andrzej Halemba, responsabile internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre per la sezione Asia-Africa:
“I siriani sono indignati. Quando leggono le notizie riportate nei nostri Paesi si sentono ingannati e usati, e credono che l’Occidente insegua unicamente i propri interessi”.
Padre Halemba ha denunciato la superficialità con cui i mezzi di comunicazione occidentali stanno informando i cittadini su cosa sta accadendo in Siria.
Su 2duerighe dall’inizio delle proteste stiamo cercando di dare ai lettori occidentali un’informazione sempre aggiornata, ma sopratutto imparziale e documentata di quanto sta accadendo ad un paese lontano da noi solo geograficamente (neanche poi così tanto). Per avere un idea di cosa pensano i siriani che si trovano in Italia di quanto accade nel loro paese e di come secondo loro i media trattano la questione vi consigliamo di fare un giro sul gruppo Facebook “Vogliamo la Siria LIBERA!”.
Enrico Ferdinandi
9 luglio 2012